Lifestyle
October 25 2015
Se ne parlerà per anni ed è normale che sia così. Il contatto tra Valentino Rossi e Marc Marquez alla curva 14 del gran premio di Sepang in Malesia entra di diritto nella galleria dei grandi gialli dello sport. La direzione gara ha deciso di sanzionare l'italiano con una penalizzazione di 3 punti sulla patente (la licenza MotoGp) che ha provocato come conseguenza lo slittamento all'ultima fila nella prossima gara in programma l'8 novembre a Valencia.
Doveva essere la sfida che decide il Mondiale e, invece, probabilmente per Rossi sarà impossibile difendere i 7 punti di vantaggio che ancora rimangono su Lorenzo. Ma chi ha sbagliato a Sepang? E' stato Marquez scorretto nel suo correre al limite (e forse oltre) contro un avversario che si giocava il titolo e che lo aveva accusato nei giorni scorsi, oppure Rossi si è macchiato di un comportamento antisportivo da squalifica e che getta un'ombra anche sulla sua carriera?
Ecco due pareri contrastanti sui fatti di Sepang e sull'essenza stessa dello sport. Chi ha sbagliato?
Sondaggio: Rossi contro Marquez, a chi date ragione?
"Rossi meritava la squalifica: comportamento inaccettabile"
Diceva Napoleone, che di battaglie in punta di spada se ne intendeva eccome: "Non interrompere mai il tuo nemico quando sta commettendo un errore". Ecco, io credo che Valentino Rossi abbia commesso a Sepang il più grande degli errori: cedere alla rabbia, lasciare che prevalesse sulla lucidità e sulla saggezza che invero molte volte gli aveva consentito di prevalere sugli avversari.
Siamo seri, cosa possiamo onestamente imputare a Marc Marquez? Di aver deliberatamente impedito al pilota pesarese di raggiungere Jorge Lorenzo? Di essersi battuto al meglio e forse più delle sue possibilità per salire sul podio? Nella sua arringa alla vigilia del gran premio, Rossi non aveva fatto prigionieri: Marquez, ti ho beccato, hai favorito Lorenzo a Phillip Island, così non si fa. Bene, alzi la mano chi durante la gara in Australia ha avuto la stessa sensazione.
Lo ammetto, io non l'ho avuta. Ecco invece cosa ho visto: ho visto un pilota, Marquez, che è stato titolare di una corsa meravigliosa. Come Lorenzo, Rossi e Iannone. Una corsa per vincere, non per arrivare secondo e favorire il connazionale in Yamaha. Rossi è di un altro avviso e l'ha detto in modo chiaro. Una convinzione, la sua, che merita rispetto, sia chiaro. Così come la risposta di Marquez, che ha rispedito al mittente le accuse motivandole con i fatti: avessi voluto farti un torto, le cose sarebbero andate diversamente.
Dopo lo scontro a mezzo stampa, era chiaro un po' a tutti che nulla sarebbe stato come prima. Si è arrabbiato Valentino, si è arrabbiato Marquez. Poi, la gara. E il duello. Che il pilota spagnolo amministra in modo aggressivo al limite dell'ammonizione e che Rossi risolve a suo vantaggio con una manovra che di sportivo ha ben poco. "Non interrompere mai il tuo nemico quando sta commettendo un errore". Marquez ha accennato, Rossi ha concluso. Nel modo peggiore possibile.
Dario Pelizzari
"Marquez scorretto: se tutti facessero come lui la MotoGp diventerebbe un rodeo"
In nessuno sport chi gioca per far perdere un avversario, rischiando di arrivare anche alle estreme conseguenze, passa per eroe. Ci sono regole scritte e non che vietano quello che Marquez ha fatto in Malesia e, a questo punto ne abbiamo la certezza, anche in Australia sette giorni prima.
Lo spagnolo ha corso per far perdere il titolo mondiale a Valentino Rossi, falsando il corretto andamento di tutta la stagione. Le parole della vigilia di Rossi hanno portato allo scoperto il gioco e reso tutto più 'brutale' ed evidente. Il modo in cui l'ex campione del mondo è stato passato da Lorenzo, senza tentare nemmeno un controsorpasso, salvo poi avventarsi con violenza sul numero 46 della Yamaha va al di là dell'apprezzabile spirito di chi lotta anche se non si sta giocando nulla.
In uno sport in cui non esiste la possibilità che un arbitro intervenga 'ammonendo' i duellanti, nel tentativo di prevenire la resa dei conti, Valentino è stato lasciato solo davanti alla scelta: rassegnarsi a perdere il Mondiale duellando per stare in piedi, oppure provare a ribellarsi. Il modo in cui ha reagito è sbagliato, ma il comportamento di Marquez tradisce qualunque valore dello sport ed è mille volte più grave.
A Valencia Lorenzo quasi certamente diventerà campione, ma lo farà in coda a una stagione falsata. E la decisione dei commissari di punire Rossi certifica che d'ora in poi si può andare in pista giocando solo a far perdere un avversario. Magari capiterà anche in Spagna, nell'ultima e decisiva gara: pensate se a qualche 'amico' di Rossi in gruppo venisse la tentazione di mettersi a giocare con la vita e le ambizioni di Lorenzo...
Giovanni Capuano