"I mastini di Dallas": l'altra faccia del football

Quando nel 1973 "I mastini di Dallas" arrivò nelle librerie degli States, il presidente dei Dallas Cowboys - tra le più leggendarie squadre della NFL, la lega professionistica di football americano - marchiò subito il romanzo come "una colossale bugia" e il suo autore, Peter Gent, come "una mela marcia" che voleva solo infangare lo sport nazionale. 

Pubblicato ora in Italia da 66thand2nd, il libro continua però a essere considerato uno dei più fedeli ritratti dell'altra faccia del football americano e del resto Gent sapeva benissimo di cosa scriveva: già campione di basket al college,  prima di darsi alla letteratura era infatti stato negli anni Sessanta un giocatore professionista proprio dei Dallas Cowboys. 

Ecco allora che il racconto di Phil Elliott, protagonista di una storia lunga una settimana (dal lunedì precedente la trasferta a New York contro i Giants a quello successivo), diventa anche un viaggio nel lato nascosto dello sport più amato oltreoceano insieme con il baseball. Un mondo fatto non solo di durissimi allenamenti e più o meno complicati schemi da imparare a memoria, ma anche e soprattutto di trasgressioni in serie (a partire ovviamente dal sesso), fiumi d'alcol e manciate di pillole per vincere tanto il dolore quanto la paura. Con tra tante "bombe chimiche" una sola sostanza paradossalmente proibita e perseguitata tanto dalla legge quanto dai vertici della NFL: quella marijuana di cui Phil (definito dai giornali "le migliori mani dell'NFL") è assolutamente dipendente insieme con l'amico Seth Maxwell, quarterback e star indiscussa di quei non così tanto immaginari Dallas Cowboys.

Se non può non essere considerato un romanzo-scandalo, paragonabile per certi versi ai racconti autobiografici dell'ex calciatore Carlo Petrini (su tutti "Nel fango del dio pallone"), "I mastini di Dallas" non è però un libro contro il football americano, la cui dura bellezza è mirabilmente raccontata nelle pagine dedicate agli allenamenti e alla partita contro i New York Giants. Anzi, per assurdo può quasi essere considerato un manifesto a difesa dello sport in sé contro le distorte logiche del professionismo, arrivate nel football americano assai prima che in tutti gli altri sport. 

Con il principale "j'accuse" sputato addosso all'allenatore della difesa non da Phil Elliott ma da O.W. Meadows, uno dei suoi più animaleschi compagni di squadra, sull'aereo che li riporta a casa dalla trasferta di New York: "Per voi è tutto business, noi vorremmo che fosse ancora uno sport... Merda, mi faccio volentieri il culo per vincere. Più di tutti. Però quando sono stanco morto nell'ultimo quarto mi servono altri stimoli, non solo i quattrini".

Curiosità finale: dal libro è stato tratto nel 1979 l'omonimo film con Nick Nolte nei panni di Phil Elliott. 

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