Politica
August 11 2022
Nel giorno dell’accordo raggiunto tra Calenda e Renzi (che nelle ultime 48 ore, essendo più o meno d’accordo su tutto dal punto di vista programmatico, hanno litigato su: seggi, leadership, volti…) che porta così alla nascita del Quarto Polo (il Terzo sono i grillini, non fosse altro per ordine cronologico) la frase cruciale della giornata politica arriva da Goffredo Bettini, uno dei grandi manovratori del Partito Democratico: «Il bello della politica è la sua imprevedibilità».
Frase che non sorprende perché è proprio sul terreno dell’imprevedibilità che Bettini dà da sempre il meglio di se, lavorando in segreto e a volte anche alla luce del sole per costruire alleanza e disfarne altre, con buona pace del segretario del suo partito (che però senza il suo assenso difficilmente arriva alla guida del Nazareno). Il problema però è che Bettini, come al solito, gioca con le parole. Per onestà infatti dovrebbe sostituire il termine “imprevedibilità” con il più consono “caos” o , meglio ancora “instabilità”. In una situazione politica senza vincitori e vinti ecco che il Parlamento riesce a dare non il meglio, ma il peggio di se. E siamo reduci da una legislatura che ha mostrato chiari, tutti i mali di questa politica dell’imprevedibilità che tanto piace a Bettini.
Siamo partiti nel 2018 con la vittoria di M5S e Lega, con il loro governo anomalo, poi con il Conte bis a trazione comunista con la santa alleanza Pd-M5S tra il Vaffa ed il partito di Bibbiano; per poi finire con il governo Draghi del tutti dentro (tranne la Meloni). Questo con un terzo dei parlamentari che se ne fregavano del mandato degli elettori e cambiavano casacca come si cambiano le magliette sudate in questa estate super calda e super afosa. Insomma: il caos totale. Bello, bellissimo proprio.
Come caotica si sta dimostrando questa campagna elettorale, soprattutto nel centrosinistra. Caos che ovviamente terrà lontano dai seggi milioni di italiani, stufi da tutto questo. Stufi soprattutto di una politica del caos e dei giochini (che tanto piacciono a Bettini).La gente, anzi, il Paese, ha bisogno soprattutto oggi, dell’esatto contrario del caos, ma della stabilità. Della chiarezza di chi governerà. Poi, come accade in gran parte del mondo democratico occidentale, una volta vincerà la destra e la volta dopo vince la sinistra. Si chiama “alternanza” ed è diretta conseguenza della stabilità.
Serve una guida forte e certa, serve sapere chi ci governa e cosa vuole fare (almeno nei desideri). Non servono i giochini tra questo e quello, gli scambi di poltrone, i passaggi di casacca, le promesse rimangiate. Serve metterci la faccia, dire chiaro, prima, con chi e cosa, non dopo.
La sinistra di Bettini da un mese sta lavorando non per vincere e governare (come ha ammesso lo stesso segretario del suo partito, Enrico Letta, nel motivare l’alleanza con Si e Verdi), ma per pareggiare e poi puntare ad un nuovo minestrone. Colpa, dicono al Nazareno, di una legge elettorale penalizzante che oggi criticano ma che, gli andrebbe ricordato, è stata fatta e voluta proprio dal Partito Democratico, il cui parlamentare, Rosato, gli ha persino dato il nome. Mancano 43 giorni alla fine della campagna elettorale, 45 al voto e 60 alla nascita di un nuovo Governo ed un nuovo Parlamento a cui chiediamo di lasciarci tranquilli per 5 anni. E fa niente se tutto questo non piacerà a Bettini.