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August 01 2012
“Rome wasn’t buit in a day”, recita un noto proverbio anglosassone che invita alla pazienza.
Ora la parabola dei lavori di riqualifica del Colosseo dimostra come anche restaurare la capitale (e i suoi monumenti) non sia la più facile delle imprese.
Dopo due anni di polemiche solo pochi giorni fa l’annuncio del sindaco Gianni Alemanno. "La prima pietra del restauro del Colosseo verrà posata il 31 di luglio”.
Immediate le smentite e le dichiarazioni all’arsenico di Eugenio Patanè, presidente del PD di Roma, che in un’intervista ha affermato “Il 31 luglio non inizierà alcun lavoro di restauro al Colosseo ma ci sarà solo la pronunciazione degli aggiudicatari della gara, con possibili ricorsi anche dei non vincitori”.
Parole profetiche.
Nel corso di una conferenza stampa tenutasi il 31 luglio presso il Ministero per il Beni Culturali ed Artistici alla presenza del ministro Lorenzo Ornaghi, il patron di Tod’s Diego Della Valle ed il sindaco Alemanno, è stato infatti chiarito che i lavori di restauro del Colosseo, aggiudicati provvisoriamente da Tod’s, inizieranno il prossimo dicembre.
La prima gara è stata aggiudicata per 8,3 milioni di euro con un ribasso del 25, 8 percento sulla base d’appalto e con una riduzione della durata dei lavori a 180 giorni.
Il restauro dell’anfiteatro però consterà di tre fasi con tre diverse gare d’appalto.
“Se tutto procederà senza intoppi”, ha spiegato Della Valle, “i lavori del Progetto Colosseo (firmato nel 2011 dall’imprenditore e la soprintendenza speciale per l’area archeologica) si concluderanno tra giugno e luglio del 2015”. Nel corso di questi mesi il Colosseo rimarrà comunque aperto ai visitatori ed al termine dell’opera sarà visitabile il 25 percento in più.
“Erano 73 anni che non si faceva un restauro organico dell’anfiteatro Flavio”, ha detto soddisfatto Alemanno, "e ciò che sta per accadere al Colosseo sarà un esempio per tutta l’Italia di cosa può fare il mecenatismo al nostro patrimonio artistico. Stiamo rompendo un blocco”.
“In un quadro come quello politico, economico e sociale come quello italiano”, ha aggiunto Della Valle,” occorre che gli imprenditori associno la solidarietà alla competitività. Il nostro è un gruppo italiano che vive di Made in Italy, in primis di arte e cultura. Quando ci hanno segnalato che serviva un intervento forte per restaurare uno dei simboli dell’Italia nel mondo ci abbiamo riflettuto pochissimo e l’abbiamo fatto con immenso piacere, come gruppo e come famiglia. Ci siamo seduti ed abbiamo reso disponibile il budget necessario, chiedendo però come unica condizione che non ci fosse alcuna contropartita commerciale, perché il nostro messaggio avrebbe perso di forza”.
Rispetto alle polemiche che tutt’ora investono il progetto, non ultimo il ricorso d’appello presentato oggi al Consiglio di Stato dal CODACONS contro la sentenza del TAR del Lazio che ha affidato i lavori a Tod’s, il patron dell’azienda si è espresso in modo conciliante sostenendo che si tratta di una querelle ormai appartenente al passato ma che rischia di lanciare un messaggio negativo verso il mecenatismo all’estero.
“Sono convinto che altri imprenditori italiani faranno operazioni analoghe in altre città. Si tratterebbe di un segnale forte anche della responsabilità sociale delle imprese e segnali all’estero per chi vuole venire ad investire in Italia”, ha concluso l’imprenditore.