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August 31 2017
Fino a quando non inizierà a piovere, l’Italia continuerà a bruciare. Non sono solo gli inneschi dolosi la causa principale degli incendi che quest’anno hanno devastato l’Italia da Nord a Sud, isole comprese, ma è la siccità.
Boschi, sottoboschi, argini, campi completamente aridi, costellati di sterpaglie che con una facilità inimmaginabile, quest’anno rispetto agli anni precedenti, hanno preso e stanno prendendo fuoco.
Non c’è più acqua nel terreno, non c’è quell’umidità che frena gli incendi o se non altro ne rallenta la propagazione. "Le condizioni climatiche di quest’anno sono state davvero eccezionali e l’assenza totale di piogge è stato un fattore determinante per gli incendi che hanno devastato l’Italia". Luca Cari, Responsabile della comunicazione Emergenza dei Vigili del Fuoco, è estremamente chiaro.
Nel 2017, è stata la siccità il vero nemico dei vigili del fuoco, non le fiamme. "In un’estate normale dove si alternano giornate di sole con giornate piovose, l’innesco di un incendio che sia questo doloso o naturale - continua Cari - è molto più difficile in quanto il terreno, benché sia in un periodo estivo, trattiene comunque al suo interno un quantitativo di acqua e umidità che ne rallenta la propagazione e quindi, in un certo qual modo, agevola anche il nostro lavoro di spegnimento".
Di situazione climatica avversa, come causa principale del disastro ambientale registrato quest’anno, parla anche Ermete Realacci, Presidente della Commissione Ambiente alla Camera e autore della legge sugli ecoreati, il quale smentisce la polemica che vorrebbe che il picco degli incendi del 2017 e la conseguente devastazione sia ricondotta alla riforma del Corpo forestale.
“Se l’eccezionalità di quest’anno si fosse verificata nel 2015 o nel 2016, la situazione non sarebbe stata diversa da quella di oggi, in quanto gli interventi sarebbero comunque ricaduti interamente sui Vigili del Fuoco e non sul Corpo Forestale - precisa Realacci – quindi non sarebbe cambiato niente”.
Realacci, piuttosto punta il dito sui piromani e sulle condanne che gli vengono inflitte: “In Italia occorre capire che l’appiccare un incendio non è un reato minore ma deve essere considerato come un ecoreato e come tale devono essere applicate ai piromani pene severissime proprio come per chi inquina”.
Quest’anno, invece, sarà ricordato per la totale assenza di piogge, caldo intenso con temperature elevatissime e spesso venti molto forti. Che ovviamente, hanno contribuito, in modo preponderante alla propagazione delle fiamme.
Un numero, forse meglio di altri, riassume questo periodo di “fuoco” che ha devastato l’Italia: 85 mila. Sono questi gli interventi effettuati dai Vigili del Fuoco solamente tra il 15 giugno e il 31 agosto, il 380% in più rispetto al 2007, considerato fino ad oggi l’annus horribilis. Solo nel 2016, gli interventi furono, 33 mila. Praticamente, meno della metà.
Solo nella giornata del 30 agosto, sono stati 573 gli interventi per gli incendi boschivi e di vegetazione. La gran parte degli incendi è stata registrata in Campania, dove i Vigili del fuoco hanno effettuato, dalle prime luci dell’alba, 116 interventi. Segue il Lazio con 108 interventi, la Sicilia con 77, la Calabria con 70, la Puglia con 60 e l'Abruzzo con 34.
Proprio in quest’ultima Regione la situazione, nella tarda serata è precipitata ulteriormente a causa del forte vento che ha aggravato l’incendio sul Colle delle Vacche, la montagna di Pratola Peligna, meta di escursionisti e appassionati.