Tasse
May 11 2021
Scadenze fiscali, industria 4.0, il Consiglio dei Ministri ha sul tavolo alcuni temi spinosi. Partiamo dal tema fiscale. Giugno sarà un mese caldo per le tasse dato che si concentreranno diverse scadenze fiscali legate soprattutto ai vari slittamenti dei decreti Conte passati. Le cartelle in arrivo potrebbero però mettere in seria difficoltà il mondo industriale e soprattutto tutte quelle realtà che hanno subito delle grosse perdite nel 2020 e anche quest'anno a causa delle chiusure dei primi mesi. E dunque, il governo starebbe lavorando a delle soluzioni per cercare di diluire la ripartenza delle cartelle esattoriali il 1° giugno.
Tra le varie scelte c'è anche l'ipotesi di ampliare ulteriormente la rateizzazione delle rate, per tutte quelle imprese che hanno perso almeno il 30% del proprio fatturato a causa de Covid, e che sono già oggetto di provvedimenti economici ad hoc. Per quanto riguarda invece l'industria 4.0, qui la questione è più complicata perché il Movimento 5 stelle aveva chiesto che la norma fosse inserita nel primo provvedimento utile. E questo sarebbe proprio il Sostegni bis. Settimana scorsa però la Ragioneria di Stato ha "bocciato" l'industria 4.0 e il superbonus, scombussolando gli equilibri al governo.
Secondo voci della maggioranza sarebbe difficile, visto lo stanziamento di denaro che si porta dietro (24 miliardi) che l'industria 4.0 possa essere inserita in questo decreto. Il Movimento 5 Stelle non rinuncerà però facilmente alla misura e questo potrebbe causare congestioni all'interno del Consiglio dei ministri dei prossimi giorni. Focus superbonus, il problema non si pone, almeno per il momento, dato che ne era stato promesso l'inserimento nella prossima Manovra di Bilancio.
Altro tema centrale nel Sostegni bis è il patrimonio destinato che stando alla bozza sarebbe stato garantito anche per gli anni oltre il 2021. "La norma intende consentire, anche per gli anni dal 2021 in poi, l'apporto di liquidità al patrimonio destinato di cui alla norma richiamata. Questo in alternativa, parziale o totale, all'apporto di titoli di Stato. Una possibilità di questo tipo era contemplata per il 2020, ma il lungo lavoro necessario per l'applicazione del patrimonio destinato al rilancio non ha permesso di poterne fruire", si legge nella bozza del Sostegni bis.
Se dunque l'emendamento fosse approvato definitivamente, permetterebbe di superare una serie di complicazioni, legate soprattutto all'oscillazione del valore dei titoli di Stato, riscontrate nell'attuazione degli apporti al patrimonio destinato. "In considerazione del ritardato avvio dell'operatività della misura rispetto a quanto inizialmente pianificato, si ritiene che l'estensione dei termini entro cui potrebbero essere disposte le misure di aiuto non comporti un incremento degli oneri rispetto a quanto attualmente scontato sui saldi di finanza pubblica", conclude il testo della bozza in merito alla misura in oggetto.
La norma non è dunque di poco conto e ricordiamo che la gestione del patrimonio destinato è affidato a Cassa depositi e prestiti e ha l'obiettivo di sostenere la tenuta del sistema produttivo nazionale. Il fondo potrà dunque investire in società per azioni, anche quotate, con sede in Italia, con fatturato superiore ai 50 milioni di euro e basta che non operino nel settore assicurativo o finanziario. Le società prescelte devono inoltre presentare un disequilibrio economico-finanziario tale da mettere a rischio la continuità dell'impresa. Queste problematiche devono però essere insorte solo a causa della pandemia. E infatti si andrà a verificare che la situazione di crisi si sia sviluppata dopo il 31 dicembre 2019. Gli interventi saranno dunque di carattere squisitamente patrimoniale e avranno l'obiettivo di far continuare l'attività dell'impresa in difficoltà.