Tecnologia
May 20 2023
C’è un filo conduttore che unisce la California e il Veneto. Nulla di paesaggistico o culinario ma tutto estremamente ultraveloce. Parliamo di Hyperloop, il sistema di trasporto futuristico che fa parte della miriade di progetti pensati da Elon Musk e ancora irrealizzati. Di Hyperloop si parla, oltreoceano, almeno dal 2018. All’epoca, il magnate che passa ultimamente più tempo su Twitter che a controllare il reale svolgimento delle sue iniziative, aveva lanciato l’idea di collegare, in minuti invece che in ore, aree distese degli States, con la volontà di estendere la rete di Hyperloop anche altrove, Europa inclusa.
Poco tempo dopo, durante la prima edizione di Campus Party a Milano, gli italiani avevano scoperto che c’era chi su Hyperloop stava facendo più di un’ipotesi nel nostro Paese: Bibop Gresta, amministratore delegato di Hyperloop Italia, che insieme a Webuild Spa e Leonardo Spa si è aggiudicato il bando per realizzare Hyper Transfer. Nel 2018, una delegazione della regione Veneto e di Anas si reca in California da Elon Musk, che li dirotta verso HyperloopTT fondata proprio dall’italiano Bibop Gresta. HyperloopTT è la prima società che ha raccolto la sfida di realizzare il sistema di trasporto ultraveloce nel mondo. La delegazione Veneta organizza un incontro con Gresta nella sede Californiana dove viveva da 11 anni, per convincerlo a tornare in Italia e a portare con sé l’Hyperloop, un sistema di trasporto basato su capsule che viaggiano ad alta velocità in tubi sottovuoto o a bassa pressione, riducendo al minimo l’attrito e la resistenza aerodinamica.
Si può fare in Italia? Si, e anche velocemente, se invece che spostare le persone, si parte dalle merci. Una piccola rete, da Padova Est al Porto di Venezia permetterà di ottimizzare il viaggio dei grossi container che, giornalmente, arrivano nel nordest italiano per essere poi smistati altrove. Pochi minuti invece di ore, senza impiegare autisti, benzina o qualsiasi altro elemento anacronistico che non sposa le necessità ecosostenibili dell’Europa e dei piani del Pnrr. Si, perché parte dei fondi dovrebbero arrivare proprio dal Piano di Ripresa e Resilienza che nel prossimo biennio vivrà un momento molto delicato: si passerà dalla carta ai fatti, con l’occhio sempre vigile dell’UE su come verranno spesi i soldi. Hyperloop, o chiamatelo come vi pare, sembra perfetto per unire l’utile e il tecnologicamente dilettevole.
Al di là dei proclami, Panorama ha chiesto a Gresta quanto un sistema del genere sia davvero fattibile in Italia, un posto dove, lo sappiamo bene, fare innovazione è semplice ai convegni e congressi, meno nei cantieri. “L’Italia ha un’opportunità senza precedenti di fare quello che in inglese chiamano “leapfrog”, e cioè può passare da una situazione dove i trasporti sono un problema da risolvere, a uno dei paesi più avanzati sulla mobilità. E questo grazie alla presenza di una rete estesa di corridoi presenti lungo le autostrade e le ferrovie. Utilizzando questi corridoi, infatti, si potrebbe sviluppare il più grande network Hyperloop del mondo, senza bisogno di espropriare nuovi terreni. Quindi Hyperloop potrebbe integrarsi con la rete ferroviaria esistente, sfruttando gli spazi inutilizzati tra le infrastrutture e riducendo i costi di costruzione” ci dice il manager.
Si parte dal nordest per un motivo reale: anche in termini di sicurezza bisognerà studiare la fattibilità di Hyperloop, capire le misure di prevenzione dei rischi, delineare le aziende promotrici e le eventuali responsabilità, in caso di incidenti. Tenere da parte gli individui, spostando le criticità solo sulle merci, darà modo di studiare il mezzo nella sua applicazione reale, minimizzando le problematiche per l’uomo. Un punto di partenza per rimetterci al centro dell’Europa, posto che ci compete.
Ancora Gresta: “Hyperloop potrebbe contribuire allo sviluppo economico e sociale del Paese, creando nuovi posti di lavoro, favorendo l'industria manifatturiera, migliorando la qualità della vita dei cittadini e aumentando la competitività a livello internazionale. Immagina di prendere un compasso, puntarlo su Roma, e inscrivere tutto il territorio italiano in un cerchio. Con il nuovo network Hyperloop saremmo in grado di raggiungere qualsiasi punto del cerchio dal centro in meno di un’ora. Sarebbe magico poter riconnettere il Nord al Sud abbattendo le distanze e ridefinendo il modo in cui concepiamo lo spazio”.