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November 15 2013
Nichi Vendola ancora nella bufera per la vicenda Ilva. Questa volta il presidente della Regione Puglia risulta intercettato in una telefonata fatta nel 2010 a Girolamo Archinà, ex responsabile delle relazioni esterne dell’Ilva e ora agli arresti domiciliari, nella quale deride un giornalista tarantino. Lo riporta il sito de Il fatto Quotidiano che ha diffuso anche l’audio della conversazione (ascolta qui ). “Complimenti, io e il mio capo di gabinetto siamo stati a ridere per un quarto d’ora”, dice Vendola parlando con Archinà. “Dica a Riva che il presidente non si è defilato”, assicura il governatore nello stesso colloquio. La conversazione, in realtà già conosciuta, fa parte degli atti dell’inchiesta “Ambiente svenduto” della procura di Taranto che accusa lo stesso Vendola di concussione in concorso con i vertici dell’Ilva.
I fatti risalgono al 19 novembre 2009. Al termine della conferenza stampa di presentazione del “Rapporto ambiente e sicurezza” dell’Ilva, Luigi Abbate, giornalista dell’emittente tarantina Blustar Tv, si avvicina a Emilio Riva e gli chiede: “La realtà non è così rosea visti i tanti morti per tumore”. Riva appare disorientato e si salva grazie all’intervento del suo addetto alle relazioni istituzionali Archinà, che strappa letteralmente il microfono dalle mani del giornalista. Il video finisce in rete e comincia a fare il giro d’Italia. Mesi dopo, nel luglio del 2010, anche Vendola lo vede. A mostrarglielo sono stati “degli amici di Roma”, in quei giorni interessati al caso Ilva perché in quei giorni l’azienda era tornata sulle pagine dei giornali a causa della diffusione dei dati dell’Arpa sui livelli allarmanti di benzo(a)pirene a Taranto.
Panorama.it ha provato a contattare il suo capo ufficio stampa, ma il telefono squilla a vuoto. Il profilo twitter, così come quello su facebook, non risultano aggiornati da ieri sera. Sulla pagina di “Press regione”, l’agenzia giornalistica della regione Puglia, si legge invece che “il presidente della Regione Puglia Nichi Vendola ha dato mandato ai propri avvocati di sporgere querela ai responsabili dell’articolo on line pubblicato su “Il Fatto quotidiano” di oggi e ripreso da altre testate giornalistiche web. Nell’articolo si racconta, in modo volgarmente strumentale, di presunte risate del presidente suscitate dalle domande sulle morti per cancro. Come tutti invece possono tranquillamente constatare, il presidente era solo rimasto colpito dallo specifico episodio in cui Archinà, con un salto improvviso, si era avvicinato ad un giornalista che stava intervistando Riva. E’ quindi solo lo scatto di Archinà ad aver suscitato il sorriso di Vendola e non certamente il riferimento alla tragedia delle morti per cancro a Taranto”.
QUANDO VENDOLA VOLEVA AFFOSSARE L'ARPA PUGLIA
E’ utile ricordare altre date e situazioni che riguardano il presidente Vendola e che sono agli atti nell’ordinanza del gip che parla di “una regia di Vendola nell’operazione per frantumare Assennato (il direttore generale dell’Arpa Puglia, nda), colpevole di diffondere dati negativi sulle emissioni dell’Ilva”. In una mail del 22 giugno 2010 che Archinà invia a Fabio Riva lo informa di un incontro avuto a Bari con Vendola. In un’altra telefonata del 2 luglio 2010 a parlare sono invece l’ex direttore dello stabilimento di Taranto, Luigi Capogrosso, e uno degli avvocati dell’Ilva. Quest’ultimo, annota la Guardia di finanza, “riferisce che Archinà ha avuto contatti con il capo di gabinetto di Vendola il quale ha riferito che sono contro Assennato e cercheranno di farlo fuori”.
In un’altra mail Archinà, “comunicava che il presidente Vendola si era fortemente adirato con i vertici Arpa Puglia, cioè il direttore scientifico Blonda e il direttore generale Assennato, sostenendo che loro non devono assolutamente attaccare l’Ilva di Taranto e piuttosto si dovevano occupare di stanare Enel ed Eni che cercavano di aizzare la piazza contro l’Ilva”. Sempre secondo quanto scrive Archinà a Riva, “Vendola aveva pubblicamente dichiarato che il modello Ilva doveva essere esportato in tutta la regione riferendosi, chiaramente, alla famosa legge sulla diossina la cui gestazione era stata evidentemente frutto della concertazione tra Regione e Ilva che aveva sempre osteggiato il cosiddetto campionamento in continuo, ottenendo, appunto, in tale legge che ciò non fosse imposto”.
Pochi giorni fa, le indagini sull’Ilva di Taranto si sono concluse con cinquantatre avvisi di garanzia. Il nome più illustre è proprio quello di Vendola, al quale viene contestato il grave reato di concussione ai danni del direttore generale di Arpa Puglia, Giorgio Assennato (anch’egli indagato). Nello specifico, sembrerebbe che, a fronte della proposta di Assennato di rimodulare i cicli produttivi dell’Ilva visto il grande impatto ambientale (giugno 2010), la risposta di Vendola non sarebbe stata per nulla accondiscendente, costringendo lo stesso Assennato a rivedere la propria posizione, pena la mancata riconferma dell’incarico alla direzione dell’Arpa.
LE FOTO DEL GOVERNATORE CON IL GIUDICE DE FELICE
Non sono tanto lontani i tempi in cui Panoramaha diffuso le fotografie che ritraggono Vendola seduto al medesimo tavolo da pranzo con Susanna De Felice, il giudice barese che il 31 ottobre 2012 lo ha assolto dall’accusa di abuso d’ufficio e dallo scorso dicembre è indagata dalla Procura di Lecce, competente sulle ipotesi di reato attribuite a magistrati baresi. “Quel giudice non l’ho mai conosciuto”, disse a caldo Nichi Vendola, da Terlizzi, e aggiunse: “Non mi occupo di fango”.
Peccato che poi altro che di fango si trattava: le foto ci sono eccome e sono state pubblicate. Risalgono al 2007, è la festa dei 40 anni di Paola Memola, cugina commercialista del presidente della Puglia. Dieci persone sedute e due in piedi. Sei magistrati (uno di loro nel frattempo è diventato senatore eletto con il Pd), un funzionario di polizia, una commercialista, una giornalista, due designer e Nichi Vendola. Tra di loro, una sorridente De Felice che per lungo ha intrattenuto rapporti con Patrizia Vendola, sorella del presidente. Rapporti che hanno convinto il procuratore di Lecce, Cataldo Motta, ad aprire un fascicolo su De Felice e ascoltare come testimone la Vendola.
Se questa è la macchina del fango, il presidente Vendola dovrà spiegare molte cose. Comprese le sue risate. Che i tanti malati di tumore a Taranto certamente non hanno gradito.
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