IIT, la sfida a Boston parte dagli Erzelli
Fra non molti anni, la differenza starà solo nella lettera "I", l’iniziale del nome. L’Iit, Istituto italiano di tecnologia, infatti, è il rivale italiano del Mit, Massachusetts institute of technology, eccellenza mondiale. E dalla collina di Erzelli, dove si trova il primo, sta sfidando Boston, dove ha sede il secondo, a colpi di innovazione scientifica. Non fantascienza perché nell’istituto italiano, che ha appena festeggiato il suo decennale sotto la direzione del fisico Roberto Cingolani, l’innovazione è di casa.
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Tanto che il governo ha scelto proprio l’IIT, fra non poche polemiche, come capofila del progetto Human Technopole che sorgerà su parte dell’area Expo con un finanziamento di 150 milioni, decisamente alto per gli standard della ricerca pubblica italiana, e la missione di lavorare a tecnologie che ci semplificheranno la vita. A partire da robotica e neuroscienze, segmenti nei quali l’istituto genovese è leader: «Al di là delle discussioni, siamo felici di aver realizzato un modello esportabile e di grande appeal per le partnership d’impresa», ricorda Cingolani.
«Ci sono 166 invenzioni attive generate dall’istituto, per 356 domande di brevetto in portafoglio, di cui più del 20 per cento in licenza a imprese come Nikon, Mug e molte altre. L’altro aspetto interessante sono le 300 nuove assunzioni rispetto all’inizio, molte delle quali finanziate grazie alle competizioni vinte e alle partnership internazionali e dunque non con soldi pubblici». Eppure l’azienda mantiene anche un saldo coté genovese: su 12 startup incubate, infatti, ben 11 arrivano dalla provincia. E alcune di loro camminano già da sole, grazie a un costante trasferimento di tecnologia dalla casa madre.
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