Intercettazioni, quante sono e quanto costano in Italia
Ogni anno lo Stato italiano spende 200 milioni di euro per l'attività giudiziaria di intercettazione e ogni anno circa 120mila persone vengono ascoltate al telefono, sono oggetto di intercettazione ambientale o lavoro di intelligence su computer o supporti telematici. Sono i dati ufficiali che si ricavano dai database e bilanci del Ministero della Giustizia e che fotografano l'utilizzo che i magistrati fanno dello strumento principe di ricerca della prova, previsto e disciplinato dall'articolo 266 e seguenti del Codice di Procedura penale e finito ciclicamente al centro del dibattito tra politica e magistratura.
Non sbaglia, dunque, il ministro della Giustizia Carlo Nordio quando afferma che "spendiamo 200 milioni di euro all'anno in intercettazioni". Per il 2022 il suo ministero aveva stanziato per quella voce di spesa 213,8 milioni di euro, il 2% del bilancio complessivo da poco più di 10 miliardi. Una cifra in linea con i 218 milioni del 2021 e con un trend in leggera discesa, comunque molto lontana dai picchi del 2009 quando la spesa per intercettazioni era stata di 255 milioni, il massimo toccato nella serie storica iniziata dal 2005 e registrata dall'ultimo report ufficiale disponibile e che arriva fino al 2020.
Ministero+della+Giustizia+Rapporto+su+Intercettazioni+fino+al+2020.pdf
I dati ufficiali raccontano di una lenta ma inesorabile discesa nell'ultimo decennio. Nel 2020 l'importo liquidato al netto dell'IVA è stato di 145,3 milioni di euro anche se va contestualizzato perché fotografa l'attività nei mesi dell'emergenza pandemica, quando gli uffici giudiziari hanno funzionato a scartamento ridotto. La verità, analizzando tabelle e curve, è che dal 2015 la spesa si è attestata intorni ai 160 milioni di euro (IVA esclusa) di cui il 65% per il noleggio degli apparati tecnologici messi a disposizione degli investigatori.
Due terzi della spesa per intercettare sospetti è concentrata al Sud (51 milioni) e nelle isole (41): in tutto il 64%. E restringendo il campo d'osservazione ai distretti geografici emerge che il 54% del budget viene destinato a Palermo (25,8 milioni), Napoli (15,3), Catanzaro (10,1), Milano (9,3), Roma (9,3) e Reggio Calabria (9): significa che 6 distretti spendono il 54% del totale nazionale. Non deve sorprendere, visto che più di un terzo dell'attività di intercettazione disposta dai tribunali è su richiesta delle DDA.
Nel 2020, ultimi dati ufficiali disponibili, la sola Antimafia ha 'ascoltato' 40.474 sospettati su 106.513 bersagli totali (44.222 su 121.416 nell'anno precedente non condizionato dalla pandemia). Marginale ma non trascurabile il dato sulle intercettazioni disposte dall'Antiterrorismo: 1.096. La durata media è 93 giorni che scende a 37 per quelle riguardanti i reati ordinari che hanno regole diverse e più stringenti rispetto alle ipotesi di mafia e terrorismo per le quali la durata massima è fissata in 40 giorni con possibilità di proroga per ulteriori 20. Il report del Ministero della Giustizia ricorda che ogni decreto di autorizzazione in media riguarda 1,5 sospetti e poiché una persona può avere più utenze il dato finale è superiore ai massimi di legge.
Rispetto all'inizio degli anni Duemila l'attività di intercettazione ha accelerato: "Il numero totale dei bersagli nel periodo 2003-2020 è aumentato del 37% con un tasso di crescita medio annuo pari all'1,9%" si legge nelle conclusioni. In realtà si tratta di una curva in discesa dal 2013 che ha seguito quella della diminuzione dei soldi investiti in questa attività. Un ultimo dato: i magistrati italiani continuano a ritenere l'intercettazione telefonica la più utile e affidabile. Nel 2020 ha coperto il 78% del totale contro il 15% delle ambientali e il 7% delle telematiche.
La ragione è anche economica. La stima del Ministero è che il costo dell'ascolto telefonico sia nettamente inferiore alle altre modalità: 853 euro per bersaglio contro i 2.198 delle ambientali e i 1.190 delle informatiche. Nel 2020 per le intercettazioni delle comunicazioni via telefono sono stati spesi 71,2 milioni di euro. A consuntivo, il distretto giudiziario che ha avuto più risorse a disposizione è stato quello di Palermo (25,8 milioni di euro) dove si è registrato anche il costo più alto per bersaglio (3.005 euro).
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