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July 16 2013
La “quadra” alla fine l’ha trovata il presidente dei deputati Pdl, Renato Brunetta: Roberto Calderoli ha sbagliato ma non si deve dimettere. E però nel day-after dell’insulto del vicepresidente del Senato al ministro dell’Integrazione Cécile Kyenge il malessere nel Pdl rispetto a quello “strano” alleato che è diventata la Lega Nord non accenna a diminuire.
“Questi la mattina ammiccano al governo, il pomeriggio danno sugli stinchi al Pdl e la sera danno addosso al governo... e poi ti mettono su questo circo Togni contro il ministro Kyenge ...”, si sfoga, sotto forma di
anonimato un parlamentare di rango, berlusconiano della prima ora. Che non ha affatto apprezzato “il tono aggressivo del capogruppo Giancarlo Giorgetti nei confronti di Silvio Berlusconi il giorno in cui Brunetta ha
chiesto la sospensione dei lavori parlamentari”. Esce invece allo scoperto Sergio Pizzolante, deputato Pdl, capogruppo alla commissione Lavoro di Montecitorio: “Si può essere alleati al Nord e avversari a Roma rispetto
al governo di larghe intese, ma su Berlusconi non si scherza! Se insistono a dire Roberto Maroni e Giancarlo Giorgetti che le vicende di Berlusconi sono fatti personali e non politici, allora si rimette in discussione tutto anche alle Regioni del Nord, dove la Lega grazie alla nostra alleanza ha tre presidenti”.
Pizzolante, un quarantenne, ex socialista, l’ultimo craxiano rimasto alla Camera, esprime apertamente quello che si dice nelle segrete stanze del Pdl, in questi giorni che precedono “il giudizio universale” del 30 luglio della Cassazione nel processo Mediaset.
Di fatto, solidarietà a Berlusconi è venuta pubblicamente solo da Umberto Bossi che in un’intervista a Panorama.it ha dichiarato: “Non so come finirà, io so però che Berlusconi è un combattente”. Al malessere nel Pdl dalla Lega si risponde così: “Noi siamo arrivati al punto che una parte del Pdl ha fatto sua le battaglie del Pdl come la legge contro l’omofobia, lo svuotacercari ecc. Possiamo reggere questo atteggiamento nei confronti del nostro elettorato? Così come possiamo sopportare che il Pdl nemmeno ci consulti prima di decidere per la sospensione dei lavori in aula. Ci vuole pari dignità nei rapporti”, ribatte alle accuse il segretario d’aula a Montecitorio, Massimiliano Fedriga, uno dei trentenni più promettenti del nuovo corso maroniano.
Intanto, dopo “il circo Togni” (parola di deputato pdl) inscenato da Calderoli, una sorta di tregua regna tra i due alleati-non alleati. Prima che Brunetta trovasse la “quadra”, la mina in realtà l’aveva disinnescata ieri sera lo stesso Maroni, quando con un secco comunicato ha stoppato la polemica ricordando al premier Enrico Letta, che lo aveva di fatto invitato a far dimettere Calderoli, che si usava l’affaire orango per “coprire” l’affaire kazako. E le parole di un ex ministro dell’Interno, molto autorevole, quale è stato Maroni non sono certo passate inosservate.
Anche se nel Pdl non è certo piaciuto quel passaggio in cui Maroni dice che a suo avviso è difficile che un ministro dell'Interno in casi di questo genere non fosse stato coinvolto. Ma quello del segretario leghista e governatore lombardo è suonato pittosto come un attacco a Enrico Letta che lo aveva sfidato anche sull'Expo. Anzi, nella Lega sussurrano che "che qualcuno, in colegamento con il partito di Repubblica l'abbia voluta "tirare ad Alfano per far cadere l'attuale quadro politico". Riflessione simmetrica a quella che viene fatta in ambienti di centrosinistra. A difesa di Alfano il leader dei Moderati, alleati del Pd, Giacomo Portas che però sottolinea: “Alfano ha sbagliato a non dire a sua difesa che questo governo è stato preceduto da 60 giorni di vuoto politico e nel vuoto tutto può succedere...”. Ma i riflettori sono ormai tutti proiettati sul 30 luglio e quel giorno “su Berlusconi non si scherza!”.