Intervista a Zar, (quasi) mio fratello
Eccomi con la prima intervista del blog. Sono davvero felice che sia con Zar. Perché – anche se non lo conosco benissimo – Zar è, in un certo senso, “mio fratello”.
Vediamo se riesco a spiegarmi: Zar è il cane della famiglia che mi ha trovato sui Monti Iblei, in un uliveto. Mi han visto gironzolare, loro sembravano ben disposti; poi mi sono avvicinato attratto dal cibo. Hanno capito che, sì insomma, che io ero solo, anche se cucciolo.
Così mi hanno trovato casa e una famiglia quassù. Ho viaggiato in auto sdraiato accanto a una delle ragazze delle quali Zar parla in questa intervista.
Per questo dico che Zar è un po’ mio fratello.
Dai presentati
Mi chiamo Zar, ho quasi 10 anni e sono un meticcio (ma se mi chiamate bastardo non mi offendo) e mi dicono tutti che sembro un cane da slitta… Vivo con una famiglia di quattro persone. Anzi, adesso le persone sono due, una femmina e un maschio, quelli più grandi.
Ci sarebbero anche due femmine più giovani, con cui sono cresciuto: io ero un cucciolo di due mesi e loro erano bambine, una era così piccola che non aveva il permesso di portarmi al parco da sola… Adesso sono più grandi, fanno a turno tutti i pomeriggi per portarmi fuori (e litigano perché non sempre hanno voglia di uscire…) e ogni tanto spariscono. Non so per quanto tempo, a volte mi sembra lunghissimo, a volte cortissimo.
Anche io trovo affascinante questo fatto che le persone di casa ogni tanto spariscano, la casa è un po’ più vuota per un po’ e noi restiamo disorientati. Tu come ti comporti? Ti mancano?
Adesso la Ragazza Grande torna a casa ogni tanto, resta a dormire per due o tre sere e poi sparisce di nuovo. La Ragazza Piccola non si vede da quello che secondo me è tanto tempo. Ma io so che prima o poi tornerà anche lei. Quando loro non ci sono le aspetto ogni sera dietro la porta chiusa. Perché so che, se per caso arriveranno, anche nel cuore della notte, mi porteranno in cucina, mi faranno giocare e mi daranno un pezzettino di pane duro, che è la cosa che mi piace più di tutte, quindi aspetto lì e vado a dormire nella mia cuccia soltanto quando in casa siamo di nuovo tutti e cinque.
Ma come ti sembrano gli uomini. Intendo dire, a parte i tuoi, ti fidi di loro?
Noi cinque abitiamo in un appartamento in una zona molto vivace di Milano. Dico molto vivace perché la strada sotto casa mia è sempre piena di gente, a ogni ora del giorno e della notte, e a me non dispiace: quasi tutti gli umani hanno sempre una carezza o un complimento per me, soprattutto i bambini.
E i tuoi vicini cani? Ce ne sono che ti vanno a genio?
Ci sono cani che non sopporto. Non tutti i cani, certo. Mi riferisco a quei cagnolini, di solito piccoli ma a volte anche grandi e grossi, che girano senza guinzaglio. Io il guinzaglio in città ce l’ho da quando ero piccolo, sempre, perché diverse volte sono scappato. Volevo solo giocare, a dire il vero, però mi hanno spiegato che giocare per le strade di Milano è pericoloso, e quindi mi possono liberare soltanto nei recinti. Ma molti miei simili girano senza guinzaglio, anche sui marciapiedi. E si divertono moltissimo a venire ad abbaiare vicino alle mie orecchie. Alcuni saltano per mordermi il collo e se il loro umano li chiama fanno finta di non sentire. Lo so, lo so, vogliono giocare, e magari se sono femmine decido di giocare un po’ anch’io. Ma di solito non ho molta voglia di giocare quando sono legato, soprattutto con gli altri maschi che, diciamo la verità, non mi stanno troppo simpatici. Se devo giocare, preferisco farlo quando sono libero.
Quindi anche tu litighi a volte? Intendo dire, si litiga anche quando si diventa ehm, maturi?
Insomma, se dipendesse da me, saprei come rimettere questi scocciatori al loro posto, ma non me lo lasciano mai fare. Se un cagnolino urlante mi si avvicina, i miei amici umani mi costringono a mettermi seduto e ad aspettare che il disturbatore si allontani. L’ultima volta però abbiamo quasi rischiato una rissa, perché un cane si è avvicinato mentre passeggiavo con i miei amici e non voleva andarsene, tutti gli umani nei dintorni si sono messi a urlare, urlavano più di quanto abbaiavamo noi cani. Forse credevano che l’avrei mangiato, ma a me piace soltanto il pane secco, solo che non posso mica spiegarglielo… Insomma è finita che finalmente sono andati via tutti, nessuno si è azzannato, né cani né umani, e noi abbiamo continuato in pace la nostra passeggiata, che come sempre per me è finita in cucina, con uno straordinario pezzetto di pane secco.
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