Tecnologia
November 29 2019
Huawei è stata di parola. Lo aveva annunciato due mesi fa a Monaco, durante la presentazione del suo Mate30 Pro, promettendo che sarebbe stato lanciato entro la fine dell’anno. Ora la notizia è ufficiale: l’ultimo top di gamma della casa cinese è disponibile anche in Italia. Nonostante il ban di Trump, che gli impedisce di avere a bordo l’intero ventaglio delle applicazioni native della galassia Google. Sia chiaro: il telefono non arriva in maniera massiccia, non nei grandi negozi di elettronica o tramite gli operatori come per gli altri dispositivi dell’azienda di Shenzhen, bensì con una distribuzione ridotta, limitata. Riproducendo una dinamica già sperimentata altrove, per esempio in Spagna. Comunque, resta la sostanza: chi vuole, adesso può acquistarlo. Anzi, per la precisione, prenotarlo. Preordinarlo. In due modi: fisicamente, recandosi nel Huawei Experience Store di Milano oppure online, cliccando qui.
Secondo quanto risulta a Panorama.it, i prodotti saranno consegnati e spediti a partire dal prossimo 6 dicembre. Per chi decide di fare questo passo, il prezzo di listino è pari a 1.099 euro. Tuttavia è più corretto parlare di 799 euro, quantomeno per chi piazzerà l’ordine entro il prossimo 18 dicembre. In tal caso, infatti, si riceverà un buono da 300 euro da spendere presso lo stesso Experience Store, online e offline, per qualsiasi prodotto in catalogo. In alternativa, aggiungendo altri 100 euro al voucher (quindi, di fatto, sborsando 1.199 euro complessivi), si riceverà un kit dedicato ai veri fanatici del brand. Con tutto il meglio che ha oggi da proporre: l’orologio evoluto Watch GT2 (la nostra recensione la trovate qui), gli auricolari senza fili FreeBuds 3, con la riduzione del rumore regolabile e i bassi più possenti della categoria (la nostra prova la leggete qui). A completare il pacchetto, ci sono anche un caricatore senza fili e un mini speaker.
L’avvento del Mate30 Pro è una sorpresa fino a un certo punto. Già nei giorni scorsi, in un’intervista rilasciata al nostro sito, il manager dell’azienda Pier Giorgio Furcas aveva fatto capire che mancava davvero pochissimo. Sottolineando, in parallelo, che Huawei crede davvero molto alla forza del suo ecosistema, al punto da avere appena stanziato 10 milioni di dollari per il mercato italiano per espandere il suo negozio di applicazioni. Per fare confluire le più note (e non) nel Bel Paese, dentro la sua già ricca AppGallery. Il principale spazio in cui, almeno ufficialmente, il top di gamma dovrà attingere sul fronte dei contenuti. Mentre di serie non ospiterà Gmail, YouTube, Google Maps e compagnia, comunque accessibili con le dovute limitazioni tramite browser oppure un client di posta elettronica.
Abbiamo scritto ufficialmente non a caso. Perché, volendo, il Play Store di Google con il suo torrente di software, seppure in maniera non legittima, è ancora installabile sullo smartphone. Su internet, mettendosi a cercare senza troppa fatica, s’intercettano varie scappatoie, accessibili sia in forma di tutorial su YouTube che su siti e forum specifici. Attenzione però: è una via comunque non consigliabile, perché non si può mai essere certi di quali informazioni possano entrare in possesso degli sviluppatori dei pacchetti che hanno elaborato tale espediente. Si rischia di mettere nelle mani di uno sconosciuto la propria vita digitale. Perfettamente lecito è invece utilizzare altri ecosistemi di applicazioni come quelle fornite da Amazon, da fornitori terzi e affidabili che permettono di scaricare le loro app direttamente dal loro sito ufficiale (vedi il popolarissimo videogame Fortnite, con 250 milioni di utenti mondiali attivi), dal catalogo degli operatori telefonici e ampi dintorni.
Inoltre c’è da notare che gli aficionados di Huawei, ovvero chi già possiede un telefono di recente generazione come il P30 Pro, senza dubbio uno dei migliori modelli sul mercato per qualità della fotocamera e durata della batteria, può clonarne il contenuto sul Mate30 Pro. C’è una app sviluppata dalla casa cinese stessa che fa tutto da sola ed è a prova di tecno-negati. Aspira i dati da un prodotto e, rapidamente, li riversa sul nuovo. A operazione completata, si riavrà a disposizione la pressoché totalità dei servizi che è si abituati ad adoperare quotidianamente. Con un’avvertenza: non tutti potrebbero funzionare. YouTube sì, Gmail anche, il sistema di pagamenti Pay, probabilmente no. Non è finita: se si usa il sistema di backup interno del colosso della telefonia, o lo si effettua prima del passaggio al Mate30 Pro, si può recuperare la rubrica assieme ai propri file e documenti senza impazzire dietro astruse operazioni di sincronizzazione.
Sul fronte sicurezza, è interessante leggere la comunicazione ufficiale di Huawei, che mira a tranquillizzare gli acquirenti del prodotto. È opportuno riportarla per intero: «L’AppGallery è dotata di un meccanismo di rilevamento a quattro livelli per assicurare che le app ospitate sulla piattaforma possano essere scaricate e utilizzate in tutta sicurezza. I consumatori sono liberi di scaricare applicazioni da altre fonti sul web, potendo comunque godere dell’analisi effettuata dalla nostra scansione antivirus integrata». Insomma, ci sono tutte le condizioni per rispondere alla domanda che tutti si sono posti al momento del lancio: capire se il Mate30 Pro può farcela senza Google.
Chi non muore dalla voglia di scoprirlo, non ha nulla da temere se è già un utente Huawei. Ciascuno dei prodotti del brand usciti sul mercato italiano prima di questo Mate30 Pro, inclusi il P30 Pro citato sopra fino all’ultimissimo nova 5T, continueranno a ricevere regolarmente gli aggiornamenti di Android e le patch di sicurezza rilasciate direttamente da Google. Tutto questo ampio discorso di prospettive e scappatoie, inoltre, potrebbe essere presto superato dai fatti.
Pochi giorni fa, Microsoft ha avuto dall’amministrazione Trump l’ok a riprendere a rivendere il suo software a Huawei. Che può dunque tranquillamente preinstallare Windows 10 sull’intera gamma di pc che lancerà da adesso in poi sul mercato. A fatica s’intuisce la logica di proseguire il divieto lato Google, perché se davvero il timore dell’amministrazione americana è che la casa cinese sia una minaccia per la sicurezza nazionale, non si vede perché le abbia dato accesso a dispositivi da cui comunque gli utenti leggono la posta, su cui editano presentazioni, documenti di testo, fogli di calcolo. Sembra piuttosto un braccio di ferro di natura politica e commerciale con Pechino. Alla luce degli ultimi segnali, il disgelo, lo sblocco di una vicenda che si trascina da mesi, potrebbe rappresentare un approdo ragionevole. Ottenuto il via libera, all’azienda non rimarrebbe che rilasciare un sostanzioso aggiornamento software per abilitare al Play Store anche il suo Mate30 Pro. E in quel caso, i coraggiosi-curiosi che avranno voluto ordinarlo da subito, si ritroveranno già in tasca lo stato dell’arte della tecnologia su smartphone secondo Huawei.