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October 22 2018
A cosa servono leggi più severe e regolamenti più stringenti in materia di protezione ambientale? Tra le altre cose a salvare vite umane. Lo sostiene una ricerca appena pubblicata sulla rivista Atmospheric Chemistry and Physics la quale certifica che tra il 1990 e il 2010 negli Stati Uniti i decessi legati all'inquinamento atmosferico sono diminuiti del 47% passando da 135mila a 71mila. Questo nonostante l'aumento della popolazione, dell'uso di energia e dei viaggi in auto. Secondo gli autori il calo della mortalità è da attribuire a regolamenti più severi e miglioramenti nella qualità dell'aria.
"Le concentrazioni di polveri sottili (PM2,5) e ozono (O3) negli Stati Uniti sono diminuite significativamente dal 1990, principalmente a causa delle normative sulla qualità dell'aria. L'esposizione a questi inquinanti atmosferici è associata alla morte prematura", spiegano i ricercatori dell'Università del North Carolina. "Dal 1990 al 2010, le PM2,5 annuali ponderate per la popolazione sono diminuite del 39%", specificano, mentre i livelli massimi di ozono nel periodo estivo sono calati del 9% nel medesimo lasso di tempo.
La mortalitàcorrelata alle PM2,5 dovuta a cardiopatie ischemiche, bronco-pneumopatia cronica ostruttiva, cancro ai polmoni e ictus è diminuita del 54% da 123.700 decessi nel 1990 a 58.600 nel 2010. Per quel che riguarda la mortalità associata all'ozono e dovuta a malattie respiratorie croniche è aumentata del 13%, da 10.900 morti l'anno nel 1990 a 12.300 morti l'anno nel 2010, principalmente a causa dell'aumento dei tassi di mortalità di base e della popolazione, nonostante le diminuzioni della concentrazione di ozono. Se queste concentrazioni non fossero diminuite e fossero rimaste al livello del 1990, però, l'aumento stimato della mortalità sarebbe stato del 55% nel 2010.
"Come società abbiamo investito molte risorse per ripulire l'aria", commenta Jason West, scienziato atmosferico dell'Università del North Carolina e coautore della ricerca. "Questo studio dimostra che questi cambiamenti hanno avuto un impatto reale con meno persone che muoiono ogni anno a causa dell'esposizione all'inquinamento esterno". Ottima notizia ma molto resta da fare: nel 2010 una morte ogni 35 negli Stati Uniti era comunque ancora legata all'inquinamento, tante quanto la somma di incidenti d'auto e sparatorie.
I miglioramenti della salute registrati nel ventennio esaminato probabilmente sono continuati anche dopo il 2010, perché, spiega Yuqiang Zhang, ricercatore della Duke University e autore principale dello studio "osserviamo che le concentrazioni di inquinanti atmosferici hanno continuato a diminuire" da allora. Il gruppo di ricerca prevede di utilizzare altre serie di dati per analizzare le morti per inquinamento atmosferico dal 2010.
I risultati tangibili raggiunti rischiano ora di essere vanificati da politiche ambientali assai poco ambientaliste. "Le nuove politiche federali che limitano le normative sull'inquinamento atmosferico", spiega West, "probabilmente rallenteranno il miglioramento della qualità dell'aria o potrebbero peggiorarla".
Lo scorso giugno sulla prestigiosa rivista scientifica JAMA un articolo di due studiosi di Harvard provava a fare il conto del numero di vite umane che ogni nuova politica trumpiana in tema ambientale sarebbe costata. Tra l'abrogazione del Clean Power Plan voluto da Obama, lo smantellamento degli standard di inquinamento per le automobili e l'allentamento di altre norme sull'inquinamento atmosferico, dell'acqua e sull'impiego di sostanze chimiche, il totale ammontava a 80mila morti in più a decennio.