«Il Covid ha acceso i riflettori sui servizi essenziali: sanità e scuola pubblica»
Panorama ha deciso di chiedere ai presidi delle scuole italiane come stanno reinventando i propri istituti in vista di settembre. Una missione complessa, in cui rischiano in prima persona, da cui dipende il futuro del Paese.
- Parla Anna Lena Manca, dirigente dell'Iiss Don Tonino Bello di Tricase (Lecce): «Con personale in più il gruppo classe rimarrebbe integro. Ma per rispettare il distanziamento lo divideremmo in sottogruppi, che lavorerebbero in parallelo».
«Noi abbiamo richiesto "personale Covid". E se non arriverà dallo Stato, la Regione Puglia è pronta a mettere a disposizione risorse finanziarie». Anna Lena Manca, dirigente dell'Iiss Don Tonino Bello di Tricase (Lecce) è tutto sommato ottimista: la sua scuola è preparata alla riapertura di settembre. I 646 studenti del suo istituto tecnico e professionale nel cuore del Salento, che ora ospita anche un liceo, potranno tornare sui banchi in relativa sicurezza. Preside da 12 anni, Manca è una donna di grande esperienza e grande equilibrio. Panorama l'ha intervistata per capire come è riuscita a organizzarsi.
A settembre riuscirete a riportare tutti gli studenti in presenza?
«Ci stiamo lavorando. Il nostro istituto ha la sede principale a Tricase e una secondaria ad Alessano. Avendo aule a disposizione ad Alessano, stiamo lavorando per abbassare lo stress della sede principale spostando qualche classe nella sede secondaria».
Quali sono le vostre necessità?
«Abbiamo bisogno di assistenti tecnici, per risolvere i problemi tecnologici, ma anche per fare in modo che i laboratori siano usati in piccoli gruppi. I laboratori sono il fulcro di questo tipo di istruzione».
E i bidelli?
«Sì, abbiamo bisogno di potenziare anche loro. I servizi igienici devono essere accuratamente sanificati, i corridoi devono essere ispezionati, gli ingressi devono essere tenuti sotto controllo... Paradossalmente un dirigente potrebbe anche non esserci, ma il personale è fondamentale».
Questa vicenda rappresenta insomma una rivincita dei bidelli?
«Diciamo che lo Stato italiano ha investito pochissimo nella scuola e invece il Covid ha fatto comprendere che la scuola, oltre al ruolo educativo, ha anche un ruolo sociale. Le famiglie devono poter andare al lavoro con la tranquillità di sapere che i loro figli sono in un ambiente protetto. Se posso, vorrei aggiungere un'altra considerazione».
Certo che può.
«Il Covid ha acceso i riflettori sui servizi essenziali: sanità e scuola pubblica. Noi siamo molto orgogliosi dei risultati ottenuti dalla Puglia in questo frangente, perché siamo riusciti a contenere il contagio con molta abnegazione. E speriamo di riuscire a farlo anche in questi giorni in cui stanno arrivando tanti turisti. Negli ultimi tempi in provincia di Lecce si sono verificati alcuni contagi, mentre prima eravamo a zero».
Tornando alla scuola, lei riuscirà ad accogliere tutti, vero?
«Sì. Ho chiesto alcuni banchi in più, alcuni di ultima generazione. Li stiamo attendendo per la prima decade di settembre: noi inizieremo la scuola il giorno 24. Comunque pochi giorni fa il ministro Lucia Azzolina è venuta in Puglia per un incontro con la dottoressa Anna Cammalleri, il direttore generale dell'Ufficio scolastico regionale».
Mi risulta sia molto brava.
«Qui abbiamo il miglior direttore generale che potessimo avere. Con la dottoressa Anna Cammalleri il raccordo è stato stretto: ad horas».
Quindi non vi siete sentiti abbandonati?
«Assolutamente no. E ancora adesso c'è un confronto costante. La dottoressa Cammalleri è riuscita a realizzare una collaborazione stretta con l'Assessorato. E già prima del Covid aveva realizzato tantissime misure, tipo la formazione digitale di ultima generazione, ma aveva lavorato anche su nuove metodologie di insegnamento. Tutte iniziative che con il Covid ora ci sono tornate utilissime».
Prevedete di ricorrere ancora alla didattica a distanza?
«La didattica in presenza resta il canale di comunicazione privilegiato. Però in caso di necessità, potremmo avere bisogno di tornare alla didattica a distanza. Soprattutto per i percorsi extra-curriculari o per le attività pomeridiane per i ragazzi che abitano lontano dalla scuola. O ancora per recuperare la frazione oraria qualora l'unità oraria dovesse essere più breve».
Intendete fare ore più brevi di 60 minuti?
«No, vogliamo lasciarle a 60 minuti. Però potrebbe essere necessario accorciarle se i trasporti pubblici non riuscissero a supportare gli ingressi e le uscite diversificati. In quel caso, la frazione oraria potrebbe essere recuperata in didattica a distanza delle varie discipline».
E il personale che avete richiesto arriverà?
«Sembrerebbe di sì. Ci hanno detto che sarà privilegiata la scuola dell'infanzia e la primaria. Sappiamo che la Regione Puglia è pronta a mettere a disposizione risorse in più. Con personale in più il gruppo classe rimarrebbe integro, diviso in piccoli gruppi in modo da rispettare il distanziamento, che però lavorerebbero in parallelo».
La situazione dunque non è tragica?
«È difficile, ma non tragica. Noi siamo resilienti. Ci aspettiamo di accogliere i nostri nostri studenti il 24 settembre, però dobbiamo tenere tutti i canali aperti. Potrebbe anche capitare un altro anno come quello appena terminato».
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