Facciamo ordine sul caos divampato attorno ad Ilaria Salis

Ormai è tutti contro tutti, su tutto. In pochi giorni il caso di Ilaria Salis è diventato centro della discussione politica dopo essere passato sotto colpevole silenzio (di tutti) per quasi un anno. A far conoscere la sua storia le immagini del suo ingresso nell'aula di tribunale a Budapest dov'è a processo per aggressione e tentato omicidio; quelle manette ai polsi, le catene ai piedi e quella sorta di guinzaglio con cui veniva tenuta da una giovane poliziotta sono immagini che hanno diviso e colpito l'opinione pubblica. Anche se altre volte manette identiche, come quelle ai polsi di Filippo Turetta, l'assassino di Giulia Cecchettin, con cui è stato estradato in Italia dalla giustizia tedesca hanno fatto meno rumore, anzi, sono passate del tutto inosservate.

È giusto, doveroso, anzi, obbligatorio che il governo italiano intervenga ed in maniera dura per difendere la dignità della nostra concittadina soprattutto per quel che riguarda le condizioni carcerarie a cui viene sottoposta che vanno ben oltre le manette in tribunale. E poco conta, anzi non conta nulla, che Ilaria faccia della lotta al sistema ed al potere costituito la sua filosofia di vita. Lo Stato, chiunque sia al comando, ha l'obbligo di tutelare ogni italiano, indipendentemente da idee politiche, opinioni, posizioni di qualsiasi tipo.

Ma la colpa di tutto questo non è del governo, come ormai si sta dicendo da più parti. «Chiami il suo amico Orban» è la frase ormai abusata per attaccare Giorgia Meloni; la telefonata c'è stata. Si poteva fare prima, un giorno prima? Sicuro. La realtà però è che la vera sconfitta in tutta questa vicenda non è la premier italiana ma l'Europa. Bruxelles ancora una volta si dimostra debole, se non inutile, al punto da non riuscire nemmeno a stabilire regole uguali per tutti nella Ue sulla gestione di chi si trova in carcere. Ognuno fa da se, quindi, ed è difficile quindi far cambiare regole a chi ritiene che non ci sia nulla di male dal legare mani e polsi di una carcerata. ecco, le regole.

Ho sentito stamane un magistrato dire che la Salis dovrebbe essere riportata in Italia e processata in un nostro tribunale dove, testuale, «se la caverebbe con poco se patteggiasse visto che la pena prevista da noi per aggressione e tentato omicidio non è esagerata come in Ungheria». Ecco, esagerata... Dietro questa frase c'è la solita convinzione di essere nel giusto, sempre, di essere i buoni, anzi, quelli bravi. Chi sbaglia, i cattivi, sono sempre gli altri. Questo senso di superiorità non aiuta, anzi, come si sta vedendo nel mondo l'occidente proprio per questo nostro modo di fare, non risulta molto simpatico. Chiedere a Cina, Russia, India, mezza Africa, e qualche paese centro e sud americano.

Ma torniamo alla Salis.

Oggi è esplosa la polemica sul suo essere insegnante e sul fatto che possa essere stata coinvolta in altri episodi di violenza. La Lega in un comunicato l'ha attaccata raccontando che Ilaria è stata protagonista insieme ad altri anarchici dei un'assalto ad un gazebo del partito di Salvini nel 2017; dall'accusa venne assolta. Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti ha poi aggiunto che «in caso di condanna non dovrebbe più insegnare...». Apriti cielo.

Del processo sui fatti del 2017 in Brianza e su quanto accaduto un anno fa a Budapest se ne sono occupati e se ne occuperanno i tribunali competenti. Di sicuro non si può non dire che Ilaria sia una «Santa» ma una persona dalle idee estreme e anche dalle azioni estreme. Scegliere di andare da Monza a Budapest per protestare contro una manifestazione di neo fascisti non è proprio roba da pacifisti o persone in gita per il weekend ma di soggetti con idee estreme e molto convinte nella propria testa da non temere eventuali scontri, violenti.

Sul fatto che in caso di condanna non dovrebbe più stare alla cattedra, come chiesto da Salvini, saranno le leggi vigenti a stabilire il futuro professionale di Ilaria Salis. Di sicuro, da genitore di una ragazza nel pieno del suo percorso scolastico, sarei molto preoccupato nell'avere un'anarchica violenta come educatrice di mia figlia. Non starebbe a me vietale di farlo, ma almeno lasciatemi il diritto alla perplessità ed alla preoccupazione.

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