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January 16 2015
Com'era lecito attendersi, l'intervista esclusiva a Daniele De Santis (l'ultrà della Roma in carcere per l'omicidio del tifoso napoletano Ciro Esposito) pubblicata sul numero 3 di Panorama ora in edicola ha provocato numerose reazioni. In particolare l'avvocato Angelo Pisani, legale della famiglia Esposito, in un'intervista a Radio Crc di Napoli ha detto che "è vergognoso come il De Santis possa rilasciare dichiarazioni per fuorviare l'opinione pubblica raccontando una tesi non solo infondata, ma anche insostenibile. Chiederei al De Santis che cosa ci faceva armato con una pistola detenuta illegalmente a lanciare fumogeni che non erano per terra. Ha rischiato di incendiare un pullman composto da donne e bambini, non con l'intenzione di esercitare il diritto del tifoso. Purtroppo le parole del De Santis hanno un'eco importante, più del dolore della famiglia Esposito".
Nell'intervista De Santis fornisce la sua versione dei fatti ripetendo quello che aveva già detto ai magistrati, ai quali spetterà l'accertamento della verità. "Ho sparato per salvarmi", afferma De Santis, sostenendo di aver lanciato un fumogeno in direzione di un pullman e di essere stato aggredito subito dopo da molte persone con pugni e coltellate, restando bloccato sotto un cancello che tentava di chiudere e che gli ha quasi staccato una gamba. Secondo una perizia del Ris dei Carabinieri, De Santis ha sparato mentre veniva aggredito.
"Abbiamo deciso di chiamare in campo il ministro della Giustizia per chiedere come sia possibile mandare foto o parlare attraverso Panorama senza rispettare i tempi e le modalità di diritto", aggiunge l'avvocato Pisani. "Il Ministro ce lo deve spiegare perché la violazione delle norme c'è tutta. Un soggetto in stato detentivo non può rilasciare dichiarazioni, non è ipotizzabile, è illegittimo. Solo il magistrato può autorizzare una dichiarazione del genere, ma non penso sia andata così. Dobbiamo renderci conto che queste entrate a gamba tesa possono essere pericolose anche per il prosieguo del campionato perché la gente si aspetta una verità processuale".
Panorama, invece, ha esercitato semplicemente il diritto di cronaca realizzando l'intervista attraverso domande scritte consegnate all'avvocato di De Santis, Tommaso Politi, che ha incontrato il suo assistito in carcere e ne ha ottenuto le risposte. E' fuori luogo, dunque, chiedere l'intervento del ministro della Giustizia perché, naturalmente, non c'è stato nessun contatto diretto tra il giornale e il detenuto. Non si tratta di entrate a gamba tesa ed è grave giudicare un'intervista (che molti altri giornali hanno inutilmente cercato di ottenere nei mesi scorsi) "pericolosa" per il prosieguo del Campionato e addirittura "illegale": non si può sostenere, come fa l'avvocato Pisani, che Panorama "avrebbe dovuto dedicare la stessa attenzione e quindi le stesse pagine alla famiglie della vittima ed invece tutto ciò non è stato fatto. C'è una disparità di trattamento e un'intervista illegale".
Nei confronti della vittima e del dolore della sua famiglia abbiamo espresso e scritto parole chiarissime com'era giusto e ovvio. Ma la prima intervista a De Santis è di per sé un fatto giornalisticamente rilevante, ascoltare la sua versione dei fatti è addirittura un dovere per chi fa giornalismo e ha l'obbligo di sentire tutte le parti in causa. Panorama non ha sposato le tesi di De Santis, non ha condotto un'operazione di disinformazione. Al contrario: ha correttamente interpretato la missione che ogni giornalista deve avere riportando fedelmente il pensiero di una delle parti in causa. Se la magistratura riterrà di approfondire le modalità di concessione dell'intervista, troverà come sempre in Panorama un interlocutore disponibile a fornire tutti gli elementi necessari. Ciò che non sarà mai accettato da Panorama è la censura o, peggio, l'autocensura.