Tecnologia
July 10 2019
La tempesta è passata. O per usare un’immagine cara a Pier Giorgio Furcas, deputy general manager del Consumer Business Group di Huawei Italia, il «big bang» ha spento la sua eco. Non è stato un maggio semplice per l’azienda cinese dopo il grande botto, la notizia che il presidente Donald Trump aveva vietato alle aziende americane, Google inclusa, di fornirle prodotti e servizi. «In sole due settimane, abbiamo riscontrato un decremento nei dintorni del 20 per cento di quantità vendute» confida Furcas. Una decrescita sostanziosa che il top manager definisce comunque «sostenibile» alla luce dei numeri da record dei mesi precedenti. Con il culmine ad aprile, quando Huawei aveva toccato nel Bel Paese una quota di mercato complessiva del 29 per cento; del 23 per cento solo nella fascia dei modelli flagship sopra i 600 euro.
Gli ultimi indicatori dicono che il brand sta risalendo la corrente. Anzi, di più: «Entro un mese, prevediamo di tornare ai livelli di aprile» spiega Furcas. Il merito è del disgelo tra Cina e Stati Uniti, con il presidente Usa che ha fatto dietrofront, rivisto la sua decisione ed eliminato il blocco. Ma anche di una massiccia operazione di trasparenza, messa in moto da Huawei sul suo sito ufficiale per chiarire i dubbi degli utenti: «Da una nostra indagine è venuto fuori che circa il 16 per cento di loro aveva completamente travisato la vicenda. Pensavano che da un giorno all’altro Facebook e Instagram sarebbero scomparsi dai loro smartphone, che WhatsApp avrebbe smesso di funzionare. Non è mai stato così. Perciò ci è sembrato doveroso rassicurarli e veicolare i messaggi corretti. Inclusi quelli più banali: continueremo a fare telefoni, potete starne certi».
Se c’è una lezione in questa storia, è che nulla nell’arena tecnologica può essere ormai dato per scontato. E a prescindere da qualunque direzione prenderanno in futuro i rapporti tra Oriente e Occidente, se saranno burrascosi oppure no, Huawei vuole continuare a essere protagonista: «Non dovrei dire nulla sul punto, non siamo qui per occuparci di geopolitica» frena Furcas. Ma poi si sbottona: «Viste le relazioni con i nostri partner internazionali, lavorare tutti insieme è un beneficio per l’intera industria. Ma se questioni economiche dovessero far cambiare questo scenario, sapremo elaborare soluzioni alternative. Mi basta pensare a quanto investiamo in ricerca e sviluppo». Per dare un dato, siamo sui 2 miliardi di dollari in 10 anni solo per il 5G.
Proprio dalle reti mobili di nuova generazione parte la riscossa lato hardware del brand, che ha appena annunciato l’arrivo in Italia del suo Mate 20 X 5G. Uno smartphone dalle prestazioni elevate con una batteria in grado di durare agevolmente tutto il giorno e di navigare con il turbo in rete grazie a un chipset dedicato. Ad accenderlo c’è un ampio display da 7,2 pollici: «Ma non è un tablet» sottolinea Furcas, anticipando qualsiasi possibile obiezione. «Le cornici sono quasi assenti, dunque le dimensioni complessive rimangono accettabili. Non è più come o tre o quattro anni fa, quando quest’ordine di grandezza sarebbe stato esagerato».
E poi uno schermo tanto generoso si lega in modo logico alle potenzialità che il 5G abilita: «Se scarico un film in un attimo o imposto lo streaming video al massimo della qualità, voglio potermi godere i contenuti su un pannello all’altezza. Lo stesso vale per un gioco online o una videochiamata in alta definizione». Insomma, le caratteristiche del dispositivo sono lo specchio dei muscoli della nuova rete. Che per diventare davvero uno standard, ha bisogno di uscire dalla cerchia privilegiata dei grandi capoluoghi ed estendersi all’intero territorio nazionale: «L’utente finale» ragiona Furcas «si chiede sempre che cosa ha comprato. Io vengo da un Paese della Sardegna, dove ancora il 5G non c’è. È ovvio che i miei concittadini ancora non possono capirne il potenziale. Come Huawei allargheremo la gamma in questa direzione il più in fretta possibile, però il percorso potrà dirsi completo quando tale tecnologia diventerà accessibile a tutti».
Il Mate 20 X 5G sarà disponibile su Amazon, sugli store online di Mediaworld e Unieuro, oltre che con Vodafone. Il prezzo sarà di 1.099 euro, nella stessa fascia dei top di gamma che peraltro non hanno il bonus dello stato dell’arte della connettività. «Il 5G per Huawei» ricorda Furcas «è un talento naturale: siamo l’unica azienda in questo comparto dell’industria capace di fornire un servizio completo, che parte dall’infrastruttura e arriva fino ai telefoni». Un bagaglio di competenze che nessun temporale di carattere geopolitico potrà mai spazzare via.