Lifestyle
June 18 2018
Alcuni suonano familiari, però contengono ingredienti esotici come i luoghi in cui sono stati inventati. Altri nascondono la ricetta dentro nomi che evocano approdi tropicali, rifugi di pace accarezzati dalle onde. Ci sono i classici rivisitati con i liquori e i succosi frutti della zona, sperimentazioni ardite accanto a ricette segrete, da indovinare mentre un sorso tira l’altro. Una fuga ai Caraibi non è soltanto un pellegrinaggio verso spiagge bianche e tramonti infiniti su acque diafane, ma un viaggio intorno a cocktail capaci di raccontare, rendendolo liquido, il carattere dell’isola in cui si bevono. Ne abbiamo scovato venti, abbinandoli a ristoranti, bar, resort di lusso o chioschetti sulla sabbia dove andare a colpo sicuro per un brindisi indimenticabile. Di ognuno, sono indicati gli ingredienti, quasi sempre acquistabili nelle migliori enoteche italiane oppure on line. Per riprodurre il drink preferito a casa, anche subito. O attendere il ritorno dalle vacanze e diluire la nostalgia dentro un bicchiere.
Dove berlo: BodyHoliday, Santa Lucia
L’ideale per calarsi in pieno nei profumi e nei sapori dell’isola: la base è il rum locale Chairman’s Reserve, a cui va aggiunta anche una parte della sua variante Spiced, speziata. Completano la ricetta del succo di frutto della passione più sciroppo di zenzero. Abbiamo davanti una versione rivista del Mai Tai, servita in un resort dentro una baia circondato da giardini tropicali e foreste pluviali. L’apoteosi della pace.
Dove berlo: Fairmont Royal Pavilion, Barbados
Prendete una caipirinha e poi dimenticatevene: qui non siamo in Brasile, ma in un romantico cinque stelle alle Barbados. E c’è una doppia vodka, al peperoncino e all’ananas, al posto della cachaça d’ordinanza. Via il distillato ottenuto dalla canna da zucchero, dentro il brown sugar: si procede per analogie e sostituzioni. Manca ancora un po’ di succo di lime fresco e il piacere è servito davanti a un paesaggio dalla bellezza struggente.
Dove berlo: Fairmont Southampton, Bermuda
La presenza della ginger beer potrebbe riportare nei confini del delizioso Moscow Mule, ma l’architrave alcolico non poggia sulla vodka, bensì su un rum della zona, il Gosling’s Gold Seal. In un bicchiere dal collo lungo, generosamente riempito di ghiaccio, entrano poi della limonata, tre foglie e un rametto di menta che accarezzano delicatamente il vetro per aumentare la sensazione di freschezza a ogni sorso.
Dove berlo: Rendezvous hotel, Santa Lucia
In questo resort tutto dedicato a moltiplicare gli angoli di privacy per le coppie, specie quelle in luna di miele, il barman ha ideato un cocktail per sposini, servito durante un party organizzato di norma ogni martedì. La composizione è semplice, riproducibile ovunque, ma d’impatto al palato: tre parti di rum con spezie, due di succo di lime fresco, una di sciroppo di canna da zucchero, mescolate con vigore.
Dove berlo: Nikki Beach, Barbados
Sì, avete letto bene, non siamo scivolati all’improvviso sull’ovvio, su una totale banalità. È doverosa una tappa in un drink iconico, inventato a Cuba, adorato dallo scrittore Ernest Hemingway e immancabile nei menu dei bar di ogni latitudine. In quest’angolo dei Caraibi lo si personalizza con il rum Mount Gay, orgoglio di un’azienda fondata nel 1703, e si completa con la più pura, basilare ortodossia: menta fresca e lime.
Dove berlo: Soggy dollar bar, Jost Van Dyke, Isole Vergini Britanniche
Parliamone. Vi trovate in paradiso, con i piedi immersi in una delle spiagge più bianche dei Caraibi: c’era davvero bisogno di un cocktail che, già dal nome, promette di uccidere qualsiasi pena? A quanto pare sì, visto che esiste dal 1970 e ha reso celebre il locale affacciato sull’acqua che lo ripropone ogni giorno. Ingredienti scacciapensieri: rum scuro Pusser’s, succo d’ananas, d’arancia e di cocco, più una spolverata di noce moscata.
