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November 10 2015
Per Lookout news
L’esplosione dell’Airbus 321 della compagnia russa Metrojet, avvenuto il 31 ottobre mentre era in volo da Sharm el-Sheikh verso San Pietroburgo, rende una missione impossibile il rilancio del turismo in Egitto, la voce più importante dell’economia del Paese. Il Regno Unito e la Russia hanno fatto rientrare in patria i propri cittadini che si trovavano a Sharm el-Sheik, sospendendo per motivi di sicurezza tutti i voli con il Sinai. E presto questa decisione potrebbe essere presa anche da altri Stati.
L’avvento dei militari al potere con la destituzione dell’ex presidente Mohamed Morsi nel luglio del 2013, non ha dunque garantito all’Egitto quella sicurezza su cui il popolo sperava per far ripartire l’economia. In calo già dalla rivoluzione del 2011, il turismo non è più riuscito a risollevarsi. Secondo gli ultimi dati citati dall’agenzia Reuters, nel 2014 sono stati 9,9 i milioni di turisti stranieri che hanno visitato il Paese, quasi cinque milioni in meno rispetto ai 14,7 del 2010.
Aspettarsi almeno 10 milioni di visitatori entro la fine del 2015, come aveva pronosticato poco tempo fa il ministero del Turismo egiziano, appare adesso francamente impossibile. Il disastro aereo del volo russo in cui hanno perso la vita 224 passeggeri, sommato agli attacchi dei gruppi jihadisti della coalizione “Wilayat” (Provincia del Califfato nel Sinai) nel Sinai e alle tensioni che quotidianamente attraversano Il Cairo e altre città in cui la resistenza dei Fratelli Musulmani non si è mai sopita, fanno dell’Egitto un Paese con molte aree instabili in cui è elevato il rischio di rimanere coinvolti in attentati o scontri a fuoco.
Le grandi piramidi, emblema della maestosa civiltà egizia, da attrattiva internazionale sono diventate dei luoghi pressoché abbandonati. Dove un tempo arrivavano visitatori da ogni parte del mondo, oggi non restano che pochi beduini e mercanti e guardie a protezione di un tesoro che dovrà attendere molto a lungo prima di poter tornare a splendere come una volta.