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Hamilton in Ferrari: pro e contro di un colpo che fa la storia della F1

L'annuncio dello sbarco di Lewis Hamilton in Ferrari a partire dal 2025 è stato un autentico tsunami che ha travolto il mondo della Formula Uno cambiando, in una sola mattinata, narrazione e senso dei prossimi dodici mesi di corse. Nulla è più come prima e nulla lo sarà fino al marzo del 2025, quando il britannico sette volte campione del mondo si siederà per la prima volta in prova ufficiale nell'abitacolo della Rossa. Tutto spazzato via, compresa la stagione di mezzo che diventerà se possibile ancora più scontata del 2023 appena vissuto in cui la Red Bull e Verstappen non hanno lasciato praticamente nulla agli avversari e allo spettacolo; uno scenario che non concedeva speranze di riscatto nel 2024 che si trasformerà, però, in una lunga attesa del Big Bang di Maranello.

Non c'è dubbio che i vertici della Ferrari abbiano scelto tempi e modi per restare al centro della scena pur in un momento di lunga crisi tecnica. La risonanza dell'affare è stata mondiale con benefici immediati anche dal punto di vista finanziario, se è vero che il titolo Ferrari ha compiuto un balzo del 9% in Borsa con un guadagno teorico di 7 miliardi di euro, sufficiente a coprire qualsiasi investimento su Hamilton.

Spenta l'emozione per l'annuncio, però, rimangono sul tavolo pro e contro di una scelta che assomiglia a una sorta di all in senza ritorno. Nel 2025 si partirà quasi da zero con finalmente il cambio regolamentare che serve per provare a interrompere il dominio Red Bull: una chiamata da non sbagliare e avere Hamilton con la sua enorme classe ed esperienza significa spingere al limite anche il reparto progettazione e sviluppo della monoposto che dovrà per forza essere vincente.

Lewis non si accontenterà di una via di mezzo, come ha già sperimentato nelle ultime frustranti stagioni in Mercedes: partenza disastrosa, progressione evidente con il passare dei mesi e degli aggiornamenti. Il suo modo di lavorare, però, aiuterà tutta la squadra a non ripetere ritardi ed errori del passato. E porterà a Milanello la cultura della vittoria che manca dal 2007, quasi un'ossessione per un pilota che sogna di diventare il numero uno di sempre, scavalcando Michael Schumacher, e che è alimentato nelle motivazioni dalla voglia di rivalsa verso Verstappen che lo ha scalzato dal gradino più alto del podio.

L'altra faccia della medaglia è invero multiforme. Aver messo le carte sul tavolo con così largo anticipo, ad esempio, consegna il Cavallino a un 2024 di transizione in cui il pilota rinnegato (Sainz) correrà per se stesso e per mettersi in mostra nella caccia a un sedile interessante che al momento non c'è, mentre Leclerc dovrà dimostrare di saper superare lo choc di essersi visto prima indicato come presente e futuro della Ferrari e poi affiancato dal numero uno all time.

Ecco, Leclerc è una delle incognite. Ha appena firmato un rinnovo a lungo termine, quasi a vita, eppure ora sa di non poter aspirare a diventare la prima guida della Rossa nemmeno nel momento della verità, quando il Mondiale dovrà essere un obiettivo e non una suggestione. Lo scenario esterno dalla Ferrari dice che non c'è possibilità di fuga, visto che le guide più importanti sono occupate salvo la Mercedes che dovrà inventare una nuova strategia quando un anno fa era convinta di essersi messa al riparo col rinnovo di Hamilton. Per Leclerc una prova dura che stresserà anche tutto l'ambiente intorno.

Nel complesso, il decisionismo con cui Elkann ha tracciato la strada indica che non ci sono vie di mezzo: la Ferrari dovrà tornare a vincere, costi quel che costi. E la ricetta scelta è investire sui piloti dal momento che i geni che progettano le vetture sono tutti accasati e inamovibili. Margini di errore non ce ne sono. Da subito si lavora per il 2025 e i prossimi dodici mesi saranno un lungo riscaldamento senza grosse ambizioni.

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