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April 11 2017
"Noi cristiani in Iraq rischiamo l'estinzione. Per questo dobbiamo essere aiutati a tornare nei nostri villaggi da poco liberati. Le case però sono state distrutte o saccheggiate dallo Stato islamico. Non dimenticateci". L'appello è di padre Thabet Mekku, ordinato sacerdote come don Paolo, profugo ad Erbil nel nord dell'Iraq assieme a 132 mila cristiani dopo l'avanzata delle bandiere nere nell'estate del 2014.
Per rimettere in piedi i villaggi della piana di Ninive, a nord di Mosul, ci vogliono oltre 200 milioni di dollari solo per le case. Tre chiese cristiane hanno fondato il 30 marzo scorso un Comitato per la ricostruzione. Secondo lo studio della fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che soffre, quasi 12 mila abitazioni sono state danneggiate dalle bandiere nere e dai combattimenti. Ben 669 residenze non esistono più.
"Vogliamo lanciare una sorta di piano Marshall, con l’obiettivo di far tornare alla vita i villaggi cristiani della piana di Ninive. Per il rientro degli sfollati ci vogliono non solo case, ma anche acqua, elettricità, cliniche" spiega Alessandro Monteduro, direttore della costola italiana di Aiuto alla Chiesa che soffre.
Secondo un sondaggio, il 57 per cento dei cristiani intervistati ha subito la distruzione o il saccheggio delle sue proprietà. Il 41 per cento vuole tornare, ma in gran parte hanno ancora paura.
"I cristiani vorrebbero la protezione della comunità internazionale con caschi blu armati. In alternativa potrebbero sentirsi sicuri con una forza di sicurezza cristiana, che garantisca l'ordine nella piana di Ninive grazie a un'amministrazione e a uno statuto speciale" conferma don Paolo, responsabile caldeo della diocesi di Mosul.
Le famiglie cristiane che hanno già lasciato l'Iraq sono 25 mila. Nel nord del Paese rimangono sfollate 90 mila persone. I nuclei familiari aiutati dalla Chiesa sono costretti a vivere in stanze di 4 metri per 4. I prezzi dell'affitto arrivano anche a 650 dollari al mese per appartamento (cifra elevatissima nel nord dell'Iraq).
Intanto, all’orizzonte si profila una nuova minaccia. Le milizie sciite, vittoriose a Mosul, hanno piazzato posti di blocco all’ingresso dei villaggi cristiani più importanti. Grazie all’appoggio militare e finanziario dell'Iran, vorrebbero occupare gran parte della fertile (nonché strategica) piana di Ninive. "Anche per questo motivo invochiamo una visita, il prima possibile, di papa Francesco" sottolinea padre Paolo. "Qualcosa di enorme che ci aiuterebbe a resistere per non far morire la cristianità in Medio Oriente".