Tecnologia
September 19 2019
da Monaco
No, non sarà limitata al solo mercato cinese. La serie Mate 30 di Huawei, appena svelata a Monaco, arriverà anche in Italia. Non subito, bisognerà attendere entro la fine dell’anno, ma è stata scongiurata l’ipotesi di non vedere mai in Europa Occidentale il nuovo flagship della casa cinese, il Mate 30 Pro con il suo display Oled da 6,53 pollici. Stesso discorso e tempistica per il Mate 30 con schermo da 6,62 pollici. Com’è ovvio, visto il ban imposto dal presidente Trump, non potrà esserci a bordo la versione completa del sistema operativo Android, per capirci quella con le app di Gmail, YouTube, Maps e dintorni disponibili al primo avvio. Huawei ha deciso di aggirare l’ostacolo, o almeno provarci, mettendo a bordo dei suoi telefoni la versione open source di Android, quella di base disponibile a tutti, ma priva del tradizionale Play Store e dei suoi servizi più famosi. Gli altri si scaricheranno dalla AppGallery, lo store di applicazioni proprietario di Huawei. Pescando tra quelle disponibili nel suo catalogo, che vanta una scelta ovviamente più limitata rispetto a quanto sono abituati gli utenti della galassia Google.
La strategia ubbidisce a una logica intuibile: prendendo in mano lo smartphone, opportunità che Panorama.it ha avuto in occasione del lancio, ci si trova davanti a un’interfaccia familiare, che ricalca quella dei precedenti modelli. Sembra di navigare in un territorio conosciuto. Non c’è Gmail, ma lo si potrebbe dover configurare smanettando nel client di posta elettronica; niente YouTube, ma basta accedere al browser (non Chrome, evidentemente) per godersi i propri video preferiti. Abbastanza? Solo il tempo potrà dirlo. Nella AppGallery, a una rapida occhiata, abbiamo trovato social network come TikTok, servizi di messaggistica essenziali come WhatsApp. Non dovrebbero mancare altre icone gettonatissime come quella di Facebook e Instagram. Huawei fa sapere che sta lavorando affinché, al lancio, gli utenti possano trovarsi davanti un'esperienza d'uso soddisfacente.
Non si esclude che quella di Huawei possa essere una manovra attendista, uno sforzo di posizionamento. Da qui alla fine dell’anno può succedere di tutto, anche che Trump per qualche ragione ci ripensi. Ritorni sui suoi passi. Intanto, ad agosto, ha concesso 90 giorni di proroga, ma non per i nuovi prodotti come il Mate 30 Pro. Se facesse marcia indietro, visto che il software è decisamente più fluido dell’hardware, rilasciare la versione completa di Android per la nuova gamma potrebbe essere possibile senza gli smartphone non ancora atterrati sul mercato. O con un loro numero molto limitato in circolazione. Oppure, se gli Stati Uniti dovessero mantenere la loro posizione oltranzista, Huawei a questo punto lancerà la scommessa. Tenterà con questo ibrido magari in edizione molto limitata, vedrà come verrà recepito, in attesa di procedere per una strada autarchica. Lanciando il prossimo flagship, il P40 e i suoi fratelli, con HarmonyOS, il sistema operativo della casa cinese annunciato quest’estate e, pare, pronto al debutto per il prossimo anno. «Abbiamo avuto molte difficoltà nella nostra storia e ne siamo sempre usciti rafforzati. Abbiamo sempre saputo trasformare le sfide in grandi opportunità» ha spiegato Walter Ji, presidente del consumer business group di Huawei Western Europe, enunciando la filosofia combattiva della casa.
A livello hardware sono confermate molte delle indiscrezioni dei giorni precedenti al lancio, che vi avevamo raccontato anche qui. Il Mate 30 Pro rappresenta il fiore all’occhiello della serie, con il suo display frontale da 6,53 pollici, che curva in maniera aggraziata su entrambi i lati, dandogli una rotondità davvero piacevole a livello visivo. Non ci sono più i tasti fisici del volume, basta toccare due volte uno qualsiasi dei due lati e una barra compare in maniera virtuale. Poi il livello si regola con il dito. E per scattare le foto? È sufficiente bussare sullo schermo ed ecco un interruttore virtuale da spostare a piacimento dove si preferisce. Il display è interrotto nella parte superiore da un notch che, oltre a una fotocamera per i selfie, contiene un sensore di profondità, un sistema per controllare il telefono tramite i gesti (alla Kinect maniera) e la tecnologia per consentire lo sblocco facciale, elemento per accedere con sicurezza al telefono assieme al sensore per l’impronta digitale. Huawei lo ha definito come il notch più avanzato di sempre.
L’elemento caratterizzante del design compare però sul retro, dove le fotocamere, chiuse in un recinto elegante e rotondo, calano il poker. Sono quattro, sempre ingegnerizzate in collaborazione con Leica. C’è un doppio sensore da 40 megapixel, uno da 8, più un altro ancora che sorveglia sulla resa della profondità, della tridimensionalità degli scatti. Dal palco di Monaco, come da copione, si sono sprecati gli esempi che promettono foto sempre più strabilianti. Da vicinissimo e con ampi grandangoli. Al buio, mentre gli altri falliscono. Non solo immagini, anche video, con la possibilità di registrare in modalità 4K (a 60 fps) o con uno slow motion maturo, non stucchevole come visto in passato su altri modelli della concorrenza. Il sottinteso è che, con un prodotto del genere, oltre che fotografi è possibile improvvisarsi registi.
Sotto il cofano c’è il microprocessore Kirin 990, disponibile anche nella versione 5G. Già durante una presentazione alla recente Ifa di Berlino, Richard Yu (il Ceo del Consumer Business Group di Huawei) ne aveva magnificato i superpoteri. Tra queste, esperienze di editing avanzato, come modificare con semplicità lo sfondo di un video senza toccare i soggetti protagonisti, eliminarne uno o due da un gruppo come se non ci fossero e altre mirabilie che ci trasformeranno in registi o aspiranti tali. La batteria è da sempre uno dei punti di forza della casa cinese, qui arriva a 4.500 mAh. Per quanto energivoro possa essere lo schermo, non ci dovrebbero essere difficoltà a farci una giornata intera. Quanto al Mate 30, non è il top di gamma, ma, come accennato all’inizio, ha uno schermo leggermente più grande: 6,62 pollici. Il processore è il medesimo, la batteria da 4.200 mAh. Il peso è di 196 grammi, giusto 2 in meno del pro. Lo si riconosce facilmente dal davanti, non solo per la differenza nella dimensione del display ma giacché il notch è più stretto e ha un obiettivo per i selfie da 24 megapixel (anziché 32 del Pro). Anche se il look potrebbe ingannare, sul retro le fotocamere sono tre: una principale da 40 megapixel, una da 16 per il grandangolo e una terza da 8 che funge da teleobiettivo. Quanto ai prezzi: si parte da 799 euro per il Mate 30 (nella configurazione da 8 giga di ram e 128 giga di spazio di archiviazione); da 1.099 euro per il Mate 30 Pro (con 8 giga di ram e 256 giga di memoria), che salgono a una base di 1.199 euro per la versione con a bordo il 5G. La disponibilità in Europa è attesa entro la fine dell’anno. Che sia ottobre o dicembre, per ora non è chiaro.