Dove berlo: Sunshine’s bar, Nevis
La traduzione è tutto un programma: «Ape assassina». Sarà perché a pungere in modo fatale è il rammarico di non poterlo copiare. Su quest’isola riconoscibile dall’omonima montagna alta quasi mille metri, dietro il bancone si tramanda gelosamente il segreto. I bene informati ipotizzano che si tratti di un incrocio di rum (sull’etichetta, buio pesto), succo di frutto della passione e d’arancia, più acqua tonica, miele, noce moscata e pepe.
Dove berlo: Bonito, St. Barth
La meta, è noto, rimane estremamente esclusiva. E siamo dentro uno dei ristoranti più chic di Gustavia, il cuore modaiolo dell’isola. Con coerenza, il cocktail bandisce rum o vodka ma è a base di bollicine: di champagne in due varianti, brut o rosé. In aggiunta, come dichiara il menu, cetriolo fresco, foglie di basilico, succo di limone e una fetta d’anguria tagliata a forma di bastoncino. Goduria fluida d’estate.
Dove berlo: Coconut Grove, Antigua
Questo ristorante e bar sulla spiaggia ha tutte le carte in regola per piantarsi nei ricordi di chi lo frequenta: «È il prototipo di quello che un locale ai Caraibi dovrebbe essere», per citare la recensione del quotidiano inglese The Times. E il cocktail qui più gettonato, «l’originale», fa convivere nello shaker tre parti di rum bianco aborigeno English Harbour, una di rum aromatizzato al cocco, più ananas, liquore di melone e un cubetto di ghiaccio.
Dove berlo: Rum Point Club, Grand Cayman
L’ispirazione viene dal gelo, dal sollievo dolce di un White Russian. Al posto della classica crema, c’è un tocco d’Irlanda, una discreta dose di Baileys Cream. Facile da reperire dappertutto, così come l’altro pilastro di questo drink, naturale antidoto all’afa: l’Absolut vodka. Completa il tutto il Kahlúa, liquore messicano a base di rum e caffè. Ciliegina, cannuccia e via: il giro del mondo in un bicchiere è pronto.
Dove berlo: La Suite Villa, Martinica
Andate in questo cinque stelle di charme con superlativa vista spiaggia per sorseggiare il rito preserale delle Antille francesi: un mucchietto di brown sugar sciolto dentro rum bianco su un letto di ghiaccio, con un quarto di lime spremuto sopra. È un bicchierino, la tradizione vuole che lo si butti giù in un sorso. Poi, sedetevi a tavola e scegliete il menu degustazione del ristorante per continuare un percorso che coccola i sensi già ammorbiditi dall’alcol.
Dove berlo: Jack’s beach bar, Bequia, St. Vincent e Grenadine
L’assonanza è evidente: è una deviazione isolana della piña colada, colonna etilica del Porto Rico. In quest’arcipelago delle Antille restano la crema di cocco e il succo d’ananas fresco del drink originale, ma mescolato con banane, graviola (frutto abbondante da queste parti) e rum locale. Per la guarnizione, noce moscata e carambola, altro frutto della zona, tagliato a forma di stella.
Dove berlo: Lone Star, Barbados
Arrivati fino a questo punto, avrete capito che nulla è ovvio nel nostro tour liquido per i Caraibi. A rinverdire, arrossire, ingiallire il Daiquiri, provvede l’aggiunta di freschissimi frutti tropicali. Che, da comprimari, diventano la nota distintiva assieme a rum, succo di lime e sciroppo di zucchero di canna. Lo trovate dappertutto: nel boutique hotel Lone Star potete sorseggiarlo in una palafitta sospesa sulla spiaggia.
Dove berlo: Lulú Tasting Bar, Repubblica Dominicana
In uno dei migliori indirizzi di Santo Domingo che propone anche bocconi della cucina italiana, il tasting, l’importanza di degustare, è richiamata fin nel nome. D’altronde, papille distratte non coglierebbero le tante sfumature custodite in vetro: rum Bacardi invecchiato per otto anni, vino bianco francese, il Lillet, succo d’ananas (usata anche come guarnizione), sciroppo di basilico e una spruzzata di limone.
