Imu, dopo la seconda rata la stangata arriva a dicembre

Scade oggi il termine per il pagamento della seconda rata per tutti i contribuenti che hanno scelto di frazionare il pagamento dell’Imu sulla prima casa in tre versamenti. L’acconto previsto, che si va ad aggiungere a quello già versato lo scorso 16 giugno, deve essere sempre calcolato in forza dell’aliquota base stabilita dal governo e pari allo 0,4%. Ovviamente, già in questa fase si può tenere conto della detrazione prevista dalla nuova tassa sugli immobili, che ammonta a 200 euro più altri 50 euro per ogni figlio a carico minore di anni 26, fino a un massimo di 600 euro totali di detrazioni. Con questo versamento si apre un autunno caldo in cui le spese da sostenere dalle famiglie italiane saranno numerose. Di certo però l’Imu rappresenta non solo la più onerosa, ma anche la più insidiosa per tutta una serie di motivi.

Bisogna infatti tenere presente che gli acconti versati fino ad oggi, quello di giugno per chi ha optato per due rate sulla prima casa e tutti gli altri, ossia imprese e proprietario di seconde case, e questo di settembre, per chi invece sulla prima abitazione ha scelto l’opzione delle tre rate, sono il preludio a quello che sarà il vero clou del pagamento, ossia il saldo previsto per il 17 dicembre. Sulla strada verso questa data fatidica ci sono però ancora due incognite non indifferenti, delle quali dovranno tenere conto i contribuenti.

Innanzitutto entro il prossimo 31 ottobre i Comuni avranno facoltà di decidere gli aumenti, o gli eventuali decrementi , sulle aliquote fissate dal governo nella misura dello 0,4% sulla prima casa e dello 0,76% sulle seconde. In generale, le amministrazioni locali che finora hanno deciso già in materia, hanno scelto, costrette da bilanci comunali al limite del fallimento, quasi esclusivamente per aumenti, che di solito sono stati contenuti sulla prima casa e più decisi sulle altre abitazioni. A questo proposito è bene ricordare che i sindaci hanno facoltà di aumentare o diminuire di uno 0,2% le aliquote sulla prima casa e di uno 0,3% quelle sulle seconde case.

La situazione che si vive dunque nella maggior parte delle città è di smarrimento di fronte al fatto che molte amministrazioni ancora non hanno sciolto la riserva sulle aliquote definitive. Ulteriore confusione inoltre si sta creando in molte città che hanno optato per scaglioni diversificati a seconda anche del tipo di abitazione, scegliendo aliquote diverse a seconda che si tratti di case popolari, di lusso o di pregio storico.

Ma questa non è l’unica incognita che preoccupa milioni di famiglie. Sulla testa dei contribuenti italiani aleggia infatti un’altra spada di Damocle, costituita da una specifica riserva di legge contenuta nel provvedimento che ha istituito la nuova Imu. Con essa il governo infatti si è ritagliata la possibilità entro il 10 dicembre di aumentare ulteriormente le aliquote base stabilite in precedenza. Questo nel caso gli introiti che giungeranno dall’Imu non dovessero essere in linea con le stime dei propri tecnici. Finora le cose sembrano essere andate in modo da rispettare i programmi, con un incasso che per la prima rata di giugno è stata pari a circa 9 miliardi di euro. Da questa seconda tranche di settembre in realtà si attende ben poco, visto che stiamo parlando solo di prima abitazione e soprattutto considerando che la maggior parte dei contribuenti ha scelto di pagare in due rate. La prova del nove sarà però a dicembre quando si stima che il governo dovrebbe arrivare ad incassare complessivamente intorno ai 20 miliardi di euro con il saldo di tutti i pagamenti.

E’ chiaro che tutta questa indeterminatezza sta creando una situazione di forte apprensione tra i cittadini. Come denunciano infatti le associazioni di consumatori, in molte famiglie si vive nel dubbio di quale possa essere a dicembre l’entità finale del saldo, considerando l’effetto degli aumenti che decideranno i Comuni e dell’eventuale sovrattassa che potrebbe arrivare dal governo. Una situazione che spinge molti italiani in vista di dicembre a contenere ulteriormente le proprie spese, aggravando se possibile in maniera ancora più marcata la stagnazione dei consumi. Sarebbe bene dunque, come reclamano con forza le stesse associazioni, che Comuni e governo facessero chiarezza prima possibile sulla reale e definitiva entità dell’Imu, in modo da permettere a tutti i nuclei familiari di organizzare al meglio le proprie spese e il proprio bilancio privato.

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