Il Comune di Milano e la poca chiarezza sul settore degli affidi familiari
Potrebbe essere la più grande (ed encomiabile) «operazione trasparenza» sul controverso fenomeno degli affidi familiari in Italia. L'interrogazione appena presentata al Comune di Milano da Riccardo De Corato, consigliere di Fratelli d'Italia e a lungo vicesindaco della città, oltre che senatore, è lunga e dettagliata. Come un affilato fascio di luce, il documento punta a tutti i temi fondamentali della materia, e cerca di superare la tradizionale opacità italiana del settore. Con 17 domande facili da capire per tutti, De Corato (che è anche assessore regionale alla Sicurezza) chiede alla giunta guidata da Beppe Sala numeri, dati, spesa, ma anche nomi, curricula e verifiche. In una parola: chiarezza.
Indirizzata all'assessore alle Politiche sociali Gabriele Rabaiotti, l'interrogazione di De Corato inizia chiedendo quanti siano i minori seguiti dai servizi sociali del Comune di Milano, quanti tra loro siano considerati invalidi, e come ne sia cambiato il numero negli ultimi dieci anni. Domanda poi «quali e quanti controlli siano stati fatti sull'operato e sui costi dei servizi sociali» da parte del municipio. Vuole sapere se negli ultimi cinque anni, nei confronti degli assistenti sociali, siano stati presentati esposti o denunce alla magistratura o al Garante regionale dell'infanzia, e con quali risultati. Chiede se ci siano ragazzi che sono vengono seguiti dai servizi sociali anche dopo essere divenuti maggiorenni, e perché questo sia accaduto o continui ad accadere. De Corato domanda anche quanti siano stati «i tentati suicidi e i suicidi nel Comune di Milano per fascia d'età negli ultimi 10 anni».
L'ex sindaco passa poi al tema della trasparenza amministrativa, un capitolo davvero dolente del settore degli affidi minorili. De Corato chiede «quali e quanti servizi relativi ai servizi sociali vengano affidati in subappalto dal Comune, e a chi», ma pretende chiarezza anche su come vengano decisi. Il consigliere cerca quindi di penetrare in uno dei grandi misteri del sistema degli affidi, praticamente non sottoposto ad alcuna sorveglianza, e domanda alla giunta quanti siano i minori rinchiusi nelle case-famiglia, da quanto tempo si trovino in questa condizione, e quali ne siano i costi economici per il Comune. De Corato chiede la spesa in dettaglio: vuole conoscere anche se i prezzi delle strutture private dell'accoglienza dei minori siano tutti uguali o differenziati tra loro, e il perché.
Parrà strano, e vergognoso, ma questo è un dato tra i più segreti, in Italia: nessuno sa quanti siano i bambini e i ragazzi sottratti alle famiglie e dati alle case-famiglia, ed è per questo se da tempo se ne parla come di un cinico business. Le stesse istituzioni non sembrano curarsi del problema. Nel 2018 l'allora ministro della Giustizia, il pd Andrea Orlando, tentò una rara operazione trasparenza, che però non andò a buon fine. Si può credere (e si spera, ovviamente) che la stragrande maggioranza delle strutture dell'accoglienza sia gestita da amministratori seri e competenti. Resta il fatto che i costi di gestione sono spesso alti, e che lo stillicidio di notizie relative ad abusi e malversazioni è continuo. Ma l'opacità è perversa e funzionale: perché serve proprio a coprire le patologie del sistema.
Uno studio a campione del Garante nazionale dell'infanzia e dell'adolescenza, nel 2015, ipotizzò due numeri sconvolgenti: i minori affidati ai servizi sociali in totale risultavano 457.453. Tra di loro, quelli che avevano subito presunti maltrattamenti e pertanto era ipotizzabile fossero stati allontanati da casa per essere affidati ad altre famiglie o a strutture d'accoglienza, erano 91.272. Un numero impressionante: l'equivalente di tutti gli abitanti di una città come La Spezia.
Per i minori milanesi allontanati dalle loro famiglie, il cui numero è purtroppo sconosciuto, De Corato non si limita alla richiesta di un numero, ma vuole conoscere dal Comune quali siano i costi d'affido, in quali case-famiglia siano stati collocati, e chiede l'elenco dei nomi delle strutture e la totale trasparenza sui nomi di chi compare nei loro consigli d'amministrazione. L'ex vicesindaco vuole sapere anche «quali controlli siano stati eseguiti su queste strutture negli ultimi cinque anni, e con quali risultati». L'ultima domanda riguarda il curriculum vitae degli assistenti sociali milanesi: De Corato vuole sapere perché non venga pubblicato sul sito del Comune.
L'interrogazione è ora sul tavolo dell'assessore competente, ma in realtà coinvolge tutta la giunta di Beppe Sala. La scelta della piena trasparenza dovrebbe essere un punto d'onore, per un'amministrazione di sinistra. E l'interrogazione potrebbe essere anche un esempio concreto da seguire in tanti altri Comuni italiani, visto che il Parlamento, dopo aver approvato all'unanimità lo scorso luglio un commissione bicamerale d'inchiesta sul fenomeno degli affidi minorilie delle case-famiglia, non ha l'ha mai insediata. Non sono mai stati nominati nemmeno i 20 senatori e i 20 deputati che dovrebbero farne parte. Nessuno evidentemente vuole indagare, a livello nazionale. Vedremo se lo farà il Comune di Milano, o se a De Corato e a tutti noi opporrà lo stesso indecoroso muro di gomma.
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