Tecnologia
October 16 2018
Quanto tempo dovremo ancora attendere per avere uno smartphone che dura di più? L’evoluzione nella ricerca di nuove fonti energetiche, ormai lo abbiamo capito, non va di pari passo a quello di tutte le altre voci che compongono il tabellino delle specifiche tecniche. Risultato: per quanto sempre più evoluti, i telefonini di ultima generazione fanno sempre una gran fatica ad arrivare a fine giornata.
Da qui l’idea di Huawei: provare a superare i limiti (oggettivi) delle batterie sfruttando in modo più intelligente le risorse a disposizione. Come dire, se la batterie non possono durare di più, tanto vale provare ad allungarne la vita lavorando su tutti quei fattori - capacità, consumi, opzioni di ricarica e intelligenza artificiale - che contribuiscono ad allungarne la durata.
Un esempio concreto di questo nuovo corso tutto votato alla longevità è il nuovo Huawei Mate 20, un telefono disponibile in due versioni – standard e Pro - che ammicca in modo esplicito a tutti quegli utenti che fanno un uso intensivo, per non dire smodato, del proprio cellulare. Per questa frangia di utenti, perlopiù professionisti in continuo movimento, Huawei ha sviluppato un prodotto che in aggiunta a tutti i vari plus che fanno parte del pedigree dei device di fascia alta (display brillantissimi e senza cornici, processori brucianti, fotocamere multiple) promette una durata fino a quasi due giorni in condizioni di utilizzo standard.
Tanta longevità è resa possibile dalla presenza di una batteria che nella versione Pro del dispositivo tocca la soglia nominale di 4.200 mAh di capacità, valore superiore a quello di tutti gli altri competitor di fascia alta.
Ma non solo. La casa cinese ha lavorato parallelamente sulla riduzione dei consumi: Kirin 980, l’ultimissimo chipset a 7 nanometri partorito dai laboratori di Shenzhen è accreditato di una gestione più parca delle risorse, sia in fase computazionali (58% in meno rispetto alla precedente generazione del telefono), sia per ciò che riguarda la grafica (-178%).
A rafforzare il commitment verso gli utenti più “energivori” c’è poi tutto il discorso della ricarica. Nella dote del nuovo Mate 20 è infatti previsto un caricatore ad alto wattaggio che stabilisce un nuovo primato di velocità: per riportare al 70% un Mate 20 Pro completamente scarico, assicura la casa, basterà attaccare il telefono alla presa di corrente per circa mezz’ora.
Chi volesse caricare il telefono senza fili potrà farlo acquistando separatamente un comune alimentatore a standard QI o il nuovo Quick Charge di Huawei (disponibile solo per il Mate 20 Pro), un accessorio che pur senza raggiungere le velocità dell’unità cablata taglia i tempi di ricarica di oltre il 100% rispetto ai tradizionali caricatori wireless.
Ma il vero benefit offerto dal telefono su questo versante è rappresentato dalla possibilità di condividere - letteralmente - la ricarica. Attraverso il cosiddetto Reverse Charging: il Mate 20 (solo nella versione Pro) è in grado di trasferire la carica a un altro dispositivo dotato di sistema ricarica a induzione Qi senza bisogno di cavi (basterà avvicinare i dispositivi) o ricevere a sua volta energia da un altro Mate 20 Pro.
Batteria a parte, il Mate 20 fa notizia per tutta una serie di risorse più o meno utili che puntano a ridefinire l'esperienza d'uso per come l'abbiamo intesa finora. A spiccare in questo senso è soprattutto il lettore di impronte digitali integrato nel vetrodello schermo, una funzionalità (disponibile solo per la versione Pro) che fa decadere anche l’ultimo motivo che teneva in vita i tasti fisici sugli smartphone: ora basta toccare il vetro dello schermo nel punto indicato da Huawei per sbloccare il telefono.
Per gli utenti più pigri non manca l'opzione del riconoscimento facciale che sulla versione Pro si avvale di un sistema di scansione tridimensionale del volto che utilizza una concettualmente simile a quella utilizzata da Apple sul suo Face ID. Il risultato, spiega la casa, è una soluzione in grado di autenticare in modo rapido e sicuro gli utenti in circa mezzo secondo con un tasso di errore inferiore a 1/1.000.000.
Sul fronte fotografico, il Mate 20 riprende il concetto di tripla fotocamera che tanto successo ha riscosso sul P20 Pro ma con una differenza sostanziale: la presenza di una fotocamera grandangolare al posto di quella in bianco e nero. Con questa variante, ci spiegano i responsabili della casa, il telefono è ora in grado di offrire un ventaglio di opportunità di scatto più ampio: con una Mate 20 o un Mate 20 Pro, in buona sostanza, sarà possibile scattare da vicino o da lontano senza soluzione di continuità.
Tutto sarà reso più facile dall’intervento “magico” dell’intelligenza artificiale che sul Mate 20 si fa ancora più intraprendente grazie alle rinnovate capacità del chipset a doppia unità neurale. Il vantaggio risiede qui nella possibilità di riconoscere non solo le scene ma anche i singoli item all’interno della stessa inquadratura. In questo modo, assicura Huawei, la fotocamera è in grado di intervenire in modo selettivo, ad esempio enfatizzando i colori solo dove serve, senza saturare l’intero scatto.
Ma la vera dimostrazione di forza delle rinnovate potenzialità offerte dall’AI è da ricercare alla voce video. Gli sforzi di Huawei si sono concentrati soprattutto sull'elaborazione in tempo reale per abilitare applicazioni di editing davvero complesse: la demo di un soggetto in movimento che rimane a colori mentre il resto della scena vira in bianco e nero ci offre un esempio concreto, seppure primordiale, delle opportunità che questo genere di frontiera potrebbe dischiudere.
Mate 20 e Mate 20 Pro saranno disponibili in Italia da fine ottobre in cinque colorazioni (Pink gold, Midnight blue, Emerald green, Twilight, Black) e taglio unico di memoria da 128 GB (espandibile attraverso le nuove nano-schede di memoria proprietario) a un prezzo di rispettivamente 799 euro e 1.099 euro.