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November 21 2012
E’ considerato lo scissionista, il “papa nero” del Movimento. E’ stato lui il primo, infatti, a dissentire con il “verbo” di Beppe Grillo, arrivando persino a sfidare l’ex comico mettendo in piedi un nuovo movimento che accoglie i grillini delusi, dal nome che è tutto un programma: Revolution.
Ma nonostante siano passati già passati oltre tre anni dalla sua “cacciata” dal Movimento 5 Stelle, in quella che le cronache ribattezzarono come la “faida parmigiana”, Gaetano Vilnò, nato a Parma 39 anni fa, agente finanziario, a suo dire continua a pagare le conseguenze di quella scissione. E gli strascichi si manifestano soprattutto via web – l’habitat naturale dei grillini – dove il dissidente continua a ricevere ancora oggi ingiurie e minacce. E ora per Beppe Grillo, il proprio blog visitatissimo (almeno 170mila accessi al giorno), rischia di essere un boomerang. Da parte di Vilnò, infatti, proprio in virtù della diffusione capillare del sito, è arrivata una maxi querela con richiesta danni da 300mila euro.
A spiegare a Panorama.it le ragioni di questa denuncia per diffamazione è lo stesso Vilnò, che su Facebook si fa chiamare Massimo Dini. Ma, per capire, bisogna risalire alle origini dello screzio – non rimarginabile – con Grillo. La storia inizia nel 2009: Vilnò viene nominato capo dell’allora lista civica 5 Stelle parmigiana da Beppe Grillo in persona. Il loro rapporto è idilliaco. In seguito altri attivisti del 5 Stelle di Parma tra cui Marco Vagnozzi (attuale presidente del consiglio comunale, ndr) e Peppe Carpentieri, avrebbero deciso di appoggiare un gruppo civico denominato ‘Per il bene Comune’. Vilnò - questa la sua versione – si oppose, dicendo che a lui interessava presentarsi solo come 5 Stelle. Da quel momento, sempre secondo il dissidente, avrebbe avuto inizio una vera e propria faida. La faida parmigiana, appunto. “Vagnozzi e Carpentieri – racconta - si rivolsero a Giovanni Favia, il quale perorò la causa presso Grillo che alla fine mi cacciò dal 5 Stelle, accusandomi di essere un infiltrato della destra”. Quello stesso Favia protagonista del fuorionda su La7 durante il quale denunciava la totale assenza di democrazia nel M5S e per questo travolto a sua volta dalla bufera.
Per il primo dei “cacciati”, dunque, è l’inizio di una persecuzione soprattutto via Internet, il mare magnum dove i seguaci del Movimento 5 stelle si esprimono con maggiore disinvoltura. Risale allo scorso settembre, in particolare, un post pubblicato sul sito di Grillo dai toni “fortemente diffamatori”. Dove si leggono offese anche personali nei confronti dell’agente finanziario prestato alla politica.
A motivare l’odio dei grillini, secondo lui, ci sarebbe stata soprattutto la sua scelta di fondare, appunto, un nuovo movimento, composto dagli “epurati” del 5 stelle, che conta pure una pagina Facebook con quasi 4mila iscritti: “Facciamo paura perché abbiamo deciso di alzare la testa, mentre quelli di M5S vengono costantemente controllati e istruiti su cosa possono dire e cosa non possono. Per questo ci odiano e non ci perdonano di aver “tradito” il loro capo”.
“La denuncia formalmente è stata sporta nei confronti della sezione Emilia Romagna del Movimento – spiega l’avvocato di Vilnò, Francesco Savastano – ma il responsabile per omesso controllo è Beppe Grillo, che ne dovrà rispondere personalmente”.
“Parma è una città piccola – rincara la dose il legale – e la reputazione di Vilnò è stata lesa profondamente, recandogli danni anche e soprattutto dal punto di vista lavorativo, visto che lo hanno definito “truffatore””.
“Ho ricevuto anche minacce contro la mia incolumità fisica – aggiunge Vilnò – e questa è una cosa intollerabile, anche perché la mia famiglia ha paura per me”.