Lifestyle
November 28 2014
Il nuovo protagonista che ci ha ospitato durante questo viaggio è Davide Bonazzi.
E' un nome che ho scoperto durante la ricerca di illustratori a cui fare un'intervista e, devo ammettere, che è balzato subito tra i miei preferiti.
Descrivi il tuo stile.
Chiaro, concettuale, surreale.
La ricetta per un’ illustrazione efficace
Credo che una buona illustrazione editoriale da un lato dovrebbe andare dritta al punto e comunicare il messaggio con chiarezza e al tempo stesso dovrebbe sorprendere il lettore, spiazzarlo, divertirlo, costruendo la scena in modo inaspettato, con uno stile che faccia leva sulla sua emotività. Un'illustrazione solo informativa o una solo bella a vedersi è incompleta.
Qual è stata la prima persona che ha creduto in te?
I miei genitori.
Che consiglio daresti a chi volesse intraprendere questa strada?
Soprattutto di non lasciarsi scoraggiare alle prime difficoltà e di vedere se stessi non come geniali artisti ma come divulgatori di concetti e storie. Può sembrare scontato ma vedo tenacia e umiltà come le risorse più importanti in questo lavoro.
E quale è stato il consiglio più utile che hai ricevuto?
Quello di non vivere il lavoro solo come lavoro, ma come una continua occasione per sperimentare, per crescere e per divertirsi.
Capitolo committenti: meglio italiani o esteri?
E' un confronto impari, chiaramente il mercato italiano è molto più ridotto di quello ad esempio degli Stati Uniti, che offre generalmente compensi più alti e molto più lavoro. Probabilmente all'estero c'è anche più rispetto e considerazione per la professione di illustratore, ma non vorrei generalizzare troppo. Ho comunque avuto e sto avendo ottime esperienze anche con committenti italiani.
Si può vivere tranquillamente facendo l’illustratore?
Sì, quando si inizia a lavorare con continuità è sicuramente un buon lavoro. Peccato solo la penosa condizione in cui i freelance a partita IVA si trovano in Italia.
A livello tecnico, quali sono gli step che ti portano ad una illustrazione completa, partendo chiaramente dall’idea o dal brief che ricevi da chi ti ha commissionato il lavoro? E quali software utilizzi principalmente?
Inizio facendo qualche disegnino su un foglio, scrivendo anche a parole i concetti che mi vengono in mente. Cerco di farmi venire più idee possibile e ne seleziono tre o quattro. Disegno nuovamente queste idee al computer con la tavoletta grafica in modo da avere dei bozzetti abbastanza chiari e accurati, in bianco e nero.
Invio le proposte al committente, via email ovviamente, il quale ne selezionerà una da portare avanti. Rifinisco questa immagine sistemando il disegno e i colori e consegno il lavoro definitivo.
Per le illustrazioni editoriali uso esclusivamente Adobe Photoshop, mentre per immagini destinate a video di animazione uso anche Illustrator.
Qual è stato, lavorativamente parlando, il “no” che hai ricevuto e che ti ha fatto crescere maggiormente e il “si” che ti ha cambiato la vita?
Un "no" che ricordo bene fu quello che ricevetti diversi anni fa da una casa editrice alla Fiera del libro per ragazzi di Bologna, quando ancora andavo in giro per gli stand cercando qualcuno disponibile a dare un'occhiata al mio portfolio. Da allora capii l'importanza di informarsi bene su cosa cerca un potenziale cliente o editore e l'inutilità di presentarsi a caso da chiunque sperando in un miracolo.
Un "sì" molto importante soprattutto a livello psicologico fu quello che mi diede l'Espresso nel 2010. Mandai un'email col mio portfolio in allegato e poche ore dopo mi risposero chiedendomi di illustrare un articolo. Lì vidi che forse avrei avuto qualche speranza di fare della mia passione un mestiere. Tuttavia i "sì" che mi hanno materialmente cambiato la vita sono quelli che ho ricevuto da committenti negli Stati Uniti.
Se avessi “carta bianca” cosa ti piacerebbe illustrare?
Scene movimentate di sport, soprattutto calcio e basket. Oppure soggetti ispirati al cinema.
Qualcuno ha mai “rubato” una tua illustrazione?
Che io sappia no.
Tu l’hai mai fatto?
Il mio stile è pieno di influenze, riconosco di avere debiti verso molti illustratori ma penso che sia normale in questo lavoro. A livello di idee invece sto molto attento a non copiare da nessuno e cerco di evitare i cliché. A volte vengono idee che sembrano originali ma che qualcuno ha già avuto, è questo il pericolo maggiore.
Che influenze credi abbia avuto il tuo stile e quali sono i tuoi maestri di riferimento?
Solo fra gli illustratori contemporanei potrei citare Shout, Emiliano Ponzi, Beppe Giacobbe, Tatsuro Kiuchi, Mark Smith, Noma Bar, Guy Billout, Adelchi Galloni. Andando più indietro credo di avere preso da Magritte, Edward Hopper e tantissimi altri artisti.
Non potendo più fare l’illustratore, quale sarebbe il tuo “Piano B”?
Temo di non averne uno, anche perché non so fare molto altro... Penso comunque che cercherei un lavoro che abbia a che fare con il graphic design. O magari sarebbe l'occasione per diventare un autore di fumetti.