Masseria Le Carrube
Italia

L'importanza di vivere del nostro patrimonio unico

18 anni, Aldo Melpignano studiava per una carriera nella finanza, ma accompagnava la mamma Marisa all’estero per promuovere la nuova Masseria San Domenico, una delle prime in Valle d’Itria. Dieci anni più tardi, dopo il master negli Stati Uniti e l’esperienza al Morgans Hotel Group a New York è tornato in Puglia per lavorare al nuovo progetto di famiglia: il resort Borgo Egnazia.

Ha avuto intuito: la Puglia poi è esplosa e l’Italia è diventata la meta più lussuosa del mondo.

È vero, l’Italia è al primo posto delle mete di lusso (fonte Virtuoso Luxury Report). Eppure, come emerso da una ricerca di Altagamma del 2021, c’è una fetta importante che non è mai stata in Italia. Sarebbe più giusto dire che è il Paese più desiderato.

Ma i gruppi internazionali continuano a cercare alberghi qui.

Il 90 per cento degli alberghi italiani è fatto di imprese di piccola e media dimensione, i grandi gruppi sono relativamente pochi, ma in crescita.

È un bene o un male?

La concorrenza obbliga a un miglioramento, ma comporta una standardizzazione. Noi albergatori italiani faremo bene a farci trovare pronti, più competitivi e uniti. Per questo ho creato Egnazia Ospitalità Italiana.

Ci spiega?

È una piattaforma di servizi per potenziare e ottimizzare comunicazione, vendita, controllo di gestione, ricerca del personale e formazione.

Quali alberghi fanno parte di Egnazia?

Oltre ai nostri – Borgo Egnazia e Le Carrube –, gestiamo alcuni hotel non di proprietà come il Santavenere di Maratea e il De Len di Cortina. Inoltre collaboriamo con Red Circle di Renzo Rosso per il Pelican di Miami e per l’Hotel Ancora di Cortina, ora in cantiere. Ultima aggiunta, Castel Badia, in Val Pusteria, altra meta bellissima da rilanciare.

Quali sono le criticità dell’ospitalità italiana?

Necessita più impegno nella formazione professionale. D’altra parte la gestione famigliare è proprio il suo bello, la sua anima, e la piattaforma Egnazia è nata per supportarla.

Come?

Se il signor X ha un hotel a Milano, continua a essere il padrone di casa e a prendersi cura dei suoi ospiti a suo modo, ma si appoggia a Egnazia per la vendita, la ricerca del personale, ottimizzazione delle spese, eccetera. A un certo punto, anche chi non ha problemi farà fatica a competere. Mi chiamo in causa: fino a poco tempo fa in Puglia non avevamo competitor, ma se attorno crescono giganti come Rocco Forte, Belmond, Four Seasons, la situazione diventa più complicata.


Aldo Melpignano (Traipler)


Qual è il segreto del successo di Borgo Egnazia?

C’è tanto lavoro dietro. Partiamo sempre dal nostro bellissimo territorio. I nostri ospiti lo respirano ovunque, dalle camere alle Feste del Borgo, con street food e musica. Aggiungiamo un po’ di fortuna: quando abbiamo aperto nel 2010, subito dopo la crisi finanziaria globale, il lusso si è spostato dallo sfarzo dei marmi alle esperienze, più semplici e genuine.

Il modello potrebbe funzionare altrove?

Una delle mission di Egnazia è scoprire nuove destinazioni o rilanciare quelle note a livello internazionale. Per esempio, Cortina, Courmayeur, Madonna di Campiglio non raggiungono il successo di Saint Moritz o Courchevel, pur avendone il potenziale.

Perché?

Innanzitutto mancano strutture che attirino viaggiatori di alto livello.

Quali sono i suoi progetti come vice presidente di Altagamma con delega all’ospitalità?

Nella pubblicazione Turismo di Altagamma (2021) abbiamo indicato nove raccomandazioni per il settore, come la centralizzazione della governance all’interno del Ministero, un sistema di trasporti più capillare, aprire a nuovi mercati, organizzare eventi di richiamo internazionale come la Design Week milanese. Inoltre abbiamo sottolineato quanto sia importante il turismo per l’alto di gamma: dalla nostra ricerca è emerso che ben i due terzi dei beni di lusso italiani sono acquistati da stranieri in viaggio.

Che peso ha il turismo nell’economia italiana?

In numeri rappresenta il 13 per cento. Dal punto di vista strategico invece, penso che dovrebbe essere la leva su cui costruire la nostra economia proprio per l’indotto che produce, dallo shopping ai posti di lavoro. Non abbiamo petrolio, miniere né un’industria diffusa, alla fine su quali risorse possiamo contare? La bellezza del nostro Paese, la simpatia, il cibo. Puntare sul turismo vuol dire anche mantenere e preservare la nostra ricchezza storica e culturale. Ed è importante poter vivere del nostro patrimonio.

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