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February 02 2024
«Sono un infermiere laureato. Dopo la privatizzazione della Croce Rossa italiana nel 2016, sono stato catapultato con altri colleghi a fare il cancelliere in tribunale, senza logica, senza competenze...».
Carlo Giovanni Fornito, infermiere laureato, ci ha raccontato una storia che ha dell'incredibile. Il suo racconto è un viaggio negli ingranaggi della burocrazia italiana che ha impiegato parte del personale sanitario della Croce Rossa Italiana (passata da pubblica a privata), nelle aule dei tribunali italiani. Carlo, infatti, con la laurea e la specializzazione in tasca da infermiere, si è ritrovato a fare il cancelliere in tribunale senza averne l'esperienza. Tutto questo nel bel mezzo di una carenza di personale medico e sanitario evidente per la quale una figura come quella di Giovanni oggi è oro colato.
Qual è la sua storia?
«Ho conseguito la laurea nel periodo in cui ero effettivo nel Corpo Militare della Croce Rossa Italiana, con il grado di Maresciallo (parametro stipendiale 133) all'Università di Tor Vergata Roma, aggregato, dopo aver ricevuto l'ordine per la frequenza (spese a carico dello Stato) del 13° Corso allievi Marescialli dell'Esercito presso la Scuola di Sanità e Veterinaria, Caserma Giorgio Pelosi Città militare della Cecchignola. Rientrato al mio reparto a Catania, non ho avuto neanche il tempo d'orientarmi che già il mio Comandante, il Maggiore Vito Failla, aveva pianificato i miei futuri impieghi operativi. Nel frattempo andava avanti il Decreto legge 178/2012 per la ristrutturazione della Croce Rossa Italiana, che prevedeva la messa in mobilità obbligatoria di tutto il personale sia civile che militare, in relazione alla privatizzazione dell'Ente Pubblico Croce Rossa».
Come è finito a lavorare in tribunale?
«Nel settembre del 2015, la Funzione Pubblica fa pervenire una scheda che ogni militare in servizio deve compilare, specificando la propria area professionale, tra amministrativa, Tecnica e Socio sanitaria. Io, come il resto del personale sanitario, evidenziamo quest’ultima. Nei primi giorni del mese di agosto 2016 arriva sulla mia email una prima nota della Funzione Pubblica, dove al n. 215 dell'elenco è riportato il mio nome e cognome, il mio grado 1° Maresciallo, l’area socio sanitaria con destinazione Ministero della Giustizia. Alcuni giorni dopo arriva un'email dall'Ufficio Concorsi e gestione personale del Ministero della Giustizia, dove mi si chiedeva di scegliere tra le sedi dei tribunali di Catania e Caltagirone. Rispondo scegliendo in ordine prima Catania e poi Caltagirone e ribadendo che sono un infermiere laureato e che come è appartengo all'area Socio- Sanitaria. Pochi giorni dopo arriva sempre via email, l'elenco proveniente dall'Ufficio personale del Ministero della Giustizia, e vengo assegnato al tribunale di Catania, dove non esiste un’infermeria».
Che ruolo le è stato assegnato?
«Il primo settembre 2016, mi viene detto di ricoprire il ruolo di cancelliere, e a nulla sono valse le mie proteste. Così sono stato assegnato provvisoriamente ad una sezione penale a svolgere attività di segreteria. Dopo qualche settimana di non far nulla, senza essere inviato a fare nessun corso, vengo mandato a svolgere l’attività di cancelliere nell’assistere il Giudice per la compilazione del Verbale d’udienza, che sino a quel momento non avevo mai visto».
È accaduto anche ad altri suoi colleghi?
«Sì, la stessa sorte, ma in forma diversa, è toccata a due Ufficiali Medici. Uno responsabile Sanitario del Corpo Militare della Sicilia è stato mandato con il profilo di Direttore alla Procura di Palermo; l’altro Ufficiale medico del Corpo Militare Cri, Dirigente Sanitario per tutta la Regione Lombardia, mentre , il Dottor Franco Fiorentini, che mi ha autorizzato a riportare il suo nome, anestetista/rianimatore, specialista in Medicina delle Catastrofi, è stato mandato a svolgere l’incarico di Direttore Amministrativo presso la Procura della Repubblica del Tribunale di Milano. Volevo anche sottolineare che buona parte degli Ufficiali sono andati a ricoprire posti di livello superiore dove era necessaria una laurea, laurea che molti non hanno mai avuto; invece, chi dei sottufficiali ha una laurea, gli è stato dato un posto non concernente la professionalità acquisita nell’Ente di provenienza, senza mantenere la continuità nell’ente di destinazione in pieno contrasto da quanto sancito dallo stesso Dlg e ribadite dalle varie sentenze del Tar Lazio».
Si è rivolto a qualcuno?
«Nel 2017, un collega mi chiama, informandomi che una cordata di colleghi ex militari sta provvedendo a un ricorso presso il Tar Lazio in merito all'assegnazione errata ricevuta dalla Funzione Pubblica e al livello errato. Questi colleghi sono stati assegnati in qualità di ATA presso sedi scolastiche regionali, in contrasto con la normativa che prevedeva che il personale proveniente da area vasta, ex Militari Cri, area amministrativa, dovesse essere destinato a ruoli Ministeriali; in poche parole, da ATA dovevano essere riassegnati al MIUR. Dopo pochi giorni, vengo contattato dal legale che sta provvedendo a guidare la cordata dei ricorrenti e mi offre l'opportunità di poter ricevere giustizia, così si avvia il mio primo ricorso. Da quel momento sono passati cinque anni e dopo varie ordinanze, diffide, nomine commissari ad acta che non si sono presi l'incarico o hanno rinunciato, siamo arrivati alla sentenza definitiva. Infatti, i miei colleghi a seguito della Sentenza n.05835/2021 del 18/05/2021 hanno ottenuto giustizia; con una semplice diffida sono stati presi in carico dal MIUR. La stessa diffida è stata inoltrata per il mio caso, ma è caduta nel nulla e sono in attesa che venga ottemperata. A questo punto, vorrei dire che mi sento tradito dal mio Paese, lo stesso Paese a cui ho rivolto il mio giuramento di fedeltà, su quella Bandiera che rappresenta la mia vita, la mia Patria. Ho dato gli anni migliori della mia vita affrontando nel tempo terremoti, come quello dell’Abruzzo, con l’Ospedale da Campo a Paganica, e affrontando missioni di soccorso umanitario in Iraq, nella missione Antica Babilonia 2004/2005/2006».