Sport
April 15 2014
Non siamo ipocriti e quindi non staremo qui a sostenere di non esserci divertiti con il triangolo di sesso, corna e gol tra Icardi, Wanda Nara e Maxi Lopez. Storia troppo pruriginosa per non finire al centro della scena e che andremo avanti a seguire con giusto distacco, ma anche continuando a farci gli affari di chi non ha fatto nulla per proteggere la propria privacy e, dunque, non può ora reclamarla. È arrivato, però, il momento di dire basta alla pubblicità gratuita che viene fatta su tutto quanto circonda il triangolo amoroso e tocca in particolare i figli di Maxi Lopez, che di tutta questa vicenda sono vittime inconsapevoli di una storia comunque non a lieto fine (per loro come per milioni di bambini protagonisti delle separazioni dei genitori).
Basta foto, commenti, notizie che li riguardino. Non dovrebbe essere uno sforzo eccessivo rinunciare alla pubblicazione del copioso materiale che mamma e nuovo compagno mettono in rete quasi quotidianamente (e che ha già spinto Maxi Lopez a citare in giudizio "Wandita", ndr). Foto di cattivo gusto, magliette ostentate, vacanze e sorrisi incolpevoli regalati a tutti per vendicarsi dell’altro. Alzi la mano chi di voi mette materiale dei propri figli sui social se non in comunità chiuse, protette e sempre col timore che possano finire in chissà quali mani. È arrivato il momento di dire basta e passare oltre. Lo impone la coscienza, oltre che quel poco di deontologia che ancora si riconosce alla categoria dei giornalisti.
Esiste un documento che si chiama "Carta di Treviso", scritto apposta per tutelare i minori nell’esercizio legittimo del diritto di cronaca e della libertà di stampa. È un documento in cui si afferma con forza “che in tutte le azioni riguardanti i minori deve costituire oggetto di primaria considerazione il maggiore interesse del bambino e che perciò tutti gli altri interessi devono essere a questo sacrificati”. C’è un paragrafo che riguarda proprio il racconto di vicende che portino alla separazione/divorzio di genitori che siano anche personaggi pubblici. Prescrive che, fermo restando il diritto di cronaca e di critica,“occorre comunque anche in questi casi tutelare l’anonimato del minore per non incidere sull’armonico sviluppo della sua personalità, evitando sensazionalismi e qualsiasi forma di speculazione”. E’ arrivato il momento di dire basta. E non per una questione di buon gusto.
Segui @capuanogio