Calcio
September 18 2024
Tra leoni e gattini, iperboli e metafore a corredo, Zlatan Ibrahimovic è riuscito nell'impresa di fare peggio del Milan di Fonseca nella serata deprimente del debutto in Champions League con sconfitta contro il Liverpool. Uno spettacolo non apprezzato nemmeno dai tifosi milanisti, quello di Ibrahimovic. Il battibecco in televisione con Zvonimir Boban e le frecciate lanciate a chi lo ha criticato per essere stato fisicamente lontano dall'Italia durante la sosta, con tecnico e squadra nel mezzo della bufera: prima di Milan-Liverpool è andato in scena lo Zlatan show con il problema che alle parole non sono seguiti i fatti.
Nonostante le rassicurazioni sulla condizione generale e sulla preparazione a un match duro come quello contro i Reds, infatti, il seguito della notte di San Siro è stato da incubo. Col risultato di rendere grottesche le dichiarazioni del plenipotenziario - boss si è definito - sul cui modo di interpretare il ruolo di dirigente sui generis più di qualcuno solleva dubbi.
Il Milan conosce Ibrahimovic da oltre un decennio e quindi ne sa apprezzare ogni spigolatura del carattere. Che è enormemente egocentrico, forte e spigoloso, carismatico dentro uno spogliatoio quando era calciatore, ma anche tutto da mettere alla prova in un ruolo che necessita maggior equilibrio e diplomazia. Senza evocare il Galliani dei tempi d'oro, è difficile immaginare Marotta o qualsiasi altro capo dell'area tecnica di un grande club esprimersi come Zlatan.
Siccome sta succedendo con una regolarità preoccupante, sarebbe forse utile prima di tutto al Milan una forma di stabilizzazione della situazione. A Cardinale piace la muscolarità con cui il suo "proxy" lo rappresenta in una piazza già logorata da mesi di delusioni e contestazione strisciante? E' quello che serve per l'immagine del club? Cementa il rapporto con i tifosi o, come parso nella notte di San Siro, contribuisce a dividere?
Può essere che Ibrahimovic diventi un grande dirigente in futuro. Oggi, almeno dal punto di vista della comunicazione, non lo è. Troppe gaffes, troppi personalismi, troppe parole ad affetto senza riscontro sul campo. Così non fa il bene del Milan e non è un dettaglio visto che è l'unico filo che lega (o dovrebbe farlo) il milanismo all'attuale proprietà.