In Ucraina una guerra bloccata dove aumentano solo i soldi spesi ed i morti

Come previsto da mesi, l’inverno ha cambiato le strategie di guerra russe come quelle ucraine. Nel momento in cui scriviamo, a nove mesi dall’inizio delle ostilità, il fatto che non si sia arrivati ad alcun cessate il fuoco significa non soltanto che sul piano politico non ci siano presupposti affinché ciò possa accadere, ma anche che entrambi gli schieramenti hanno, o pensano di continuare ad avere, ancora a disposizione soldati “freschi” con i quali combattere. Unica differenza rispetto a qualche mese fa è la riduzione degli scontri diretti e la consapevolezza che qualche chilometro di territorio conquistato o liberato non cambierebbero in modo determinante la situazione. Così i russi si affidano a massicci bombardamenti di missili a media gittata, gli ucraini aumentano le missioni condotte con droni, ed entrambi lo fanno nella speranza di riuscire a riorganizzare scorte e arsenali in vista della lunga campagna invernale che finirà verso marzo con una nuova stagione del “fango” tipico del disgelo. In questa situazione l’esercito di Mosca si avvicina al primo anno di guerra in condizioni pessime: ha perso la superiorità dei mezzi impiegati e sta utilizzando armi più vecchie e meno efficaci, come testimonia l’apparizione dei vecchi carri armati T-64 prodotti per la prima volta quasi 50 anni fa; ha subito troppe perdite compresi molti dei mercenari (contractor) che erano stati schierati all’inizio delle ostilità; comincia ad avere problemi di disponibilità di munizionamento e permangono quelli relativi alla logistica, sempre condizionata dal riuscire a usare la rete ferroviaria per accelerare i rischieramenti dei mezzi pesanti. Riguardo le truppe russe, quelle che combattono oggi sono meno preparate di quelle che iniziarono la guerra, peggio addestrate ed equipaggiate, a cominciare dagli ufficiali. Di conseguenza, le forze di Putin sono costituite da pochi reparti di veterani sul campo da mesi, quindi stanchi e demotivati, e da numerosi plotoni di fanteria non abbastanza preparata. Risultato: i russi devono difendersi. Vero è che restano attive poche squadre dei reparti d’assalto dotate di equipaggiamenti moderni e della motivazione necessaria per credere in quello che fanno, ma spesso si tratta di uomini con credo politico o religioso tale da votarsi al lato più suprematista della causa russa. Ma sono gli unici che possono ancora intraprendere con successo azioni di conquista. Ai russi, quindi, non rimane che attaccare dalla distanza infrastrutture energetiche e logistiche per sfiancare la popolazione ucraina e poter rendere credibile in Russia che l’operazione sia volta a “liberare” dei territori oppressi in Donbass, mentre in realtà le truppe sono ferme e impegnate a riorganizzarsi con l’intento di perdere ulteriori posizioni. Posto che sul lungo periodo la vittoria ucraina appare sempre più probabile, e stante che l’Occidente oggi non smette di supportare Zelensky con le forniture militari, fare delle previsioni a medio periodo resta complicato, anche se ormai è evidente che sebbene la guerra sia stata una tragedia per l'Ucraina, si è rivelata un disastro per la Russia sia militarmente, sia economicamente e geopoliticamente. L'esercito russo è ridotto male a cominciare dalla sua reputazione; l'economia russa è sconvolta e il quadro geopolitico che Mosca deve affrontare in Europa ormai paragonabile a quello della Germania nel 1945. E anche cambiasse il regime al Cremlino, per recuperare rapporti diplomatici sereni con tutti i Paesi occidentali la Russia impiegherà almeno un decennio e anni per avere una reputazione credibile; dovrà affrontare anni di stagnazione economica e di isolamento anche per essere tagliata fuori dalle principali importazioni di alta tecnologia, una situazione potenzialmente in peggioramento per quanto riguarda le esportazioni di energia e la produzione futura. Inoltre, sarebbe sotto la vigile attenzione di un'Europa allarmata, alienata e in riarmo, ed anche circondata da un crescente isolamento politico che lascerà Mosca ancora più dipendente dalle sue relazioni con la Cina e la Corea del Nord. Tra le peggiori bugie di Putin c’è stata quella di aver annunciato, a settembre, che la Russia stava annettendo gli oblast (le province) di Luhansk, Donetsk, Zaporizhzhya e Kherson, anche se le forze russe non controllavano affatto completamente quel territorio e hanno perso costantemente terreno nelle settimane successive. Da parte ucraina, oltre alle perdite umane, la guerra ha causato ingenti danni materiali e le stime dei costi della ricostruzione parlano ormai di oltre 750 miliardi di dollari. Reperire quei fondi non sarà facile come si potrebbe pensare, i debiti nei confronti delle nazioni che hanno inviato aiuti costringeranno il governo di Kiev a interventi strutturali, anche nella direzione di ambire a diventare un Paese dell’Unione, e questo influenza già oggi gli ucraini approfondendo in loro il senso dell'identità nazionale.

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