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July 23 2015
Più di tre anni di indagini, 13 mesi di udienza preliminare e ora, per il presunto disastro ambientale di Taranto e dintorni che avrebbe provocato lo stabilimento siderurgico Ilva, il processo inizierà il 20 ottobre. Tra gli imputati rinviati a giudizio per il presunto disastro ambientale dell'Ilva c'è anche l'ex presidente della Regione Puglia Nichi Vendola, al termine dell'udienza preliminare sul presunto disastro ambientale. Vendola accusato di concussione aggravata in concorso.
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Secondo l'accusa, Vendola avrebbe esercitato pressioni sul direttore generale di Arpa Puglia (Agenzia regionale di protezione ambientale), Giorgio Assennato (a sua volta a giudizio per favoreggiamento personale), per far "ammorbidire" la posizione della stessa Agenzia nei confronti delle emissioni nocive prodotte dall'Ilva. In questo modo, sostiene la Procura, Vendola avrebbe consentito all'azienda di continuare a produrre senza riduzioni di emissioni inquinanti, come invece suggerito dall'Arpa in una nota del 21 giugno 2010 stilata dopo una campionatura che aveva rilevato picchi di benzoapirene. Sempre secondo l'accusa, Vendola avrebbe 'minacciato' la non riconferma di Assennato, il cui mandato scadeva nel febbraio 2011. I fatti contestati sono compresi nel periodo che va dal 22 giugno 2010 al 28 marzo 2011. La concussione aggravata è contestata a Vendola in concorso con l'ex responsabile Rapporti istituzionali dell'Ilva Girolamo Archinà, l'ex vice presidente di Riva Fire Fabio Riva, l'ex direttore dello stabilimento siderurgico di Taranto Luigi Capogrosso e il legale dell'Ilva Francesco Perli.
La schiera degli imputati è quanto mai composita: dai vertici della famiglia Riva (non si procede solo nei confronti dell'ex patron dell'Ilva Emilio Riva, deceduto ad 87 anni il 29 aprile 2014, ma ci sono i figli Fabio, arrestato il 5 giugno scorso dopo due anni e mezzo di "rifugio dorato" a Londra e unico detenuto, e Nicola) ad ex dirigenti dell'azienda, a politici e amministratori, funzionari ministeriali e regionali (è sotto accusa l'Autorizzazione integrata ambientale rilasciata all'azienda il 4 agosto 2011), ex consulenti del Tribunale, avvocati (anche un legale Ilva), un poliziotto, un carabiniere e un sacerdote.
Gli incidenti mortali
Nell'inchiesta ci sono i fascicoli di due incidenti sul lavoro mortali, per i quali il pool della Procura guidato dal procuratore Franco Sebastio (gli altri pm sono l'aggiunto Pietro Argentino e i sostituti Mariano Buccoliero, Giovanna Cannarile, Remo Epifani e Raffaele Graziano) contesta ad un gruppo di dirigenti Ilva i reati di omicidio colposo e di omissione di cautele sui luoghi di lavoro. Per 11 imputati, tra cui i vertici Riva, c'è l'accusa di associazione per delinquere; in 17 rischiano il processo per disastro doloso oppure per rimozione o omissione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro. In 15 sono accusati di avvelenamento di acque o sostanze alimentari, con la contaminazione di nove allevamenti ovino-caprini, e l'abbattimento di 2.271 capi di bestiame, e delle acque del primo seno di mar Piccolo, con distruzione delle coltivazioni di mitili.
I politici coinvolti
Oltre a Vendola, tra i politici a rischio processo ci sono un deputato di Sel ed ex assessore regionale, Nicola Fratoianni, un consigliere regionale Pd appena riconfermato, Donato Pentassuglia, accusati di favoreggiamento personale, e poi un sindaco (Ippazio Stefano, di Taranto), al quale si contesta l'abuso d'ufficio, e l'ex presidente della Provincia di Taranto Giovanni Florido, accusato di concussione per induzione. Saranno giudicati dal gup con rito abbreviato l'ex assessore regionale all'Ambiente Lorenzo Nicastro, magistrato in aspettativa (accusato di favoreggiamento personale), il luogotenente dei carabinieri Giovanni Bardaro (rivelazione di segreti d'ufficio), il funzionario dell'Arpa Puglia e già consulente della Procura Roberto Primerano (falso ideologico, concorso in disastro doloso e avvelenamento di acque o sostanze alimentari), l'avvocato Donato Perrini (rivelazione di segreti d'ufficio), già legale dell'ex assessore provinciale Michele Conserva (anche lui imputato) e il sacerdote don Marco Gerardo (favoreggiamento personale).
Poco più di 800 le parti civili, tra le quali i ministeri dell'Ambiente e della Salute, ma anche enti locali, sindacati, associazioni ambientaliste, parenti di operai deceduti e centinaia di privati cittadini, soprattutto residenti del quartiere Tamburi, a ridosso dell'Ilva, che quotidianamente hanno respirato sostanze inquinanti. L'Ilva in amministrazione straordinaria aveva presentato istanza di patteggiamento, ma la possibilità per l'azienda di uscire dal processo è saltata per il parere contrario espresso dalla Procura, che non ha ritenuta congrua la pena. (ANSA)