Musica
February 26 2020
Per I manager discografici che sanno leggere il futuro sarà lui la vera icona musicale del decennio che è appena iniziato. Lo dicono i numeri, come il primo posto in mezzo mondo (Stati Uniti inclusi) del nuovo album, Fine Line, la faraonica campagna promozionale fatta di decine di cartelloni cubitali, con il suo volto in primo piano, esposti in tutte le principali città d'Europa (si esibirà in Italia il 15 maggio a Torino e il 16 a Bologna) e cinquanta milioni di follower sui social. Ma lo dicono, anche e soprattutto, le recensioni dei suoi dischi, che, caso raro, mettono d'accordo tutti, vecchi e nuovi critici, gli amanti del pop mainstream e i rocker più conservatori cresciuti a Pink Floyd e Led Zeppelin. Il vero successo globale in musica nell'era dello streaming è questo: piacere un pubblico transgenerazionale e non solo e soltanto a un cospicuo numero di impallinati under 18.
Harry Styles come Robbie Williams, verrebbe da dire, perché anche lui viene da una boyband, Anzi, dalla boyband per eccellenza, i One Direction, capaci in meno di cinque anni di polverizzare ogni record precedente, inclusi quelli dei Take That di Williams. Per chi ha talento e carisma, la boyband è come una palestra, una sorta di gioiosa e molto ben remunerata ricreazione in attesa di calare gli assi vincenti e mettersi in proprio. In questo senso, le storie dei due golden boy della musica inglese sono simili, quasi sovrapponibili. Ventisei anni, di cui dieci passati sotto i riflettori, Harry, che oggi ha un patrimonio personale valutato intorno ai 50 milioni di euro, è diventato famoso in ventiquattro ore: "Il giorno prima di X Factor (dove è iniziata la storia dei One Direction; ndr) sei uno sconosciuto, quello successivo un eroe nazionale che non ha più un istante di privacy. Tutta la vita è programmata istante per istante" racconta. "Il tempo in una boyband trascorre con una telecamera sempre accesa che riprende tutto, non esistono zone franche" spiega. "Non so se rivendendo quelle immagini a quarant'anni sarò poi così orgoglioso" ha dichiarato di recente a The Guardian. Ci sa fare in scena e giù dal palco Mister Styles, che per diventare il numero uno ha strategicamente scelto di stare lontano anni luce dalla decadenza sonora e iconografica della trap e dell'ossessiva dance elettronica, facendo semplicemente quello che la gente si aspetta da un intrattenitore pop, ovvero canzoni memorabili (vedi Sign Of the times e Lights Up). Che in questo caso, pur con un sound contemporaneo, sono evidentemente ispirate dalla grande tradizione del soul, del pop californiano anni Settanta e del rhythm and blues.
Sa giocare meglio di chiunque altro la carta del vintage, il nuovo King of Pop. Per questo si fa vedere nei camerini del leggendario vocalist irlandese Van Morrison o sul palco con Stevie Nicks, l'icona dei Fleetwood Mac, che, artisticamente parlando, ha deciso di adottarlo. Allo stesso immaginario appartengono i look Sixties in stile Swinging London, i viaggi lungo le autostrade californiane a bordo di una Jaguar E-Type dei primi Settanta e la scelta di incidere nei mitici Shangri-La studios di Malibu fondati dai musicisti di The Band, il gruppo che per anni ha accompagnato in tour Bob Dylan. Adora Joni Mitchell, Paul McCartney e Neil Young e, come ha raccontato in più occasioni, utilizza un brano di Bill Evans al pianoforte come suoneria del cellulare. Non si fa mancare nulla Harry, nemmeno sul fronte della vita personale con una serie di flirt e fidanzamenti ripresi e rilanciati da tutti siti e i gossip magazine del mondo: da Kimberley Stewart, la figlia del cantante Rod, a Taylor Swift, passando per la modella americana Kendall Jenner e l'angelo di Victoria's Secret, Camille Rowe. E a chi gli chiede della sua presunta bisessualità, risponde così: "Non uso l'ambiguitàsessuale per farmi pubblicità gratis. Semplicemente, per me, non esistono abiti da uomo e da donna, esistono solo vestiti che mi piacciono ed altri meno. Se quello che vedo in una vetrina è bello, mi sento libero di indossarlo".