Musica
July 15 2022
Non è una esagerazione affermare che i Chemical Brothers abbiano avuto, per l'evoluzione della musica elettronica degli anni Novanta, la stessa importanza dei Beatles e dei Rolling Stones per il rock degli anni Sessanta. Tra i loro fan più insospettabili figurava anche Ray Manzarek, storico tastierista dei Doors morto nel 2013, che aveva dichiarato senza mezzi termini che «i Chemical Brothers hanno dentro lo spirito dei Doors. Sono i nostri eredi». I due deejay e produttori inglesi Tom Rowlands e Ed Simons, pur non avendo né il fascino né il carisma di Jim Morrison, sono stati tra i primi a portare la musica da club nei piani alti delle classifiche e a costruire i loro dj-set come veri e propri spettacoli multimediali, nei quali il coinvolgimento del pubblico fosse lo stesso di un concerto rock.
In dieci album i Chemical Brothers hanno tracciato le coordinate del cosiddetto big beat, una riuscita sintesi di house, techno, industrial rock ed elettronica che si caratterizza per la potenza dei battiti e per l’acidità dei suoni. Il risultato in pista da ballo è assicurato, portando anche nei locali più cool ed esclusivi di tutto il mondo il coinvolgimento e lo «sballo» tipico dei rave, senza peraltro disdegnare i piani alti delle classifiche di vendita. Così come non ci sarebbero stati i Beatles senza l’influenza decisiva che ha avuto su di loro la città di Liverpool, celebrata in capolavori come Penny Lane e Strawberry Fields forever, altrettanto può dirsi di Manchester per i Chemical Brothers. Soprannominata «Madchester» per la sua intensa ed eccentrica scena musicale, la città inglese è stata raccontata dai suoni cupi e malinconici degli Smiths, dei Joy Division e dei New Order, non a caso i gruppi di riferimento dei giovani Tom Rowlands e Ed Simons, che si sono conosciuti sui banchi dell’Università di Manchester. Attratti dal ritmo e da ogni sua possibile manipolazione, i due si mettono ben presto in luce nel Regno Unito con il loro infuocati dj-set, facendosi chiamare Dust Brothers. Per problemi di omonimia sono, però, costretti a cambiare nome, ispirando così il titolo del loro primo album Exit Planet Dust del 1995, un successo clamoroso, tanto che gli Oasis li chiamano come gruppo di supporto dei loro concerti. Noel Gallagher presta la sua voce in Setting sun, il singolo che trascina il secondo album Dig your own hole. Surrender, contenente la hit mondiale Hey boy hey girl chiude un trittico di album irripetibili. I "Fratelli Chimici", invece che adagiarsi sui successi del passato, sono costantemente protesi alle ricerca delle infinite possibilità delle manipolazioni elettroniche del suono, sempre accompagnata da un beat fragoroso e incalzante, in grado di accendere le platee in tutto il mondo. Non ha fatto certo eccezione Bari, che, nell'ambito del principale evento live del Medimex, l'lnternational Festival e Music Conference promosso da Puglia Sounds, ha accolto entusiasticamente il richiamo del duo di Manchester con 8.000 spettatori (sold out) sul lungomare.
