L'hotel vietato agli ebrei e l'antisemitismo in Italia

«Buongiorno. Vi informiamo che gli israeliani, in quanto responsabili di genocidio, non sono clienti ben accetti nella nostra struttura. Pertanto, qualora vogliate cancellare la vostra prenotazione, sarete felici di farlo, e altrettanto lo saremo noi di offrirvi una cancellazione gratuita»: cosi’ ha scritto Patrik Ongaro, titolare dell’omonimo Garni a Selva di Cadore che sulla piattaforma Booking, in inglese, ha invitato una coppia di israeliani a disdire la prenotazione che avevano perfezionato per trascorrere qualche giorno di vacanza all’ombra del Pelmo. La coppia di Tel Aviv che aveva prenotato il soggiorno tramite la piattaforma Booking, stava per imbarcarsi in direzione del Veneto quando ha ricevuto la comunicazione. La reazione che grazie sui social ha fatto il giro del mondo non si è fatta certo attendere e le migliaia di proteste hanno spinto Booking a eliminare la struttura dal suo sistema di prenotazioni ed è certo che il danno economico per l’albergatore-odiatore sarà di sicuro rilevante.


Non è il primo caso in Veneto

La scorsa estate un episodio simile aveva coinvolto un proprietario di case per vacanze di San Vito di Cadore (Belluno), relativamente a una prenotazione su Airbnb per un appartamento da parte di una famiglia ebraica di cinque persone. In quel caso la risposta ricevuta dai turisti, in caratteri ebraici, fu« potete restare nei forni a gas», almeno secondo quanto riportò allora il sito israeliano Ynet. In seguito l'host bellunese si giustificò spiegando in modo a dir poco maldestro, che quell'espressione era dovuta probabilmente a una cattiva traduzione di una risposta data ad altri clienti relativamente al funzionamento di una stufa a gas, ma Airbnb sospese ugualmente il cliente dal servizio. Sommerso dalle reazioni indignate che si sono susseguite sui social, lo stesso Ongaro che nel 2006 si era presentato alle elezioni comunali del 28 e 29 maggio nella “Lista Selva... Il Futuro” totalizzando 0 voti, si è rifiutato di commentare e prima di abbandonare i social e di togliere la presentazione dell’albergo da Booking, ha scritto un post dove fa la vittima: «Sono appena stato minacciato da un ente israeliano non ben definito per essermi rifiutato di accogliere nel mio albergo clienti israeliani a causa del genocidio in atto. La cosa non mi spaventa, ma anzi dimostra che se tutti facciamo qualcosa nel nostro piccolo possiamo fare la differenza e se certi personaggi si scomodano vuol dire che temono le nostre azioni. Detto ciò, se mi accadesse qualcosa, sapete il perché».

La discriminazione nei confronti della comunità ebraica

Secondo Elisa Garfagna giornalista ed esperta di comunicazione si tratta di un caso gravissimo: «Il rifiuto della prenotazione da parte di Patrick Ongaro, proprietario dell' omonimo albergo, porta alla luce questioni fondamentali legate alla discriminazione etnica e all'antisemitismo. Questo episodio non è un caso isolato, ma riflette un fenomeno più ampio di esclusione basata su identità culturali e religiose. La discriminazione nei confronti della comunità ebraica ha radici storiche profonde e può manifestarsi in modi insidiosi. Un esempio emblematico di questa intolleranza si è già potuta riscontrare nei cartelli affissi durante il fascismo, che dichiaravano esplicitamente "Gli ebrei qui non possono entrare", segnando un'epoca buia di esclusione e odio.Tali atti di discriminazione, se non affrontati, possono creare un clima di emulazione, in cui comportamenti intolleranti vengono normalizzati e replicati. È cruciale educare e sensibilizzare la società su questi temi perché solo attraverso questi sforzi possiamo sperare di evitare il ripetersi di simili episodi in futuro e soprattutto di ritornare indietro nel tempo».

Atti antisemiti in crescita anche in Italia

Che anche in Italia soffia forte il vento dell’antisemitismo lo dicono i dati dell’Osservatorio antisemitismo della Fondazione Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea – CDEC che ha elaborato una Relazione su atti e discorsi antisemiti in Italia nel 2023 e i dati raccolti rilevano un netto aumento degli atti. «A seguito di 923 segnalazioni, sono 454 gli episodi di antisemitismo individuati dall’Osservatorio nel corso del 2023, dato in forte crescita rispetto ai 241 episodi rilevati nel 2022. Di questi, 259 riguardano l’antisemitismo in rete e 195 si compongono di atti accaduti materialmente, tra cui 1 aggressione e 40 casi di minacce. Al cospirazionismo, principale matrice ideologica che alimenta l’odio contro gli ebrei, si aggiungono ora le reazioni legate alle tensioni in Medio Oriente. Infatti, a seguito dei più recenti sviluppi del conflitto in corso tra Israele e Hamas, gli atti contro gli ebrei sono aumentati nella quantità e mutati nella forma: gli episodi rubricati tra ottobre e dicembre sono 216, circa la metà dei quali consumati offline», si legge nella relazione. Come spiega a Panorama.it Stefano Gatti, ricercatore dell’Osservatorio Antisemitsmo Fondazione Cdec , «L’antisemitismo post ottobre 2024 si caratterizza per un netto aumento di episodi di contro gli ebrei, non entro in dettaglio sui sistemi di catalogazione, ma siamo passati da una media di circa 20/30 al mese a una di 70/90 dopo il 7 ottobre. Sottolineo un aspetto importante, gli atti di antisemitismo nel web che registriamo sono quelli che ci vengono segnalati, non quelli che reperiamo nel lavoro pressoché quotidiano di monitoraggio, questo poiché molti centri di ricerca applicano questo metodo».

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