Economia
May 10 2013
Ancora nessuna decisione, tutto è rinviato alla metà della prossima settimana. Il governo Lettasta temporeggiando sulle due misure considerate più urgenti nel suo programma: la cancellazione dell'imu e il finanziamento della cassa integrazione (cig) in deroga. Una decisione definitiva su questi temi era in agenda già nel consiglio dei ministri di domenica prossima ma il responsabile dell'Economia, Fabrizio Saccomanni, ha chiesto un po' di giorni in più di tempo per meglio studiare le misure.
La questione più spinosa appare oggi quella dell'imu (imposta municipale unica sugli immobili) che l'esecutivo vorrebbe cancellare (totalmente o quasi)per i proprietari delle prime case. Una misura di questo tipo costerebbe però circa 4 miliardi di euro all'anno, che vanno pescati tra le maglie del bilancio pubblico. Per adesso, dopo varie riunioni del consiglio dei ministri e della Commissione Bilancio alla Camera, l'eliminazione della tassa sulla prima casa resta in agenda, seppur con una tabella di marcia in due tempi. Il pagamento della prima rata, infatti, verrà inizialmente sospeso fino a settembre e poi, entro i prossimi 100 giorni, il governo prenderà una decisione definitiva sul da farsi.
Non sono previsti invece slittamenti né cancellazioni, per gli acconti dell'imu sugli altri immobili come le seconde case, i fabbricati industriali o i negozi, che dovranno essere pagati entro la scadenza del 16 giugno gli. L'imposta sarà purtroppo molto più salata rispetto all'anno scorso (con aumenti per le imprese stimati nell'ordine del 200%) ma è stato reintrodotto dalla Commissione Bilancio un sistema di versamento “soft”. In pratica, i contribuenti pagheranno una prima rata pari all 50% dell'importo versato nel 2012. Poi, entro il 16 ottobre, i Comuni decideranno le aliquote del 2013 e, su questa base, i contribuenti calcoleranno l'imposta a saldo dovuta a dicembre, che sarà sicuramente una stangata.
Altrettanto incerto è il quadro per la cassa integrazione (cig) in deroga: un ammortizzatore sociale straordinario (istituito e potenziato con l'arrivo della crisi economica) le cui risorse sono però giunte agli sgoccioli. Anzi, da giugno in poi sono praticamente esaurite. C'è dunque bisogno di stanziare nuovi fondi per almeno 1,5 miliardi di euro è non è chiaro dove il ministro dell'Economia Saccomanni andrà a pescarli. Nei giorni scorsi, era circolata l'ipotesi (poi smentita) di un ricorso ai fondi stanziati dal governo Monti per gli incentivi ai salari di produttività (cioè per la detassazione di quella parte di stipendio straordinaria, che le aziende erogano ai dipendenti a fine anno, in relazione ai risultati raggiunti). Le risorse per il salario di produttività, infatti, sono nell'ordine di 1,3 miliardi di euro e si avvicinano molto alla cifra necessaria a coprire i fabbisogni della cassa in deroga. Se questi soldi venissero dirottati verso la cig, però, verrebbero a mancare degli incentivi (seppur ridotti), creati apposta per far ripartire l'economia e per stimolare la produttività del lavoro. Spetterà dunque al ministro Saccomanni il difficile compito di sciogliere il bandolo della matassa.