Marco Cerbo
Solo chi è stato in India può sapere che sul retro di tutti i camion campeggia la scritta "Horn OK, please", o più semplicemente "Horn, please" o ancora "Blow horn". Ovvero "Prego, suonate pure il clacson" (se vi do fastidio, se non vi vedo, o se semplicemente vi sono simpatico).
▲ Marco Cerbo
Le strade del subcontinente sono strapiene di camion decorate con colori sgargianti, oltre che di carretti, cavalli, cammelli, autobus, biciclette e persino pedoni. E con una popolazione stradale così varia, usare (bene) il clacson diventa fondamentale per sopravvivere.
▲ Marco Cerbo
Da dove derivi questa abitudine nessuno lo sa, e visto che non esiste nessuna legge che invita gli automobilisti a dipingere slogan di vario genere sui loro veicoli. Eppure, sono decine di migliaia gli indiani che scelgono di farlo.
▲ Marco Cerbo
Tra le ipotesi più gettonate vi è quella secondo cui in passato, quando i camion erano alimentati a kerosene e un semplice tamponamento avrebbe potuto avere conseguenze disastrose, il clacson era utilizzato apposta per evitare incidenti.
▲ Marco Cerbo
La seconda si basa invece su presunte regole della strada oggi non più rispettate. In base alle quali chi vuole superare a sinistra deve suonare il clacson prima di farlo (da qui la posizione "Horn" sulla sinistra).
▲ Marco Cerbo
Chi è soddisfatto di rimanere in colonna non fa nulla perché è "OK", chi vuole superare a destra è libero di farlo senza avvertire (ecco perché "Please"!).
▲ Marco Cerbo
In realtà, è più probabile che tutte queste scritte rispecchino le reali difficoltà del traffico del Subcontinente. Dove il caos è arrivato al punto da costringere chi è al volante a usare il clacson, in media, ogni trenta secondi.
▲ Si contano sulle dita di un paio di mani i camion senza la scritta "Horn, please" o "Blow horn" sul retro. Un tradizione che per alcuni è utile a regolare il traffico, per altri crea solo inutile e fastidioso rumore. In una paese in cui la confusione di certo non manca.