Tecnologia
January 01 2024
Non si scappa. Per esempio, basta chiedere a Gartner, una delle società di analisi più quotate al mondo in ambito innovazione: tra le dieci tendenze della tecnologia per il 2024, l’intelligenza artificiale resta il nome ricorrente.
Compare ovunque, di nuovo e ancora: mentre si ragiona della fiducia nei suoi riguardi, nei rischi di sicurezza inediti che porta con sé (già, non è tutto entusiasmo), nelle evolute applicazioni in ambito industriale, nella democratizzazione del suo accesso, con la traiettoria, ambiziosa, di renderlo universale.
Lo stesso succede in casa Capgemini, altro riferimento nella consulenza informatica. «L’Ai generativa ha fatto il suo ingresso dirompente nella discussione tecnologica e di business globale tra la fine del 2022 e il 2023, con aspettative di un impatto aziendale significativo. Nel 2024, sarà all’altezza dell’enorme hype che ha generato? La risposta è sì» si legge in apertura del rapporto dedicato alle tecnologie da tenere d’occhio nel 2024.
La direzione, per essere sintetici, è l’onnipresenza dell’intelligenza artificiale. Quell’«Ai everywhere» che è ben sintetizzato dalla formula scelta da Intel per presentare la sua ultima generazione di cervelli per pc: processori con l’intelligenza artificiale di serie.
«Ubiquità significa, anche, invisibilità. Una tecnologia diventa davvero consolidata quando se ne colgono i frutti senza nemmeno accorgersi della sua presenza. Sarà questa la principale tendenza, il cambio di passo del 2024. Sarà il tempo di maturità dell’Ai» dice a Panorama.itNicola Procaccio, Emea Territory Marketing Director e Country Lead per l’Italia di Intel Corporation.
Non c’è pericolo di fumosità, l’impalpabilità non significa vaghezza. Gli effetti pratici saranno presto evidenti: «Avremo» continua Procaccio «un’efficienza energetica che migliorerà visibilmente. Tale garanzia di autonomia supplementare permetterà di utilizzare la tecnologia sempre meglio, dappertutto». Un antipasto del piatto forte: «Il tempo di reattività dei nostri dispositivi migliorerà. Ci sarà un salto di qualità nelle performance. E il computer capirà quali sono le applicazioni che utilizziamo più di frequente, per aggiornarle automaticamente e tenerle costantemente a nostra disposizione. Saranno le prime a caricarsi, ad avviarsi».
C’è una logica sullo sfondo: andiamo verso uno scenario in cui i dispositivi che usiamo tutti i giorni impareranno a conoscere le nostre preferenze per tararsi su di esse. Come in un vestito su misura, ciascun oggetto hi-tech sarà cucito addosso al suo proprietario. La personalizzazione sarà la norma, lo standard.
Come nei personal computer, l’intelligenza artificiale sta colonizzando i nostri gadget preferiti: gli smartphone. Nel 2023 abbiamo visto interessanti applicazioni, per esempio in casa Google. Già a gennaio, Samsung è pronta a presentare telefoni con l’Ai di bordo per traduzioni simultanee e altri prodigi. Di nuovo, sono possibilità stupefacenti (nel senso che stupiscono), candidate a diventare abitudini.
Progressivamente, tale prassi si sposterà agli oggetti. L’internet delle cose è destinata a essere governata da un’intelligenza artificiale: «Affinché si realizzi un cambio di paradigma, una trasformazione concreta nell’esperienza degli utenti» ragiona Procaccio «è necessaria un’orchestra di attori. La maturità dell’Ai sarà tale se verrà inserita all’interno di un ecosistema. Sarà un concerto di hardware e di software. Ci attende un nuovo corso della tecnologia in qualunque elemento del nostro quotidiano. Io ci credo».
