Economia
February 02 2017
Update. “Ci saremmo aspettati una risposta più dettagliata“, è il gelido commento che fonti Ue avrebbero fatto arrivare a Roma via agenzie di stampa dopo aver letto la lettera con cui Pier Carlo Padoan ha risposto alla richiesta di una manovra correttiva da 3,4 miliardi di euro. Così il giorno dopo, il ministro ribadisce che “l’ipotesi di una possibile procedura di infrazione è estremamente allarmante“. E si affretta a chiarire che “l’aggiustamento è indispensabile” e “le misure verranno adottate al più tardi entro fine aprile, presumibilmente anche prima”. In ogni momento infatti la Ue potrà infliggere all’Italia una sanzione sotto forma di un deposito infruttifero pari, casualmente, allo 0,2% del pil. Vale a dire proprio i 3,4 miliardi oggetto del contendere. A questa ammenda peraltro può essere poi aggiunta una componente variabile, fino a un tetto complessivo dello 0,5% del pil: 8,5 miliardi.
La lettera di risposta che il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan ha inviato alla Commissione europea, per rispondere alle richieste di aggiustamento della manovra di bilancio per un valore complessivo di 3,4 miliardi di euro, esclude categoricamente che l'Italia adotti quest'anno misure drastiche o manovre aggiuntive, come richiesto dall'Ue. Non che l'Italia, scrive il Mef, non sia disponibile a «continuare sulla strada di un consolidamento dei conti favorevole alla crescita e delle riforme strutturali», ma il punto vero dell'attrito riguarda le previsioni di crescita e di bilancio del 2017 che Roma considera sostanzialmente soddisfacenti e compatibili con gli obiettivi di bilancio fissati in sede europea, e che Bruxelles considera invece eccessivamente ottimistiche.
Il punto, naturalmente, è anche e soprattutto politico. Secondo il ministero del Tesoto, come è scritto nella lettera inviata da Padoan, «un ritmo di aggiustamento eccessivamente accelerato danneggerebbe l'economia in un momento di accresciuta incertezza geopolitica ed economica a livello globale». Un ulteriore incremento della dose di austerity, in un momento delicato come quello che stiamo vivendo, rischierebbe in sostanza, secondo Padoan, di allontanare l'obiettivo della crescita e dell'aggiustamento dei conti, che è obiettivo anche europeo. È come se Padoan avesse risposto alla Commissione che sì, l'Italia metterà in campo nel prossimo Def alcuni interventi per consolidare i conti e ridurre il debito, ma tutto questo sarà fatto cum grano salis, cioé senza compromettere le possibilità di ripresa, senza cioé cure da cavallo che hanno già dimostrato - deprimendo consumi e investimenti - la loro inefficacia.
Cita, Padoan, anche «le spese supplementari per far fronte all'impatto dei recenti terremoti», «che saranno superiori a 1 miliardo già nel 2017», e aggiunge in buona sostanza la direzione dove interverrà il governo per procedere autonomamente all'aggiustamento richiesto: «L'aggiustamento - scrive Padoan nella lettera inviata alla Commissione - sarà composto per circa un quarto da tagli di spesa e per il resto da aumento delle entrate (soprattutto sul fronte delle accise e della tassazione indiretta, ndr). Il risparmio delle spese deriverà per circa il novanta per cento da consumi intermedi e il resto da benefici fiscaliì».
