Nuove rivelazioni imbarazzano i Biden

Nuove rivelazioni rischiano di inguaiare ulteriormente la famiglia Biden. Il senatore repubblicano, Chuck Grassley, che è un esponente della commissione Giustizia del Senato, ha riferito che “l'Fbi ha mantenuto oltre 40 fonti umane riservate da vari uffici sul campo negli Stati Uniti che hanno fornito informazioni criminali relative a Joe Biden,James Biden e Hunter Biden”.

Grassley si è anche concentrato sul cosiddetto modulo Fd-1023: si tratta di una denuncia che, inoltrata a giugno 2020, fu presentata da un informatore ritenuto “altamente credibile”. Secondo tale incartamento, Joe e Hunter Biden avrebbero ricevuto cinque milioni di dollari a testa dal fondatore della controversa azienda ucraina Burisma, Mykola Zlochevsky, per ottenere pressioni finalizzate al siluramento dell’allora procuratore generale ucraino, Viktor Shokin. Quello stesso Shokin che aveva precedentemente indagato proprio su Burisma per corruzione. Ricordiamo che l’allora procuratore fu licenziato nel marzo 2016, dopo che Joe Biden, all'epoca vicepresidente americano, aveva effettuato pressioni sull’allora capo di Stato ucraino, Petro Poroshenko, nel dicembre 2015. Tutto questo, mentre Hunter era entrato ai vertici di Burisma nel 2014: un incarico che avrebbe mantenuto fino al 2019.

“I funzionari del Dipartimento di Giustizia e dell'Fbi che stavano conducendo una prima revisione dell'Fd -1023 [...] non avevano l'autorità per indagare a fondo sui suoi contenuti”, ha dichiarato Grassley, per poi aggiungere: “Nonostante queste difficoltà amministrative, sono riusciti a verificare alcune informazioni contenute nel documento e hanno raccomandato un’indagine più approfondita”. Il senatore ha anche sostenuto che “una task force dell'Fbi con sede a Washington ha cercato di screditare falsamente come disinformazione straniera varie fonti umane riservate, legate alla famiglia Biden, inclusa la fonte dietro l'Fd-1023”.

Non solo. Nel corso di una recente deposizione alla Camera, l’ex procuratore federale della Pennsylvania, Scott Brady, ha detto di essere stato ostacolato de facto dall’Fbi durante le sue indagini sui legami tra Hunter Biden e Burisma. “C'era un gruppo più ampio all'Fbi, incluso il quartier generale dell'Fbi, che aveva gli occhi puntati su ciò che stava accadendo e che richiedeva l'approvazione per qualsiasi passo investigativo che l'Fbi di Pittsburgh fosse stato invitato a intraprendere da parte nostra”, ha raccontato Brady. Quest'ultimo ha, in particolare, puntato il dito contro alcune lungaggini burocratiche che avrebbero strumentalmente rallentato il procedere di indagini e verifiche. Infine, Brady ha anche rivelato che, nell’ottobre 2020, il procuratore del Delaware, David Weiss, saltò un importante briefing dedicato alle accuse di corruzione nei confronti dei Biden. Ricordiamo che Weiss ha indagato su Hunter per anni e che è stato recentemente nominato procuratore speciale dal capo del Dipartimento di Giustizia, Merrick Garland.

Questi nuovi elementi rischiano di rappresentare un problema per l’attuale presidente americano. Non dimentichiamo infatti che, a settembre, l’allora Speaker della Camera, Kevin McCarthy, aveva avviato un’indagine per impeachment su di lui. Un’indagine che il suo successore, Mike Johnson, è intenzionato a portare avanti. “Il motivo per cui siamo passati alla fase dell'indagine di impeachment sul presidente stesso è perché se, in effetti, tutte le prove portano dove crediamo, molto probabilmente ci sarà un impeachment”, ha affermato pochi giorni fa.

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