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February 22 2018
Da soli non bastano a se stessi e anche per questo i toni sono cambiati.
Da movimento del Vaffa a partito di governo, dove le giacche di Luigi Di Maio dettano la linea. Un cambio anche dal punto di vista della comunicazione che mostra la direzione che il Movimento 5 stelle ha intrapreso da tempo per non bruciarsi l’opportunità di salire al governo.
In queste ore, il leader sta chiudendo la lista del primo esecutivo pentastellato che potrebbe essere annunciato venerdì prossimo alla chiusura Roma, della campagna elettorale per le elezioni politiche del 4 marzo.
Attualmente il Movimento 5 Stelle pur essendo nei sondaggi la lista con più voti è anche quella con meno capacità di comporre intorno a se una maggioranza.
Quindi, anche nell’ipotesi, che Sergio Sergio Mattarella affidasse a Di Maio un mandato esplorativo, la strada sarebbe tutta in salita, molto ripida.
Intanto, perché i grillini si presentano ai futuri alleati con una lista di ministri blindati e poi perché i due partiti che finora non hanno disdegnato un’ipotesi di alleanza con Di Maio - Lega e Liberi e Uguali - sono, evidentemente tra loro incompatibili. È in effetti assurdo ipotizzare un governo M5S – Leu –Lega.
Quindi i grillini sarebbero costretti, per puntare al governo, ad allearsi con la Lega. Matteo Salvini è dato almeno al 13% e porterà con sé un numero di parlamentari assai maggiore di quanti ne potrà offrire Grasso con lo striminzito 6 per cento di Liberi e Uguali.
Il Movimento 5 Stelle e la Lega, che in Europa sono considerate forze antisistema, in Italia potrebbero trovare un facile accordo su temi come l’immigrazione, le politiche fiscali, il reddito di cittadinanza, l’abolizione della legge Fornero.
Senza contare che il Movimento 5 Stelle ha l’intenzione di istituire il Ministero dei Bambini che lascia presagire anche un’attenzione alle politiche per la famiglia, tema caro alle forze di centrodestra.
Nonostante la vicinanza su alcuni temi, da questa alleanza con i 5 Stelle si è però sfilata pubblicamente Giorgia Meloni che ha voluto ribadire la serietà dell’impegno firmando il patto anti – inciucio.
Le cose però potrebbero andare diversamente. Perché Mattarella potrebbe non apprezzare che il Paese finisca in mano a due forze fortemente anti europeiste. In questa fase una svolta fondamentale potrebbe arrivare dalle votazioni per l’elezione dei Presidenti delle due Camere. È lì che si misureranno le prime prove di maggioranze parlamentari e l’imbarazzo potrebbe essere superato da un accordo trasversale tra le altre forze in campo, capace di annientare la (possibile) maggioranza grillina.
A quel punto però, bisognerebbe prepararsi a un periodo di alta tensione parlamentare.
Nel quale i 5 Stelle, ancora una volta, potrebbero auto-definirsi come come vittime del "sistema degli inciuci".
Si troverebbero di fronte a un governo probabilmente investito solo di pochi scopi parziali, come la legge di bilancio e una revisione della legge elettorale, possibilmente migliore di quella uscita dall’ultima legislatura, per non ricadere in questo pantano in caso di elezioni anticipate, che comunque non saranno ad ottobre di quest'anno come molti stanno ipotizzando.