La lettera di Padoan a Dombrovskis e Moscovici - 1 Feb. 2017 by cidigi on Scribd
RENZI CONTRO LA GERMANIA: LE REGOLE VALGONO PER TUTTI
La linea di Padoan è in sostanza in linea con quanto scritto stamani da Matteo Renzi sul suo blog, in un articolo significativamente intitolato La soglia giusta è il 6%, laddove il 6% è la soglia massima di surplus commerciale che i Paesi Ue possono raggiungere per evitare di creare dannosi squilibri commerciali in sede Ue e che, invece, nel caso della Germania, è intorno al 9%, senza che si aprano speciose discussioni - contro Berlino - su commissariamenti e multe: «Le regole europee - scrive Renzi - dicono che il surplus commerciale della Germania non può essere superiore al 6%, oggi è intorno al 9%. Si tratta di una violazione delle regole che fa male a tutta l’Europa. E che la indebolisce a favore dei soli amici tedeschi. Più volte abbiamo posto il tema in modo ufficiale, nei tavoli di discussione: vogliamo rispettare le regole. Ma dobbiamo farlo tutti. Anche la Germania. La filosofia dei due pesi e due misure è sbagliata». Un affondo che un tecnico come Padoan, proprio per il ruolo che ricopre, non può lanciare, ma che segnala il livello di tensione raggiunto in Europa, il vero nodo del conflitto, che vede da un lato schierati i Paesi dell'area sud e dall'altro i Paesi centro e nordeuropeicontrari a un ulteriore alleggerimento delle regole su deficit e debito.
Scrive ancora Renzi: «Quando arriveremo in campagna elettorale dovremo ribadire quanto sia stato importante rispettare le regole europee come abbiamo fatto (il deficit è sceso ai livelli minimi, inferiore a quello di tutti gli ultimi 15 anni con la sola eccezione del 2007). Ma se vogliamo essere seri fino in fondo dobbiamo chiedere con ancora più decisione che le regole le rispettino tutti, anche i tedeschi».
In Europa le regole devono rispettarle tutti. Non solo i Paesi affacciati sul mediterraneo https://t.co/4wSVkxnAch
— Matteo Renzi (@matteorenzi) 1 febbraio 2017
EFFETTO TRUMP SULL'EUROPA
La questione, che Padoan nella sua lettera non ha mancato di citare, riguarda anche gli effetti che sulla costruzione europea potrebbe produrre l'amministrazione Trump: «Il mutato atteggiamento degli Usa verso le istituzioni multilaterali e il libero commercio, e la possibilità concreta di una concorrenza fiscale in Europa», che potrebbe arrivare dalla Gran Bretagna post Brexit, «pongono un rischio per le economie aperte come l'Italia» scrive Padoan. A nessun raggruppamento politico europeista nel parlamento di Bruxelles, dai popolari ai socialisti, è sfuggito il significato della probabile nomina di Ted Malloch ad ambasciatore statunitense presso l'Ue, subito considerato da larga parte dell'europarlamento come un nemico del progetto europeo.
Ma chi è Ted Malloch? Innanzittutto è un ex diplomatico, e consulente di alcune tra le più importanti banche d'affari americane, chiamato da Trump per ridisegnare i rapporti tra Ue e Usa nei prossimi anni. Ma per definirlo basta e avanza quello che ha dichiarato qualche giorno fa alla Bbc: «Nella mia precedente carriera diplomatica ho aiutato ad abbattere l'Unione sovietica, ora sembra che ci sia un'altra Unione che ha bisogno di una scossa». E ancora: «L' euro? Non credo che sia solo una moneta decotta, ma un vero problema. Per gli europei ma anche per tutti gli altri. La mia previsione è che sia destinata al collasso. Diciamo entro un anno, forse 18 mesi».
Gli eurogruppi socialista e popolaro lo hanno di fatto definito persona non gradita. Il capogruppo del Ppe Manfred Weber, molto vicino ad Angela Merkel, ha detto papale papale: «Un ambasciatore americano che mette in dubbio l'euro e si augura la fine dell'Europa non deve essere accreditato». Non bastava il braccio di ferro sui bilanci e sulle regole di governance tra i Paesi Ue. Ora, a minare il progetto europeo, rischia di aggiungersi anche l'amministrazione americana, da sempre (tra alti e bassi) partner e alleato di quella che Donald Rumsfeld, ai tempi della guerra in Iraq, definì la «vecchia Europa».
Il rapporto sui fattori rilevanti che influenzano la dinamica del debito pubblico by cidigi on Scribd