Dopo che il dj set di James Holdroy ha accompagnato la transizione dalle luci del giorno al buio della notte, poco prima delle 22 è iniziato il concerto, anzi, il viaggio musicale dalle tinte psichedeliche, dei Chemical Brothers. L'inizio è scoppiettante, con la hit Block Rockin' Beats, ripescata dal capolavoro Dig your own hole del 1997, che, con il suo basso ipnotico, i break di batteria e le sirene, rendono praticamente impossibile rimanere fermi al proprio posto. Colpiscono immediatamente, oltre alla potenza e alla pulizia del suono, gli straordinari visuals dietro alle postazioni fantascientifiche dei Chemical Brothers, un flusso continuo di inquietanti personaggi mascherati, animali stilizzati, figure digitali antropomorfe, attori orientali, improbabili supereroi che combattono mostri acefali e volti minacciosi in primo piano, realizzati dal regista Adam Smith e dal graphic designer Marcus Lyall, perfettamente sincronizzati con la musica del duo di Manchester. Le specialità della casa, naturalmente, sono il building up e il drop, ovvero il creare sapientemente un climax emozionale, attraverso i sintetizzatori e le console, per poi lasciare il beat libero di correre in tutta la sua potenza, un invito irresistibile ad allentare i freni inibitori per farsi trasportare dal ritmo pulsante della musica. La scaletta attraversa tutta la quasi trentennale storia del duo, dall'album di debutto Exit Planet Dust fino al recente No Geography del 2019: il momento più atteso, e non poteva essere altrimenti, è la megahit Hey boy Hey girl, uno dei brani-simbolo degli anni Novanta, immortalata da migliaia di telefonini, che vengono poi riposti in tasca per lasciare spazio al ritmo e al ballo più sfrenato. Oltre che dalla musica e dal gigantesco videowall, il coinvolgimento del pubblico è assicurato da alcune trovate sceniche di grande impatto, come il lancio di migliaia di coriandoli, di alcuni enormi palloni di gomma che vengono giocosamente rimandati da una parte all'altra della platea e dall'ingresso sul palco di due grandi robot, manovrati da dietro da due tecnici.
Molto apprezzata dal pubblico del Medimex anche l'adrenalinica Setting sun, con l'inconfondibile voce registrata di Noel Gallagher degli Oasis. Chemical Beats viene accompagnata dai laser verdi che hanno fatto la fortuna degli show dei Pink Floyd, mentre Got to keep on, che strizza l'occhio alla disco music anni Settanta, viene addolcita da suadenti armonie vocali femminili. Giusto il tempo di una breve pausa e il set dei Chemical Brothers riprende con la cassa dritta di Escape Velocity, un inno all'escapismo e a godere il momento presente, senza troppi pensieri. Di grande suggestione il mash up tra Star Guitar dei Chemical e Temptation dei New Order, tra i numi tutelari di Tom Rowlands e Ed Simons per la loro precipua capacità di mescolare ritmo e inquietudine. Dopo una lunga e sorprendente versione di Swoon, gran finale con Galvanize, l'altro grande classico dei "Fratelli Chimici", con la voce nasale di Q-Tip (frontman dei A Tribe Called Quest) che fomenta il pubblico con il mantra "Don't hold back/ World, The time has come to" ("Non trattenerti/Mondo, è giunto il momento") sopra una suadente melodia mediorientale. Un boato liberatorio saluta il termine dello show, ma c'è ancora tempo per il bis, l'evocativa The Private Psychedelic Reel, accompagnata da visual con immagini di vetrate medievali: la perfetta chiusura del cerchio, poiché Tom ed Ed si sono conosciuti all'università di Manchester, dove studiavano storia medievale. Il concerto dei Chemical Brothers, che ci ha colpito sia per la straordinaria qualità audio-video che per la sua capacità di coinvolgere il pubblico senza ammiccare alle sonorità oggi in voga, ha segnato il ritorno, anche al Sud, della voglia di ballare e di ritrovarsi nei grandi spazi all'aperto. Per una serata, le preoccupazioni relative al Covid, alla guerra e alla crisi energetica e politica sono state messe da parte dagli 8.000 presenti per ridare spazio al corpo, al ritmo, alle luci, ai sorrisi, e, soprattutto, alla buona musica, tornata alla sua dimensione originaria di connettore di persone.
La scaletta del concerto:
Block Rockin' Beats
Song to the Siren
C-H-E-M-I-C-A-L
Go
MAH
Hey Boy Hey Girl
Eve of Destruction
Chemical Beats
Under the Influence
Dig Your Own Hole
Three Little Birdies Down Beats / Setting Sun
Got to Keep On
Wide Open
Escape Velocity
The Golden Path
Hoops/Free Yourself / EML Ritual / Tuba
Out of Control / Do It Again
Temptation / Star Guitar
Swoon
Galvanize
Bis:
The Private Psychedelic Reel