Musica
March 23 2018
Oggi è il giorno di Tree - Roots & Crown, il nuovo disco di Mezzosangue. L'artista rap romano, noto per il suo passamontagna e per la coerenza di uno stile duro e crudo, torna tre anni dopo il successo di Soul of a Supertramp.
Un progetto che sarebbe dovuto uscire lo scorso settembre ma che era stato posticipato scatenando la furia degli appassionati, un vero e proprio esercito di fedelissimi che si discostano dai canonici fan. Mezzosangue è riuscito infatti a creare un vero e proprio culto per la sua arte: i testi complessi, gli incastri serrati e le liriche senza compromessi hanno i contenuti e la forza di un libro scagliato in faccia alla critica.
Lo abbiamo incontrato per farci raccontare la genesi del suo ultimo lavoro, un doppio disco che si candida come uno degli album rap più interessanti del 2018.
Dal 2015 a oggi come è cambiata la tua vita e come sei cambiato tu?
"Sicuramente la mia vita è cambiata in modo radicale, di conseguenza anche la mia musica. Tu inizi con la musica e la musica ti inizia. Tante mie certezze sono state sradicate, nel disco si sente molto".
Quali sono state le priorità quando ti sei messo al lavoro per questo album?
"Volevo sperimentare musicalmente, cercando una strada alternativa a quello che è stato per me il rap e anche rispetto a quello che è adesso in Italia. Volevo distaccarmi dall'ambiente musicale, percorrere una strada non battuta che fosse solo mia. Questa è stata la ricerca, volevo un disco intimista e capace di sviscerare, come un pesce al mercato, le mie emozioni e tutti i miei sentimenti".
Il titolo è stato immediato o lo hai scelto alla fine?
"I titoli dei miei album sono spaventosi, mi perseguitano fin da subito. Ho scelto di puntare sull'archetipo dell'albero che nelle mia vita continuava a presentarsi. Inoltre ho fatto una ricerca sul numero 3: oltre al doppio senso con l'albero è il mio terzo progetto ufficiale, parlo dei miei ultimi tre anni di vita... È stato il titolo a cercarmi, non sono io ad averlo trovato".
Hai benedetto l'ignoranza, è una provocazione oppure a volte anche te vorresti essere più "ignorante"?
"Ascoltando questo disco suono un po' bipolare, me ne rendo conto. Però c'è una parte provocatoria anche verso me stesso. Cerco sempre di sfidarmi, di esagerare le situazioni per auto-correggermi. La canzone sull'ignoranza, God Bless Ignorance, ne é un esempio. Faccio ricerfimento all'ignoranza sporca, non a quella sana e inconsapevole. La stessa ignoranza che ti fa conoscere le cose, ma mai a fondo: quella che vive di superficialità".
Quando hai annunciato i ritardi del disco alcuni fan si sono infuriati come dopo l'eliminazione dell'Italia dai mondiali. Cosa era successo?
"Ho avuto un periodo non facile della mia vita, sia a livello mentale che umano. In quel momento ero proprio nel pieno di quel periodo e ho voluto rimandare l'uscita del disco. Il comportamento di alcuni fan lo capisco ma non lo condivido, a volte c'è un accanimento da stadio che rispecchia proprio la sporca ignoranza di cui parlavo prima. È stato un ritardo dettato da motivi personali e umani."
Il brano Fuck them, fuck rap come è nato?
"Non è piaciuto a qualche addetto ai lavori ma ho voluto farlo lo stesso. Ho voluto discostarmi da quella strada che mi ha deluso. Faccio rap in italiano ma mi sono allontanato dalle logiche del rap italiano, anche se spesso ci ricasco. Questo brano nasce dalla necessità di discostarmi dall'ambiente, anche per l'aria che si respira sui social, il clima poco costruttivo che si è creato. Tuttavia credo che per chi mi ascolta non sia una sorpresa, sono tutti pensieri già noti a chi conosce la mia musica..."
Quanto ti costa la tua coerenza?
"Tantissimo, soprattutto a livello umano. Fare i conti tutti i giorni con gli ideali non è facile. Cominci a chiederti se alcuni cambiamenti sono necessari, anche perché essere coerenti al 100% con sé stessi è quasi sempre impossibile. Sto prendendo coscienza del mio cammino e mi sto rendendo conto che vivere è già di per sé un'ipocrisia. Ho cambiato il modo di vedere la coerenza, non voglio che sia più una forzatura. Piuttosto sono curioso di scoprire qual è la mia strada, dove mi porterà e cosa succederà seguendo quella non battuta..."
Una delle più belle metafore del disco secondo me è: "Ombre guardano la chioma ma non sanno le radici quanto vanno giù". Cosa significa questa frase?
"Parlando di ombre mi riferisco anche al pubblico che ti lasci dietro, un tipo di pubblico e di mentalità. Ma le ombre sono anche quelle dentro me stesso, il Super Io che giudica. Ho inteso la chioma come tutto quello che libera la mente: l'arte, l'elevatezza artistica e mentale. Le radici invece sono la parte nascosta ma più importante, quella che tiene in piedi l'albero, che gli permette di vivere e di non temere la forza del vento".