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March 08 2013
“Don Vergari e De Pedis? Solo manovalanza… Emanuela è stata sequestrata per la sua cittadinanza. E in Vaticano sanno. La verità sulla scomparsa di mia sorella è così pesante che per trent’anni papi e cardinali hanno preferito tacere. Un silenzio imposto non per proteggere don Vergari. Ma ben altro”.
Pietro Orlandi è il fratello di Emanuela, la ragazza scomparsa da Roma in circostanze misteriose il 22 giugno del 1983, all’età di 15 anni. E il ruolo della banda della Magliana e i rapporti del defunto boss Renatino De Pedis con monsignor Pietro Vergari, ex direttore della Basilica di Sant’Apollinare, indagato per concorso nel sequestro di Emanuela, sono ora al centro dell’inchiesta condotta dalla procura di Roma sulla scomparsa della giovane cittadina Vaticana… “Lo scorso 23 febbraio sono stati ascoltati in procura quattro testimoni. I magistrati non mi hanno detto molto, ma so con certezza che fra le persone interrogate non c’è mai stato, come riportato dalla stampa, un compagno di scuola di mia sorella”.
Dovrebbe essere, però, una delle ultime persone ad averla vista…
C’è una ragazza, mai identificata che avvicinò mia sorella alla fermata dell’autobus, aveva i capelli ricci, era bruna… così la ricordano due amiche di Emanuela, anche loro allieve della scuola di musica. Questa ragazza non ha mai risposto ai nostri appelli, e non escludiamo che sia pure implicata nel sequestro
Nell’inchiesta, anche le intercettazioni fra don Vergari e la vedova del boss De Pedis, Carla Di Giovanni e altre telefonate, dove il sacerdote parla con un seminarista…
Delle porcherie fatte da Don Vergari il Vaticano ha sempre saputo. E taciuto. Ma la scomparsa di mia sorella va oltre un semplice direttore di Basilica. Intanto aspettiamo i risultati della perizia che gli esperti del Labanoff di Milano stanno effettuando sulle ossa recuperate nella cripta della basilica di Sant’Apollinare dove si trova la tomba di quel sant’uomo di Renatino De Pedis
Don Vergari non è il primo uomo di chiesa a finire nell’inchiesta. Indiziato in passato del grave reato di concorso nella sparizione della Orlandi è stato un “uomo del Vaticano”, il vice capo della sicurezza Raul Bonarelli. E’ stata la stessa magistratura, con la sentenza firmata il 19 dicembre 1997 dall’allora giudice istruttore Adele Rando, a scrivere che il movente politico-terroristico fu “un’abile operazione di dissimulazione dell’effettivo movente del rapimento”.
Di cose “strane” la scomparsa di Emanuela è letteralmente lastricata...
Strano anche l’appello di papa Wojtyla il 3 luglio del 1983. Durante l’Angelus Giovanni Paolo II fu il primo a parlare di rapimento, quando ancora non c’era assolutamente nessun elemento per poter anche solo sospettare un sequestro. Chi e perché consigliò e convinse il papa a fare il suo appello per mia sorella?
Lei ha lanciato due petizioni, raccogliendo migliaia e migliaia di firme, per invitare il Vaticano a cercare la verità sulla scomparsa di Emanuela…
Non cercare. Ma rivelare. Perché sono certo che alla Santa Sede sanno. E sono altrettanto certo che la scomparsa di mia sorella sia legata al Vaticano. E sono autorizzato a pensare questo perché per 30 anni hanno cercato di far dimenticare questa storia, di seppellirla. Non hanno mai collaborato con le autorità. Lo Stato Vaticano ha da sempre rinunciato alla ricerca di una sua innocente cittadina, pur sapendo di suscitare lo sdegno di tantissime persone, e se la Santa Sede ha accettato questa indignazione e la rabbia di una famiglia, significa che la scomparsa di Emanuela nasconde qualcosa di enorme e di grave