Per quanto l’Ai tenti di prendersi la scena, ci sono molti altri livelli dell’innovazione che cresceranno e si renderanno protagonisti dei prossimi 12 mesi. Sebbene l’intelligenza artificiale abbia messo in ombra il metaverso, le sirene di una vita digitale parallela, i protagonisti che lo abilitano continuano a consolidarsi, a fare salti di qualità: «Le tecnologie di realtà aumentata e virtuale stanno diventando sempre più comuni. Si prevede che questo mercato crescerà a un tasso annuo del 12,60 per cento, con un volume di mercato previsto di 58,1 miliardi di dollari entro il 2028» spiega a Panorama.itEmanuele Baldi, Executive Director, Italy, Territory Manager, Italy and Israel di Lenovo, altro nome di riferimento dell’hi-tech.
«Oggi queste tecnologie vengono spesso associate al mondo del videogioco e dell’intrattenimento, perché offrono un grande schermo virtuale. Ci sono poi sempre più applicazioni nella scuola, perché la tecnologia Vr oggi consente agli studenti di immergersi completamente negli ambienti didattici, di vivere esperienze estremamente coinvolgenti».
Si andrà oltre: tali talenti, potranno essere trasferiti – e in parte già sta accadendo – nell’universo delle aziende, per preparare meglio i lavoratori ai mestieri del futuro. Non è una scommessa, è questione di efficienza: «Le aziende stanno sperimentando una formazione sulle competenze trasversali fino a 4 volte più rapida rispetto alla formazione in aula e il 275 per cento in più di fiducia nell’applicazione delle competenze apprese in realtà virtuale. Inoltre, la formazione Vr può ridurre il rischio di infortuni sul posto di lavoro fino al 43 per cento».
È stato di moda, anzi è tornato di moda un po’ di anni fa, soprattutto nel mondo dell’intrattenimento: schermi televisivi e cinematografici da guardare con gli occhialini sul naso, videogiochi con eroi che saltavano fuori del display. Ma più che in ambito ludico, il 3D può funzionare bene in un recinto professionale, soprattutto se legato a mestieri creativi, agli ambiti del design, della progettazione e oltre.
Se il 2023 ha incominciato ad abbozzare la tendenza, il 2024 vuole essere l’anno del suo consolidamento: «Abbiamo presentato il monitor Lenovo ThinkVision 27 3D (foto sopra), che risponde ai nuovi ambienti di lavoro. Designer e creatori di contenuti cercano sempre più soluzioni adattabili per migliorare la propria produttività e la tecnologia innovativa del monitor si allinea a tale esigenza, offrendo esperienze 3D accattivanti con tracciamento oculare in tempo reale e angoli di visione naturali, senza la necessità di un visore» riassume Baldi.
A livello tecnico, l’aspetto più interessante è che vengono proiettate due immagini indipendenti agli occhi degli utenti, in modo che ciascun occhio veda il soggetto da un’angolazione leggermente diversa. L’effetto è una percezione della profondità in una visualizzazione stereoscopica naturale ed efficiente. La resa non infastidisce, se ne coglie il valore aggiunto.
Tanti gli ambiti di utilizzo che potranno essere immaginati nel corso del 2024: «In ingegneria, la visualizzazione 3D fornisce un’immagine stereoscopica istantanea del progetto, rendendo più efficienti revisioni, modifiche e aggiustamenti. Ciò consente inoltre di risparmiare tempo e costi durante la realizzazione dei prototipi poiché diminuisce la necessità di produrre versioni diverse per le revisioni. Nel settore sanitario, questa magia 3D offre ai medici immagini tridimensionali chiare che possono essere un vero supporto durante l’intervento chirurgico. Inoltre, apre le porte a consultazioni remote e persino a scenari di chirurgia a lunga distanza. Per la collaborazione remota, il passaggio da una visualizzazione 2D a una visualizzazione 3D rende la comunicazione più dinamica e completa, riducendo le incomprensioni e la necessità di viaggiare di persona».