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November 27 2012
Hillary Clinton dice di avere un piano per il 2013: "Dormire, fare esercizio, viaggiare per piacere. E rilassarmi. Sembra normale, ma non l’ho fatto per 20 anni". Dopo avere percorso 1.477.000 chilometri in 4 anni da segretario di Stato, è un desiderio comprensibile. Se Chelsea poi le regalasse un nipotino, ecco che il quadretto ameno di nonna Hillary che si rilassa a Georgetown sarebbe completo. Ma per chi di cognome fa Clinton il concetto di relax è piuttosto labile. Non è un mistero che Hillary pensi alle presidenziali del 2016 per cancellare la sconfitta del 2008, arrivata per colpa di quell’imbattibile senatore venuto dal nulla, Barack Obama. Diventare il primo presidente donna dopo il primo presidente nero è un passepartout per entrare nella leggenda, e a casa Clinton l’ambizione non manca. Bill ha messo faccia, energie e autorevolezza per la rielezione di Obama e può ripetere l’operazione per la moglie.
"Sicuramente Clinton prenderà in considerazione la corsa" conferma a PanoramaPhilip J. Crowley, ex portavoce del dipartimento di Stato, "ma ora si tratta di capire chi la sostituirà". Due i candidati: l’ambasciatrice all’Onu Susan Rice, criticata per essere stata il volto della disastrosa gestione dell’attacco al consolato di Bengasi, e John Kerry, senatore e uomo di establishment a cui Obama deve molto: fu lui ad affidargli, nel 2004, il discorso di punta della convention democratica, ovvero il primo, grandioso vagito obamiano sulla scena nazionale. "Per un segretario di Stato la relazione personale col presidente è fondamentale" ricorda Crowley "e Rice è già nella cerchia di Obama. Vista la difesa che il presidente ne ha fatto nella prima conferenza stampa dopo la rielezione, è chiaro che è lei la candidata di punta. Obama preme perché l’inchiesta su Bengasi proceda in fretta, convinto che Rice ne uscirà senza conseguenze. Allora anche Hillary potrà pensare al futuro".