Economia
August 01 2012
Un anno fa, quando il titolo di Impregilo fluttuava attorno a quota 1,5 euro, una mezza idea di fare un'Opa e risolvere ogni problema sul nascere, Beniamino Gavio l'aveva anche avuta. Ma, persona pruente e di buone maniere qual è, non era partito lancia in resta – peraltro, i soldi sono soldi – e si era consultato con la sua “house bank” di sempre, Mediobanca. Dove, apprezzando il suo tatto, gli avevano fatto considerare l'opportunità di muoversi con riguardo per le regole del sistema: prima liberare i consoci importanti e disinteressati a Impregilo, poi gestire senza ulteriori esborsi ma con l'appoggio di tutti i riconoscenti.
Di qui l'acquisto al generoso prezzo di 3,65 euro della quota di Igli, un terzo del capitale, detenuto dal gruppo Ligresti; e poco dopo, alle stesse condizioni, di quella che faceva capo a Benetton. Come usa fare tra persone civili. C'è stato forse un piccolo conflitto d'interessi nell'atteggiamento di Mediobanca che, consulente di Gavio e creditrice di Ligresti, aveva a cuore l'ottimale cessione del pacchetto detenuto dall'Ingegnere di Paternò nell'Igli, pacchetto in fondo inutile alla causa della supremazia in Impregilo, come ha dimostrato la vincente scalata di Salini? Ma per carità, le solite dietrologie..
Sta di fatto, però, che nel frattempo Salini ha rastrellato azioni Impregilo in Borsa, pur se tra lo snobismo dei supposti registi dell'alta finanza italiana. Per cui Gavio, al quale lo shopping presso i consoci era costato circa 300 milioni di euro, stava senza saperlo preparandosi un trono di cartapesta. E da quando Salini ha fatto capire che faceva sul serio, l'imprenditore di Alessandria si è reso conto che a quel punto, anche volendo, un'Opa gli sarebbe costata un botto, perchè avrebbe dovuto tener conto dei prezzi astronomici riconosciuti a Ligresti e a Benetton: l'offerta sarebbe stata infatti per lui “consecutiva” a un incremento della quota di controllo...
Ma gli scenari cambiano, e anche le relazioni si allentano... E soprattutto le sconfitte bruciano. È vero che la quota di Gavio in Impregilo è tale da bloccare qualunque progetto strategico, ma è pur vero che intanto Salini là dentro sta prendendo tutte le leve, si è dato un potere di firma individuale di stampo rumeno, fino a 50 milioni di euro, ha insediato un presidente di indubbio prestigio come Claudio Costamagna, costituito un comitato esecutivo che di fatto scavalca il cda ed è in perfetta sintonia con lui e insomma sì, è vero che la scalata l'ha finanziata a a debito, ma adesso è in cima, e da quell'altitudine anche il monte dei debiti sembra una collinetta.
Mentre lui, Gavio, è sotto che guarda in su. Però la situazione è cambiata, perchè lanciare un'Opa adesso non lo obbligherebbe più a tener conto del valore degli ultimi acquisti fatti, come sarebbe accaduto prima della vittoria di Salini; adesso un'Opa sarebbe, per Gavio, “volontaria”, potrebbe essere proposta a qualunque prezzo, e potrebbe forse riaprire i giochi.
Da una parte, potrebbe risultare conveniente anche per Salini, e dargli la way-out che, secondo i detrattori, il costruttore romano ha sempre cercato. Oppure potrebbe semplicemente allettare un po' di soci minori e permettere a Igli di raggiungere la maggioranza assoluta. Insomma, muoverebbe le acque. E l'opzione-Opa, fino a ieri non soltanto esclusa a parole ma anche nei retropensieri, appare oggi meno assurda a chi lavora sul fronte-Gavio.