Economia
November 09 2024
Sono passati quasi 15 anni da quando investire in obbligazioni governative di paesi emergenti era quasi un must visto l’andamento del decennio 2002 > 2011 che portò a performance davvero ottime per l’asset class. Come vedete dal grafico di JP Morgan a fine 2011, con un rendimento totale del 225% sul decennio, il local currency debt come viene definito sui mercati, era la migliore asset class obbligazionaria fra quelle a spread.
La presenza di investitori esteri su questi mercati era importante, i fondi che vi investivano numerosi.
Potete voi stessi osservare come il periodo successivo, 2012 > 2024, sia stato invece molto poco favorevole a questa asset class (andamento laterale con performance finale addirittura negativa) e abbia portato quasi a dimenticarla nell’asset allocation di un portafoglio. Questo anche perché le asset class concorrenti hanno proseguito a performare bene.
Anche vedendo quanto bassa sia oggi la presenza di stranieri sui bond governativi di paesi come il Messico o il Brasile, per non parlare della Turchia e ovviamente della Russia, si percepisce l’importante livello di disaffezione.
Proprio la vicenda legata alla non investibilità dei mercati russi è stato l’ultimo colpo negativo per questa asset class che veniva già da anni complicati: minore crescita dei mercati emergenti, forza del dollaro rispetto alla maggior parte delle valute di questi paesi, livelli di carry reale storicamente bassi, predilezione per gli investimenti in obbligazioni emergenti in valuta forte o hard currency (dollari americani in prevalenza).
Crediamo che oggi ci siano valide ragioni per reinserirla:
Cosa vuol dire investire in debito governativo in valuta locale oggi ? Vuol dire esporsi tendenzialmente a questi paesi e a queste valute che rientrano nella composizione dell’indice più noto in materie e cioè il JP Morgan Government Bond Index Emerging Markets Global Diversified:
Un ETF o un fondo attivo va bene per essere esposti all’asset class.
In alternativa è possibile utilizzare emissioni sovranazionali (e quindi con rating tipicamente AAA) denominate in valute emergenti, sempre facendo attenzione a diversificare su più divise l’esposizione complessiva.