Difesa e Aerospazio

Tornano in azione i bombardieri invisibili B-2, colpiti gli arsenali Houthi

Era da molto tempo che le forze aeree statunitensi non utilizzavano bombardieri B-2 Spirit per azioni in Medioriente, ma nelle ore notturne (europee) tra il 16 e il 17 ottobre, l’Usaf è tornata a colpire nello Yemen occidentale distruggendo cinque depositi sotterranei di armamenti degli Houthi, dove pare fossero stivati missili e munizioni, ma anche componenti, per armare Ansarallah. Con tutta probabilità armi con le quali sarebbero stati compiuti altri atti ostili contro i mercantili e i pattugliatori occidentali che navigano nel Mar Rosso meridionale, nel Golfo Di Aden e quindi transitano nello Stretto di Bab-el-Mandeb. L’attacco, come ha dichiarato il Centcom (l’ufficio comunicazione dei militari Usa), sarebbe stato coordinato da alcune unità navali ma eseguito appunto con i bombardieri Stealth (invisibili ai radar). Questi non agivano da questa parte dell’Atlantico dal 2017, quando furono impegnati contro l’Isis in Libia. Da quanto si apprende da canali Telegram Usa, una formazione di tre B-2 Spirit del 13° Bomb Squadron (gruppo aereo) del 509° Bomb Wing (stormo) sarebbe decollata dalla base di Whiteman, nel Missouri, per rifornire in volo e colpire a oltre 8.000 miglia dalla loro base. Il rifornimento in volo è stata una delle operazioni essenziali, poiché l’autonomia massima di questi aeroplani è di circa 11.000 km. I bersagli erano sotterranei, quindi è presumibile che siano state utilizzate le bombe Gbu-57, ovvero catalogate come munizioni Mop (Massive Ordnance Penetrator - bunker buster), costruite per poter penetrare il terreno fino a una profondità di circa trenta metri e quindi di esplodere. Non è stato dichiarato quante ne siano state utilizzate in questa sortita; tuttavia, è verosimile che ne siano state sganciate almeno 16. Altre fonti di analisi propendono invece per lo sgancio di bombe Mk-84 da 900 kg dotate di kit “Jdam” per la guida finale di precisione verso l’obiettivo. Sicuramente la missione non presentava grandi rischi dal punto di vista delle difese aeree, dal momento che quelle a disposizione degli Houthi non possono definirsi dell’ultima generazione, seppure abbiano in passato abbattuto un certo numero di droni Mq-9. Probabilmente la missione aveva più scopi, in quanto non c’era alcuna necessità di utilizzare velivoli così complessi e costosi per eseguirla. Stando al rapporto dello U.S. Government Accountability Office (U.S. GAO), pubblicato nel novembre del 2022 e disponibile online, il costo orario di un B-2 Spirit si aggira attorno ai 155.000 dollari munizione escluse. Dunque, per andare e tornare dallo Yemen, la Difesa Usa ha speso certamente oltre quattro milioni di dollari. Perché spendere tutto quel denaro per colpire in territorio yemenita? Le risposte possono essere molte. Oltre alla possibile indisponibilità temporanea di velivoli per il trasporto di quel tipo di bombe o delle bombe penetranti stesse, può essersi trattato dell’esigenza di impiegare i B-2 Spirit per far mantenere le capacità tecnico-operative agli operatori, oppure ancora, l’operazione è stata organizzata in quelle modalità per inviare un preciso messaggio al governo iraniano, ribadendo l’intenzione di dare tutto l’appoggio possibile a Israele per effettuare la ritorsione all’attacco subìto il primo ottobre scorso. Poiché anche l’Iran custodisce sottoterra i suoi arsenali, dove ha anche costruito una parte dei suoi impianti per i progetti nucleari, questo evento ribadisce la possibilità occidentale di poterli distruggere in ogni momento. Una bomba Gbu-57 che esplodesse dentro i centri di Isfanah e Natanz, per esempio, riporterebbe indietro di vent’anni gli sforzi della Repubblica islamica in questo settore e renderebbe inutilizzabili le strutture per decenni. Non a caso, nella sua dichiarazione pubblica a proposito dell’azione contro gli Houthi, il Segretario alla Difesa Usa Lloyd Austin ha ribadito: “la capacità degli Stati Uniti di raggiungere qualsiasi obiettivo, quando necessario, sempre e ovunque, ha dato una dimostrazione dell’abilità delle forze statunitensi di colpire le strutture che i nostri avversari cercano di tenere fuori dalla nostra portata, a prescindere da quanto esse siano profondamente sepolte nel sottosuolo oppure fortificate”. Non è però stato mostrato alcun video ravvicinato della missione, contrariamente a quanto - stranamente - hanno invece fatto gli israeliani riguardo agli ultimi istanti di vita del capo di Hamas Yahya Sinwar. Oltre a non essere abitudine di Israele mostrare questo tipo di atti, la diffusione di quelle immagini potrebbe costituire una pericolosa ispirazione per i seguaci dell’uomo, facendoli ambire a una morte così eroica – Sinwar era inerme e agitava un bastone per scacciare il drone che lo riprendeva – Tornando indietro di qualche anno, fu quello uno dei motivi per il quale gli Usa fecero sparire in mare il corpo di Osama Bin Laden, dopo che il Team-6 lo aveva eliminato: evitare che divenisse ancora di più un’icona d’eroismo.

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