I dati della Ue confermano la bontà delle scelte economiche del governo

Dopo giorni frizzanti in Parlamento sulla questione del decreto superbonus e l’emendamento del governo che ha agitato Forza Italia, il bonus 110% torna ad essere protagonista anche all’interno delle previsioni economiche di primavera dell’Ue pubblicate oggi. Focus Italia la Commissione ha messo nero su bianco come “il rapporto debito/Pil è destinato ad aumentare nel 2024-2025 a causa di un differenziale di crescita degli interessi meno favorevole e dell’effetto ritardato degli incentivi alla ristrutturazione delle abitazioni”. Il Superbonus avrà ancora in futuro un effetto negativo sui conti pubblici "poiché i crediti d'imposta per la ristrutturazione delle abitazioni, che erano già stati registrati secondo il principio della competenza nel disavanzo, inizieranno a riflettersi pienamente nel flusso di cassa". Questo è uno dei fattori, conclude la Commissione, che “è destinato a portare a un aumento del rapporto debito/Pil al 141,7% del Pil entro il 2025". Le ultime mosse del governo di voler stringere ulteriormente le maglie del superbonus sono dunque viste in modo positivo dalla Commissione dato che la misura "dal punto di vista dei conti pubblici italiani certamente si è mostrata molto, molto pericolosa", e "il governo fa bene a porvi rimedio", ha affermato il commissario Ue all'Economia, Paolo Gentiloni. Interessante sottolineare che la stessa Commissione Ue quando l’Italia, con il governo Conte, aveva introdotto la misura del superbonus e poi prorogata, aveva plaudito alla misura, senza neanche ipotizzare che un bonus al 110% forse, era un po’ troppo rischioso, per un Paese, come l’Italia che ha da sempre un debito estremamente alto. Ovviamente si sa che la Commissione Ue non può entrare nel merito di una decisione che spetta al governo di turno, ma visto che pareri e consigli nelle diverse relazioni (vedi: inserire una tassa sulla casa) non sono mancati, sarebbe stato opportuno che non si aspettasse il governo del 2024 per sostenere che si “fa bene a porvi rimedio”. Sulla questione è poi tornato ad esprimersi anche il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, che ha sottolineato come sul “debito, purtroppo, gravano per cassa negli anni prossimi gli effetti negativi del superbonus. D’altra parte i dati europei sul rapporto debito/Pil non incorporano gli effetti dei recentissimi provvedimenti che avranno effetti positivi sui conti”.


Crescita, inflazione e disoccupazione: Italia promossa

Accantonando la questione superbonus, le previsioni economiche di primavera dell’Ue hanno rivisto al rialzo le stime di crescita del Pil Italiano: 0,9% nel 2023 e 0,9% per cento nel 2024, mentre dovrebbe attestarsi all'1,1% nel 2025. Nelle precedenti previsioni economiche invernali, la Commissione aveva invece previsto una crescita dello 0,6% per il 2023, dello 0,7 % nel 2024 e dell'1,2% nel 2025. Crescita non brillante ma che supera quella della Germania, visto che per quest’anno il Paese vede una crescita dello 0,1% e della Francia che cresce dello 0,7%.

Buone notizie anche per l’inflazione che nel 2024 dovrebbe attestarsi nel nostro Paese all’1,6% e all'1,9% nel 2025, ampiamente al di sotto del target del 2%, obiettivo della Bce. Anche in questo caso le previsioni nel documento di primavere sono state riviste in positivo dato che in autunno la Commissione aveva stimato un’inflazione al 2% per il 2024 e al 2,3 % nel 2025. "Il forte calo dei prezzi dell'energia registrato nel 2023 e all'inizio del 2024 dovrebbe attenuarsi nel secondo trimestre. La riduzione dei prezzi alla produzione ha allentato la pressione sulla maggior parte delle componenti dell'inflazione, risultando più persistente nei servizi ad alta intensità di lavoro. Grazie agli effetti base, l'inflazione annuale è scesa al di sotto dell'1 per cento all'inizio di quest'anno e si prevede una ripresa moderatamente in futuro, raggiungendo un tasso annuo dell'1,6 per cento nel 2024 e dell'1,9 per cento nel 2025", specifica il rapporto della Commissione europea. Nell’Eurozona si prevede un aumento dei prezzi pari al 2,5% nel 2024 e del 2,1% nel 2025. Così facendo il livello ottimale di inflazione del 2% potrebbe essere raggiunto già nel 2025

Un’altra previsione che conferma quanto messo nero su bianco nel Def sono i livelli di disoccupazione che sono previsti in calo. La Commissione ha infatti previsto un’occupazione in salita dello 0,8% nel 2024 e del +0,4% l’anno prossimo. La disoccupazione continua a calare del 7,5% nel 2024 e del 7,3% nel 2025. Allo stesso tempo, “la crescita dei salari nominali è destinata a superare l'inflazione, in quanto i contratti nei servizi privati e nella pubblica amministrazione verranno rinnovati, incorporando parte dei passati aumenti dei prezzi", sottolinea il rapporto di Bruxelles, in linea con gli ultimi aggiornamenti sul lavoro pubblicati da Bankitalia.

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