Dove berlo: CocoMaya, Virgin Gorda, Isole Vergini Britanniche
Non c’è troppo da aggiungere, giacché i protagonisti sono evidenti: bollicine, più il frutto tropicale lychee (o litchi) e succo di zenzero per stemperare il dolciastro con una nota pungente. Al resto, provvede l’atmosfera: grandi capanne di legno tra le palme, poltroncine di design che affondano nella sabbia e una clientela rilassata ma di stile.
Dove berlo: Delirius, Santa Lucia
Aperto dieci anni fa, questo bar con barbecue è uno dei rifugi in cui tirare tardissimo nel villaggio Rodney Bay, polo della movida sull’isola. Un delirio, per l’appunto. Per sveltire la notte, ecco foglie di timo infuse nel rum, un purè di papaya, un accenno di mango, sciroppo di zenzero fatto in casa, succo d’ananas e una scorzetta d’arancia: «Un party» promette il barman «che si scatena dentro la bocca».
Dove berlo: Señor Frog’s, Bahamas
Non lasciatevi ingannare dai pregiudizi: siamo sì in una catena messicana che vende anche abiti e ha aperto sedi in mezza America, da Las Vegas a Porto Rico, ma nella vibrante capitale Nassau spicca questo «signature drink»: rum invecchiato Don Q, ancora un po’ di rum ma aromatizzato al cocco, liquore di banana, succo d’arancia e di ananas, uno spruzzo di granatina. Il bicchiere è vasto, cannuccia e ombrellino sono d’ordinanza.
Dove berlo: 1609, Bermuda
Il nome, «più buio e tempestoso», sembra uscire da un romanzo d’avventura, evoca una caccia al tesoro inseguiti dai pirati. A mantenere l’atmosfera, provvede il bar che guarda il porto e i velieri all’orizzonte; alla tinta dark ci pensa il rum scuro, accostato con ginger beer fatta in casa, succo di lime e sciroppo semplice. Comunque, il locale è al coperto: così, se comincia a diluviare, nemmeno la pioggia schiarisce il drink.
Dove berlo: The Aquarium, Grenada
Di un azzurro tenue, come l’acqua in cui si specchia il cielo dei Caraibi. Freddo come un iceberg, perché certi giorni l’afa soffoca e c’è bisogno vitale di refrigerio. Quattro gli ingredienti, succo di lime, rum bianco e due liquori, il Blue Curaçao (arriva da un’isola nei dintorni) e il Triple sec. Viene presentato con una ciliegia e due spicchi rotondi di limone, nel sapore prevalgono i sentori di arancia.
Dove berlo: Cafe Havana, Tobago
Un’altra invitante variazione sul tema dell’intramontabile mojito: dietro il bancone del bar del Bacolet Beach Club, tra le acque chete dell’esotica e selvaggia Bacolet Bay, tutto ruota intorno al mango freschissimo. A cui si affiancano altri attori molto protagonisti: rum Bacardi, menta, succo di lime, qualche goccia d’acqua tonica e di sciroppo semplice. L’effetto wow all’assaggio è garantito.
Granatina, questa sconosciuta
Non è una versione mignon del dessert tipico della Sicilia, ma uno sciroppo analcolico ricavato dal melograno con l’aggiunta di zucchero.
Doppia sfumatura di rum
Ottenuto partendo dalla melassa della canna da zucchero, in origine è chiaro. Quello scuro prende il colore dalle botti in cui viene lasciato riposare.
Il fascino pepato dello zenzero
Accanto ai frutti tropicali, è quasi onnipresente nei cocktail serviti ai Caraibi. È una pianta erbacea, da cui si ottiene un succo speziato. La sua radice è la base della ginger beer.
Basta un po’ di zucchero (scuro)
Il brown sugar, molto popolare in America, non è zucchero di canna (anch’esso marrone), ma zucchero tradizionale a cui viene aggiunta della melassa.
Questo articolo è stato pubblicato su Panorama numero 26 del 14 giugno 2018 con il titolo "Il giro dei Caraibi in 20 cocktail”.